domenica 11 maggio 2014
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Il ciclismo è uno sport crudele. E non per le indicibili fatiche a cui costringe quotidianamente i corridori, bensì per quel sadismo con il quale il gruppo infrange l’illusione di chi si lancia arditamente in fuga, fin dai primi chilometri, nella tappe di pianura. I fuggitivi pedalano a testa bassa con il miraggio del traguardo e quando il vantaggio diventa consistente qualcuno comincia davvero a crederci. Il gruppo prima lascia fare, poi, aziona l’aspirapolvere e il vantaggio comincia lentamente a scendere fino a quando non mette i fuggiaschi nel mirino. A quel punto gli inseguitori si limitano a tenerli a tiro, in attesa di assestare il colpo di grazia. Così è più facile controllare la corsa: finché c’è qualcuno all’attacco nessun altro prova a scappare. Nel finale basta spingere sull’acceleratore per risucchiare chi ha provato a ribellarsi a un finale già deciso. Nei grandi Giri il numero delle tappe sul “biliardo” si sono drasticamente ridotte e i velocisti non possono lasciarsi sfuggire le poche occasioni che hanno per giustificare la loro presenza. Così, le loro squadre sono chiamate a fare gli straordinari, come è successo oggi nella seconda tappa del Giro d’Italia quando l’olandese Tjallingii è stato risucchiato a soli tre chilometri e mezzo dalla meta. Tjallingii era l’irriducibile superstite dei quattro che hanno pedalato allo scoperto fin dalla partenza: oltre 210 chilometri in fuga per vedere svanire l’illusione proprio quando sembrava che bastasse allungare il braccio per toccare lo striscione d’arrivo. La fatica dell’inseguimento viene divisa equamente fra le squadre degli sprinter, ma sul traguardo a festeggiare è uno solo. E oggi si sapeva già chi avrebbe sfoderato il suo largo sorriso. Il tedesco Marcel Kittel allo sprint non ha rivali, almeno in questa corsa, dove mancano sia Cavendish che Greipel gli unici in grado di sgomitare alla pari con lui. Al secondo posto si piazza l’ex pugile francese di origine magrebina Nacer Bouhanni che precede un poker tricolore: Nizzolo, Viviani, Ferrari e Belletti. L’Italia batte un colpo e salva la faccia. Strada facendo uno di questi riuscirà anche ad alzare le braccia in segno di giubilo. Nel trambusto dello sprint si rimescola anche la classifica, almeno per quello che riguarda i primi posti, e il 23enne Michael Matthews scippa la maglia rosa al compagno di squadra Tuft. In questo Giro d’Italia in terra d’Irlanda il simbolo del primato passa dal Canada all’Australia e il risalto mediatico diventa globale. Almeno questo traguardo l’Italia lo ha conquistato. Oggi la carovana da Belfast si trasferisce a Dublino, per la terza e ultima passerella nelle lande irlandesi, e il gruppo replicherà la corsa di ieri: le solite scaramucce iniziali con l’inevitabile finale in volata, nella quale Kittel proverà a replicare anche il risultato: oltretutto è il giorno del suo 26° compleanno e sarà difficile rinunciare alla tentazione di farsi un bel regalo.
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