sabato 9 settembre 2023
Al dittatore disse: «La Chiesa non smetterà mai di difendere i diritti dell’uomo. E sappia, generale, che io sono pronto a nascondere i rifugiati anche sotto il mio letto»
Raúl Silva Henríquez

Raúl Silva Henríquez - WikiCommons

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Quanto rimangono profetiche quelle sue parole: «Seminare la pace a forza di vicinanza, a forza di prossimità. Se vuoi la pace lavora per la giustizia. E se qualcuno ci domanda cos’è la giustizia o se per caso pensa che consista solo nel non rubare gli diremo che esiste un’altra giustizia: quella che esige che ogni uomo sia trattato come uomo». Raúl Silva Henríquez (Talca 1907- Santiago del Cile 1999) è stato uno dei prelati più amati e scomodi della Chiesa sudamericana.

Nominato cardinale da papa Giovanni XXIII nel 1962, quest’umile salesiano ebbe il privilegio di partecipare ai lavori del Concilio che definì «la primavera della Chiesa». A cinquant’anni dal golpe di Pinochet la sua figura si ripropone per la centralità che andò assumendo nel Cile sottomesso alla dittatura. Fu un sostenitore del governo di Unità Popolare su cui Allende stava modellando un socialismo umanitario dentro un sistema politico democratico e rappresentativo. Non a caso il 18 settembre del 1971, in occasione del Te Deum in cui si ricorda l’indipendenza del Cile dal dominio spagnolo, accolse la proposta di Allende di far partecipare anche i rappresentanti delle altre religioni.

Con Pinochet a capo dello Stato e la sua feroce repressione contro i dissidenti l’arcidiocesi di Santiago manifestò subito il proprio malcontento. E già al Te Deum del 1973, pochi giorni dopo il rovesciamento di Allende, il cardinale Henríquez rifiutò di celebrare la ricorrenza nella Scuola Militare della capitale, come avrebbe voluto Pinochet. L’impegno in difesa dei diritti umani e della libertà d’espressione per il cardinale fu irta di ostacoli, ma mai venne meno anche perché trovò l’appoggio incondizionato di Paolo VI.

Nel 1976 a Santiago, insieme al giovane sacerdote Christian Precht, diede vita al “Vicariato della solidarietà” per dare assistenza sanitaria e legale a chiunque ne avesse bisogno, in particolare i perseguitati da militari e carabineros. Pinochet andò su tutte le furie chiedendo perché si stessero riempiendo le parrocchie di comunisti. Il cardinale ribadì l’irremovibilità della sua missione: «La Chiesa non smetterà mai di difendere i diritti dell’uomo. E sappia generale, che io sono pronto a nascondere i rifugiati anche sotto il mio letto».

Nell’agosto del 1978, alla scomparsa di papa Montini, Raúl Silva Henríquez dovette assistere al voltafaccia di esponenti della Curia a lui vicini. Col l’arrivo del nuovo nunzio Angelo Sodano diversi porporati non provarono imbarazzo nel palesare vicinanza alla dittatura. Il cardinale Henríquez continuò la sua opera, ma nel settembre del 1982 si recò in Vaticano per presentare la rinuncia alla guida dell’arcidiocesi. Nessuno, tra i vertici governativi e religiosi, avrebbe mai pensato che l’anziano (e conservatore) vescovo Jaun Francisco Fresno Larrain, prendendone il posto sarebbe diventato intransigente nel «denunciare i crimini, aiutare i poveri e assistere le famiglie dei desaparecidos».

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