lunedì 18 marzo 2019
Molta noia, un solo sorpasso e tante anomalie a cominciare dal comportamento delle gomme. La cosa più bella? Il ritorno in pista di Robert Kubica
Gran premio d'Australia, la corsa dei misteri
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È stata la corsa dei misteri, quella di Melbourne, ovvero dopo un inverno in cui la Ferrari non aveva lasciato il minimo dubbio su come sarebbe finita la prima corsa, alla resa dei conti è stata sconfitta. Ed è stato un mistero anche il successo di Valtteri Bottas con la Mercedes, mentre il compagno di squadra Lewis Hamilton è arrivato secondo e staccato di oltre 20 secondi dal finlandese.

Un mistero anche il comportamento delle nuove gomme Pirelli, con quelle a mescola dura più veloci di quelle morbide mentre in teoria avrebbe dovuto essere il contrario, vedi Leclerc, Ferrari, quinto al debutto con la rossa più rapido di Bottas con gomme meno performanti.

Una gara anomala, il Gp di Australia, in cui l'unica certezza è stata la noia di una sfilata senza sorpassi, ad esclusione di Verstappen su Vettel che ha regalato il terzo posto al pilota Red Bull Honda a scapito del ferrarista, ma che per il resto non ha mostrato nessun segnale di progresso rispetto al passato. Una lunga fila indiana, con piloti che giravano dai sette agli otto secondi al giro più lenti che in qualifica, a dimostrazione che non sono i tempi sul giro a fare spettacolo quanto la lotta ravvicinata.

Sotto questo aspetto le nuove regole hanno fallito, anzi hanno aumentato il divario fra le squadre visto che solo i primi sei sono arrivati a pieni giri e dal settimo in giù, Hulkemberg con la Renault, viaggiano tutti con almeno un giro di distacco se non più. Eppure hanno speso 15 milioni di euro per adeguare le monoposto col risultato di vedere sempre gli stessi trenini. Unica costante, quindi, è la formula noia che impera e che allontana il pubblico dalla TV anche se in Australia l'autodromo era gremito in ogni ordine di posti, come dire che c'è ancora una speranza per risollevare una categoria autoreferenziale dove contano solo i soldi.

In questo marasma, però, l'aspetto umano ha trovato due protagonisti. Il vincitore Bottas, che dopo un inverno trascorso in Finlandia a spaccare legna nei boschi, ha trovato lo spunto per rifarsi dalle amarezze della passata stagione, con le polemiche di un paio di successi regalati ad Hamilton, e con la soddisfazione di mandare, in mondovisione, a quel paese chi aveva messo in dubbio le sue qualità: "Lui sa a chi mi riferisco" ha detto dopo ridendo il finlandese.

E parlando di umanità, ha fatto tenerezza rivedere sullo schieramento Robert Kubica. E' arrivato ultimo a tre giri dal vincitore. La sua è una bella storia fatta di sofferenze, di rivincite sul destino e di un ritorno nel circo iridato che fa piacere. Resta però la delusione di una squadra, la Williams, in crisi e di un pilota che non ha retto il confronto col compagno di squadra, l'esordiente Russel, più veloce di almeno un secondo al giro.

Per Robert il ritorno è stato bello, una storia da raccontare, ma in F.1 dopo tre gare vorranno qualcosa di nuovo che non un ricordo del tempo che fu. Fra due settimane, in Bahrein, per tutti sarà tempo di rivincite: la Ferrari dovrà mostrare che è meglio di quanto visto a Melbourne: "Non siamo riusciti a trovare l'assetto giusto per mostrare il nostro vero livello" ha detto il responsabile del team Mattia Binotto. Si spera che nel deserto di Manama si ritrovi quel filo smarrito a Melbourne. Perché i casi sono due: o si sono sbagliati tutti i giornalisti a vederla protagonista, oppure si sono sbagliati loro nel sistemare la macchina...

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