lunedì 30 giugno 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
Adesso che la realtà ti viene sbattuta in faccia, ti ricordi di quando hai pensato che ciò che vedi su Facebook, a volte, ti sembra strano, come se fosse in qualche modo manipolato. E se lo dici ad alta voce, trovi sicuramente qualcuno che ti guarda con l’aria di chi ti sta commiserando. Come a dirti: poverino, solo tu non sapevi come funziona l’algoritmo di Facebook. Già: che ciò che vediamo sui nostri profili sia legato a ciò che abbiamo commentato e condiviso nei giorni precedenti lo sanno tanti. In partica: se per qualche giorno non interagiamo con le cose che scrive l’amico Pippo, i suoi successivi post ci appaiono in fondo, mentre quelli di Caio, che ci piacciono di più (li abbiamo commentati, messo mi piace e condivisi) vengono tutti pubblicati nei primi posti.La cosa, però, qui è molto più grave. Facebook ha condotto esperimenti segreti con le emozioni degli utenti. Il popolare social network ha coinvolto a loro insaputa quasi 700 mila utilizzatori, alterando in parte le informazioni da loro comunicate per vedere se fosse possibile diffondere il "contagio emotivo". Secondo i risultati della ricerca pubblicati sulla rivista Proceedings della National Academy of Sciences, è possibile farlo. Un gruppo di professionisti di Facebook e delle Cornell University e University of California hanno alterato per un'intera settimana, dall'11 al 18 gennaio 2012, l'algoritmo che determina cosa viene mostrato nella bacheca di 689,003 persone, che sono state divise in due gruppi, per un totale di oltre tre milioni di aggiornamenti. Ad uno dei due gruppi sono stati mostrati post positivi, con parole come "amore", "bello", "dolce", mentre all'altro apparivano post negativi, con parole come "antipatico", "dolore", "brutto". È così venuto fuori che i due gruppi hanno reagito a loro volta postando messaggi dal contenuto negativo o positivo a seconda dei post che avevano ricevuto.Risultato: "Gli stati emotivi si possono trasmettere per un fenomeno di contagio, inducendo altre persone a provare le stesse emozioni senza che ne siano coscienti", hanno affermato gli autori della ricerca, che ha mostrato "la realtà di un contagio di massa attraverso il social network". I dati sono stati raccolti senza il consenso esplicito dei diretti interessati, il che pone un oggettiva violazione. Eppure, Facebook sostiene che gli utenti iscritti, dando l'adesione al social network hanno accettato una clausola che consente agli amministratori di Facebook operazioni interne, compresa la ricerca e soluzione di problemi, l'esame di dati, test, ricerche e miglioramenti del servizio. A far riflettere, c'è anche la presa di posizione di molti esperti che hanno ricordato che da tempo Facebook manipola i rapporti tra gli iscritti col suo algoritmo.Insomma, sui scoail network e in rete siamo sempre più pedine e sempre meno utenti.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI