giovedì 24 febbraio 2011
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Segna per la nazionale italiana, ma gioca in Spagna. Sogna e pensa in inglese, ma un piccolo rimorso per non essere stato capito e apprezzato dai club di casa nostra, forse ce l’ha. Ora costa troppo per il calcio italiano, e per i suoi gol può gioire solo Cesare Prandelli. Nella sfida di andata, a Napoli, Giuseppe Rossi ha combinato poco, lo stesso Villarreal non ha entusiasmato, fermandosi sullo 0-0. Stasera il ritorno dei sedicesimi di finale di Europa League.Señor Rossi, due settimane fa con la Nazionale azzurra lei segnò l’1-1 nell’amichevole in Germania: oggi eliminerà l’unica italiana sopravvissuta in questa Coppa?«So solo che dobbiamo vincere. E che il Napoli è tosto».Al San Paolo per una volta fu in ombra anche Cavani, capocannoniere stagionale.«Contano le squadre, io inoltre ero influenzato...».Quattro anni fa il Villarreal superò l’Inter di Mancini nei quarti di Champions.«Arrivai in Spagna qualche mese dopo, nel frattempo avevo contribuito alla salvezza del Parma. A San Siro perdemmo 2-1, al ritorno meritammo l’1-0. E la scorsa stagione nella fase a gironi di Europa League escludemmo la Lazio».Da voi l’unico campione del mondo è il mancino Capdevila.«Sempre prezioso. Senna, Cazorla e Diego Lopez avevano giocato nelle qualificazioni. Il presidente Roig portò persino l’uruguagio Forlan, poi ceduto all’Atletico Madrid, con cui ha soffiato la Supercoppa Europea all’Inter».Il Villareal a chi è paragonabile?«Al Chievo per l’ascesa repentina, al Parma per le pressioni limitate: in bacheca abbiamo due coppe Intertoto, vorremmo avvicinare gli 8 trofei degli emiliani».Lei a gennaio ha prolungato il contratto sino al 2016, non le manca almeno la Champions?«Conto di rigiocarla la prossima stagione. Ora ci saremmo, siamo quarti con 8 punti di margine sull’Atletic Bilbao».A luglio interessava al Genoa, lei però era più attratto dal Tottenham.«In tv un giorno ho sentito che gli inglesi offrivano 35 milioni, per il mio cartellino. Onestamente sono rimasto choccato».In Spagna si sente prigioniero?«Il club crede molto in me, sto benissimo e sono diventato poliglotta: in New Jersey sono cresciuto con lo slang americano; a Parma vinsi lo scudetto allievi e passai al Manchester, debuttando anche in Champions. Ora parlo bene pure lo spagnolo».Gli inglesi elimineranno il Milan dalla Champions per la terza volta di fila?«In Gran Bretagna investono al meglio i fondi disponibili e valorizzano i giovani reclutati nel mondo».Gattuso è stato squalificato per 5 giornate, lei perde mai la testa?«Mai stato espulso. E le ammonizioni sono rare, frutto di situazioni di gioco inevitabili. La lealtà è un principio fondamentale nella vita: siamo personaggi pubblici, è d’obbligo dare il buon esempio».Qual è il bello della Spagna?«Poca tattica, tanto pallone anche in allenamento. E poi questo paese stimola anche nella quotidianità. Amo i pasti alla mensa sociale: i giovani del club crescono insieme a noi, e l’intero staff. Il menu è comune: pollo, patatine e paella...».Gli iberici hanno vinto Europeo e Mondiale e mietono successi in ogni disciplina.«Da 4 stagioni faccio parte del loro movimento, ne sono protagonista nel momento storico più esaltante».Però Fiore, Di Vaio, Corradi e Moretti nel Valencia non si sono affermati; Cannavaro al Real Madrid era già in fase calante, mentre Maresca era lì e adesso è passato in Grecia...«Ora a Siviglia giocano gli atalantini Tiberio Guarente e Luca Cigarini, mio compagno al Parma. Qui si sta bene, mi creda».Un anno fa ha perduto suo padre Fernando, quale peso ebbe nella sua carriera?«Era stato calciatore in serie C, in Abruzzo. Concentrazione e lavoro sono le parole d’ordine che mi ha lasciato in eredità: gli dedico ogni successo. Allenava la squadra del liceo di Teaneck, dove studiavo e sono cresciuto: negli Stati Uniti mi sono diplomato, un giorno vorrei iscrivermi all’università».A trovarla ogni tanto arrivano dagli Usa mamma Nilde e sua sorella Tina, 22 anni.«Mi fanno compagnia. Poi ho sempre il supporto dei miei procuratori, però le commissioni sono mie: bollette e spesa, cucina e lavanderia. Tutto da solo». A 23 anni è un privilegiato, che messaggio dà ai coetanei spaventati dal precariato diffuso?«Mai mollare. Credere sempre in quanto si fa e dare il massimo: solo così si ottengono risultati. Anche in altri ambiti».Che rapporto ha con la religione?«Sono praticante, quando riesco vado a Messa. Il rapporto con Dio fa parte dei valori che mi ha trasmesso la famiglia, per me fondamentale: è tutto compreso nell’educazione rigida impartita da papà». Davvero fa il tifo per il Milan?«Da bambino mi appassionai al baseball e ai gol di Van Basten. Peraltro non sono un centravanti puro, somiglio più al francese Papin».Nel 2009 alla Confederations Cup fu l’unico azzurro brillante. Perchè Lippi la escluse dai 23 per il Mondiale?«Conto di rifarmi con Prandelli, all’Europeo 2012 e al Mondiale in Brasile».Come fa a essere così “normale”?«Sono me stesso, non un personaggio da tv, nè da discoteca. A Vila-Real la “movida” è solo in estate, non mi distrae».E allora come passa il tempo libero?«Seguendo telefilm e musica americani: 50Cents, Rihanna, Kanye West. Meno playstation, rispetto a quand’ero ragazzino. Tengo i contatti con gli amici tramite internet. Il mondo, in fondo, è piccolo».
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