venerdì 30 dicembre 2022
Questa mattina le esequie del critico e scrittore in una basilica di Sant'Ambrogia gremita. Don Normann Insam: «A muovere Cesare è sempre stato l'amore per la verità che è Cristo e per le persone»
Cesare Cavalleri (1936-2022)

Cesare Cavalleri (1936-2022) - Ares

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“Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, fossero impresse con stilo di ferro sul piombo, per sempre s’incidessero sulla roccia! Io lo so che il mio Redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!”. La pagina di Giobbe risuonano in una Sant’Ambrogio davvero gremita. Sono in tanti a essersi radunati questa mattina a Milano per l’ultimo saluto a Cesare Cavalleri, scomparso mercoledì scorso a 86 anni.

Le parole della liturgia ambrosiana sono subito raccolte nell’omelia da don Normann Insam, vicario regionale per l’Italia dell’Opus Dei (a cui Cavalleri apparteneva come numerario, con la scelta del celibato apostolico, dal 1959): «Sono parole potenti, che riassumono della vita di Cesare dedicata al Signore e alla cultura».

Don Insam, dando notizia di una lettera privata inviata dal prelato dell’Opus Dei monsignor Fernando Ocáriz in memoria di Cavalleri, ha voluto evidenziare in tre punti la testimonianza di vita offerta dal critico ed editore, per quasi 60 anni responsabile di “Studi Cattolici” e della casa editrice Ares: «Cesare è stato testimone di speranza, fondata sulla chiamata affettuosa di Cristo. Quindi di amore per la verità, secondo l’insegnamento di san Josemaría Escrivá che spinge ad amare il mondo a cui apparteniamo annunciando il Vangelo antico e sempre nuovo. Mi ha colpito la sua morte sia avvenuta nella festa dei santi innocenti, pensando al suo impegno per la tutela della vita dal concepimento fino alla morte».

Ultimo aspetto sottolineato da don Insam, «l’affetto per le persone. Voler bene le persone, portarle nel cuore era la regola di vita di Cesare tante volte affermata, come quella frase del suo amico Eugenio Montale da lui ripetuta: “Amo la vita; amo chi me l’ha data chi se la riprende”».

Sono invece Ungaretti, da La madre, le parole con cui Alessandro Rivali, poeta e vicedirettore di “Studi cattolici”, ha concluso il suo commiato, al termine della liturgia. «Cesare è stato un maestro: nello stile, nella curiosità verso il nuovo, nell’amicizia, nella fede vissuta anche nelle piccole cose.Testimoniata nella serenità con cui si è avvicinato e ha affrontato, come lo chiamava, il “grande salto”».

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