mercoledì 27 gennaio 2010
COMMENTA E CONDIVIDI
Ricominciare. Il senso di un film si può, talvolta, riassumere in una sola parola. Questo ci sembra sia il senso di Baciami ancora: il film di Gabriele Muccino che (da venerdì in 600 cinema, di cui sette con sottotitoli per non udenti) cercherà di bissare il clamoroso successo de L’ultimo bacio, riprendendo – dieci anni dopo – il filo della stessa storia. E "ricominciare" è proprio ciò che spinge i protagonisti di allora (Accorsi, Santamaria, Favino, Pasotti, Impacciatore, Piazza, più Vittoria Puccini, che ha ereditato il ruolo di Giovanna Mezzogiorno) a riemergere dai disastri sentimentali ed umani in cui sono nel frattempo sprofondati, ormai quarantenni e più sbalestrati che mai, all’inizio del nuovo film. C’è chi ci riuscirà, e chi invece franerà ancora più in basso. Ma il loro travaglio – grazie all’ottimo livello recitativo di tutti gli interpreti, Favino e Impacciatore in primis – ha il potere di avvincere lo spettatore. Pur dimostrandosi – a differenza di quanto avveniva nella prima pellicola – assai meno "rappresentativo" del disorientamento di un’intera generazione.È mai possibile, insomma, che i quarantenni di oggi siano tutti così labili, precari ed immaturi? «Questa domanda mi dà la possibilità di chiarirlo una volta per tutte – risponde d’impulso Muccino – Nemmeno quando feci L’ultimo bacio volevo offrire il ritratto di una generazione intera. Io non sono nessuno per mettermi in cattedra. Anche perché di quella generazione faccio parte, e la vivo da dentro, non da fuori. Quel che vedo nei quarantenni d’oggi è anche quel che racconto nel film: amori falliti, famiglie distrutte, bambini sballottati. Il che nevrotizza ulteriormente le coppie d’oggi».Muti testimoni e vittime innocenti dell’agonia della famiglia (almeno nel film) i bambini. E in questo film «i bambini ci guardano» più che mai. «La responsabilità di noi adulti nei loro confronti è enorme – ammette Muccino – Con i collassi familari, con la mancanza di reciproco rispetto fra genitori, noi prepariamo ai nostri figli un futuro da adulti afflitti da gravi problemi. Solo fra alcuni anni vedremo il male che abbiamo fatto loro. E’ un problema nuovo, che le generazioni passate non avevano, perché una volta non c’erano tante famiglie sfasciate. Ma di cui io, come cineasta e come padre, sento la grave responsabilità». E poi c’è l’universo femminile, «che per gli uomini, nel primo film come in questo, rimane tanto fascinoso quanto inesplicabile – spiega il regista (prossimamente impegnato in Usa con un film di fantascienza, e in Italia con una "commedia pura") –. E che li spinge più che mai a mettersi in gruppo, per trovare assieme un codice di accesso».Per gli attori, infine, questi dieci anni hanno maturato sia i personaggi che i loro interpreti. Secondo Giorgio Pasotti «per tutti quelli che hanno amato L’ultimo bacio sarà bello scoprire che fine abbiamo fatto. Anche se Baciami ancora non è un sequel, ma può essere visto anche da chi non conosce l’altra pellicola». Se i quarantenni d’oggi sono così squilibrati? «Molti lo sono, purtroppo – scuote la testa Favino –. Almeno molti di quelli che conosco io».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: