martedì 3 ottobre 2017
Dopo le puntate sul rapporto con i “ricchi” e la città di Londra, domani sera su Rai 2 il programma di Alberto D’Onofrio affronta il tema “nuove generazioni e religione”
Un’immagine tratta dalla puntata intitolata “Giovani e Londra” andata in onda su Rai 2. Protagonisti sono stati alcuni ragazzi che hanno deciso di vivere nella capitale britannica

Un’immagine tratta dalla puntata intitolata “Giovani e Londra” andata in onda su Rai 2. Protagonisti sono stati alcuni ragazzi che hanno deciso di vivere nella capitale britannica

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Da Giovani e ricchi, Giovani e Londra a Giovani e religione il passo non è breve. La serie Giovani e… iniziata la scorsa stagione su Rai 2 con il solo Giovani e ricchi fu oggetto di polemiche e diede origine anche a un forum promosso dal nostro giornale con la direttrice di rete Ilaria Dallatana. Al programma veniva contestato non tanto la scelta di raccontare una storia che riguarda una minoranza di ricchi sfondati quanto il modo di raccontarla, senza commenti o prese di posizione, ma anche senza scelte narrative che in qualche modo potessero esprimere un giudizio (perché anche questo è possibile e lo vedremo a proposito di Giovani e Londra). Si lasciavano gli intervistati liberi di affermazioni alquanto discutibili. L’impressione era che la Rai avesse mandato in onda queste storie per il semplice fatto che i giovani ricchi funzionano sui social dove hanno un numero impressionante di seguaci.

Adesso la serie va avanti. In programma questa volta quattro puntate il mercoledì in seconda serata a ruota di Pechino Express. Sport e sesso gli altri argomenti, oltre ai rammentati Londra e religione. «Volevo capire i ragionamenti, i commenti e gli stili di vita delle nuove generazioni, quelle nate tra il 1985 e il 1997 – spiega il regista Alberto D’Onofrio –. Volevo capire il loro modo di vedere il mondo, il lavoro, la convivenza tra culture e religioni diverse, le classi sociali, l’eterna divisione tra ricchezza e povertà, ignoranza e cultura, destra e sinistra, politicizzati e disimpegnati, belli e brutti, sessuati e asessuati, artisti e banchieri, tra chi crede in Dio e chi lo ignora». Il pescarese D’Onofrio ha iniziato a filmare con una cinepresa super 8 quando aveva 19 anni. Tra i suoi documentari per la Rai quello sul terremoto dell’Irpinia nel 1980. Sulle tematiche giovanili ha realizzato anche la serie Tamarreide per Italia 1.

In Giovani e Londra, andata in onda mercoledì scorso, il regista segue alcuni ragazzi italiani che hanno deciso di vivere nella capitale britannica. Tra loro un musicista di strada, studenti, un maggiordomo, uno chef, una tatuatrice… Anche qui il lusso torna al centro. Ma questa volta forse ci sta. Ci sta un po’ meno, invece, la conclusione con la coppia di omosessuali che sembra l’unica capace di vivere l’amore in una città dove, si dice, «non c’è tempo nemmeno per innamorarsi ». Scelta del regista oppure davvero solo gli omosessuali a Londra riescono a innamorarsi? Se è giusta la prima ipotesi, la più probabile, siamo di fronte a quei modi narrativi che dietro un’apparente neutralità esprimono delle idee. Giovani e religione va in onda domani alle 23.30. Lo abbiamo visto in anteprima su invito della direttrice di Rai 2. Diciamo subito che la puntata in questione è molto diversa dalle altre due, soprattutto da Giovani e ricchi, anche se la tecnica è la stessa, a conferma che il tema può fare la differenza e che non tutti gli argomenti possono essere trattati allo stesso modo.


L’interrogativo di fondo in questo caso è: credere o no? Per rispondere D’Onofrio racconta varie storie tra cui quella di don Emanuele, giovane prete sardo, molto aperto, in dialogo continuo con i suoi coetanei, ma che non rinuncia quasi mai alla talare. Uno spazio interessante viene dato a pastori delle Chiese evangeliche pentecostali, da Palermo a Milano, che rappresentano un fenomeno in grado di scuotere il variegato mondo protestante. I pentecostali, spesso chiusi sui temi ecumenici e rigidi in materia di morale, riescono ad attrarre con le loro movimentate liturgie. Ci sono poi la diciassettenne musulmana Shaymaa e i giovani buddisti della Soka Gakkai.

D’Onofrio come sempre racconta le persone, la loro storia. Questa volta allargata alle reazioni di chi gli vive accanto. Tutti appaiono spontanei. Reggono bene la telecamera. E il segreto, oltre che nelle venti ore di girato ridotte in fase dì montaggio a una, sta nei due mesi di contatti e di frequentazioni con il regista che precedono il ciak. Dopo di che si creano le situazioni opportune perché gli intervistati parlino in libertà. «Che figata mettere il velo », dice una delle amiche di Shaymaa. E il fratello di lei spiega perché nei Paesi islamici si studia la religione a scuola: «Lì il voto fa media». O la madre di don Emanuele che ricorda così il momento in cui il figlio comunicò alla famiglia che voleva entrare in seminario: «Quando ci disse mettetevi a sedere pensammo che avesse messo incinta una ragazza». Il tutto è molto autentico e anche le domande questa volta sono spesso più incalzanti rispetto alle altre puntate. Sia quando ad esempio si interrogano i giovani su questioni legate a sesso e religione, sia quando si mettono in dubbio le affermazioni dei pentecostali. L’impressione è che questa puntata sia meno observational delle altre. Aspettiamo ora Giovani e sport e soprattutto Giovani e sesso per capire dove si andrà a parare. Intanto, chi vuole, potrà guardarsi Giovani e religione.

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