martedì 8 giugno 2010
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Se quel dito, quell’anulare della mano destra, avesse funzionato a dovere forse non avremmo avuto alcuni capolavori che hanno segnato la storia della musica. La Kreisleriana. Le Sinfonie. Il Concerto per pianoforte e orchestra in la minore. O le Scene dal Faust di Goethe. Perché la composizione, mettiamola così, per Robert Schumann era solo un «ripiego». Un modo per non buttare al vento anni di studio. Quelli fatti con il maestro più in voga nel 1830, Friedrich Wieck, padre di quella Clara che nel 1840, vinte le ritrosie della famiglia di lei, sposerà. Un modo per riscattare una carriera costretta troppo presto ad uno stop. La carriera di pianista. Quella che il musicista nato a Zwickau, in Germania, l’8 giugno 1810, giusto duecento anni fa, sognava sin da ragazzo. Quando si appassionò alla musica ascoltando la madre che dava lezioni di piano. Quando dovette studiare Giurisprudenza senza, però abbandonare l’esercizio alla tastiera.Un rigore, una disciplina – ma alcuni ritratti ce lo mostrano con un orecchino al lobo – che gli sono costati. Perché proprio per allenare le dita Schumann inventò uno strampalato marchingegno che gli costò una distorsione e una temporanea paralisi della mano destra. Certo, se quel dito fosse tornato al suo posto, si sarebbe dovuta trovare un’altra figura di riferimento per il Romanticismo musicale. Perché, mano al pentagramma, Schumann tracciò una strada sulla quale si incamminarono poi i vari Chopin (che con il musicista tedesco in questo 2010 condivide le celebrazioni per il bicentenario della nascita), Liszt, Mendelssohn.Una storia avvincente, quella di Schumann. Quasi un soggetto per un film – ben tre le pellicole dedicate al musicista – dove gli elementi ci sono tutti: l’amore tormentato con Clara, il tentato suicidio nelle acque del Reno, la follia e l’esperienza dell’ospedale psichiatrico, la morte avvenuta a Bonn a soli 46 anni.Eppure questo anniversario sembra passare un po’ inosservato. O meglio, poco pubblicizzato. Perché le iniziative, certo non mancano. La città di Zwickau ha fatto le cose in grande: un sito Internet, una Schumann-fest aperta venerdì con l’unica opera scritta dal compositore, la Genoveva, concorsi per pianisti, cantanti e corali. Il Teatro alla Scala sta affrontando un ciclo Chopin-Schumann con Maurizio Pollini, Lang Lang ed Evgenij Kissin. Il festivl MiTo si aprirà con l’integrale (due concerti a Milano e due a Torino) delle Sinfonie e dei Concerti affidati al Gewandhaus di Lipsia (dove Schumann insegnò pianoforte in Conservatorio) e alla bacchetta di Riccardo Chailly. Da venerdì a Torino, Regio e Stabile propongono il Manfred di Lord Byron con le musiche di scena di Schumann. Non mancano i dischi: i 35 cd della Schumann masterworks della Deutsche grammo phon, ma anche incisioni storiche di Arturo Benedetti Michelangeli, Claudio Abbado, Marta Argerich rispolverate per l’occasione.
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