martedì 20 maggio 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
I velocisti oggi si sono proprio guadagnati la pagnotta. Il finale è stato reso difficilissimo dagli uomini della Sky che hanno scalato la salitella a 7 km dall’arrivo a tutta velocità con l’intento di mandare in frantumi il gruppo. Obiettivo mancato per un soffio, in compenso la prima apparizione sulla scena del Giro dei “cavalieri neri” inglesi – fin qui non pervenuti - ha “tagliato” le gambe a Swift, il loro sprinter. L’impresa di spezzare il gruppo e far fuori buona parte degli sprinter, invece, è riuscita a Tyler Farrar a 600 metri dall’arrivo, che ha urtato la ruota di Ferrari e innescato la solita gigantesca ammucchiata di bici e corridori. Per la vittoria non sarebbe cambiato molto, il francese Nacer Bouhanni avrebbe vinto comunque, sarebbero cambiate solo le posizioni di rincalzo e, magari Giacomo Nizzolo non avrebbe colto l’ennesimo secondo posto dietro all’ex pugile, diventato ormai il suo incubo a occhi aperti. Sul traguardo di Salsomaggiore Terme Bouhanni, per la terza volta in questo Giro d’Italia, ha mandato ko gli avversari. A vederlo sembra imbattibile, vince con facilità come faceva e fa ancora Cavendish, ed è allo sprinter inglese che viene paragonato un po’ troppo frettolosamente, perché a Cav somiglia nella statura fisica e nella capacità di accelerare negli ultimi 50 metri, ma non nella cilindrata, almeno per ora. Difficile fare paragoni e stabilire gerarchie senza un confronto diretto, ma i rivali che il francese si ritrova al fianco sono ancora acerbi e si permettono anche il lusso di sbagliare clamorosamente, proprio come ha fatto ieri Nizzolo anticipando lo scatto anziché restarsene a ruota di Bouhanni e lasciare a lui il compito di prendersi il vento in faccia. Ecco il punto, a fare la differenza fra i velocisti finora è stata la freddezza, qualità che nel francese si palesa fin dallo sguardo. Purtroppo il Giro quest’anno, a differenza delle ultime stagioni, è stato disertato dai grandi sprinter, l’unico a schierarsi al via era stato il tedesco Kittel e nelle prime due volate si è vista la differenza. Una grande freddezza serve anche per vincere Il Giro e Cadel Evans su questo piano non ha avversari: corre sempre davanti mostrando una sicurezza invidiabile: i rivali cominciano a preoccuparsi e se l’australiano non sta bluffando sarà difficile togliergli la maglia rosa. Oggi la tappa arriva a Savona, c’è una salita prima di tuffarsi sull’arrivo, difficilmente i velocisti riusciranno a pescare la carta della rivincita. Anche perché è arrivato il momento di lasciare spazio a chi vuole tentare la sorte partendo da lontano. Il percorso e la graduatoria lasciano finalmente spazio ai professionisti delle fughe, quelli che cercano gloria quando i big decidono di riposare: gli uomini di classifica devono preservare le forze per la crono di domani, mentre i velocisti non possono far lavorare la squadra per poi rischiare di restare tagliati fuori in salita. Quella di indovinare la fuga giusta è un’arte, occorre fiuto e mestiere. È una questione di scelta di tempi, e di tappe. Nella prima settimana scappavano solo i giovani ingenui, i pivelli ignari che nelle frazioni per velocisti non c’è possibilità di andare al traguardo. Mentre i veri cacciatori di tappa si sono affacciati per la prima volta solo domenica per l’arrivo in quota a Sestola e, puntualmente, sono andati all’arrivo. Da domani al Giro ci saranno due corse parallele, su un binario pedaleranno quelli che cercano la vittoria di giornata, sull’altro quelli che puntano alla classifica generale. Per questo talvolta la gara vera, quella decisiva, sarà dietro e non fra gli apripista.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: