venerdì 3 agosto 2018
Il conduttore passato da Rai 1 a La 7 con “Non è l’Arena” è il vincitore dell’ultima stagione tv: «Tra i miei 4 milioni di telespettatori c’era anche Marchionne». Da 31 anni è volontario a Lourdes
Massimo Giletti (Ansa/Ettore Ferrari)

Massimo Giletti (Ansa/Ettore Ferrari)

COMMENTA E CONDIVIDI

Massimo Giletti è appena tornato da Lourdes. Ci va da trentun’anni, non solo per aiutare ma anche per essere aiutato: «È un’esperienza che ti dà una ricchezza incredibile, umiltà e capacità di mantenere i piedi per terra. Quando lavori alle piscine, senti che tutto quello che ti affliggerà al ritorno a casa è di una piccolezza infinita. La gioia e la serenità che porto con me da Lourdes mi aiutano tutto l’anno».

L’anno, inteso televisivamente, che si è appena concluso è stato per lei difficile ma decisamente soddisfacente: Non è l’Arena è stata un successo.

«Nella sera in cui gli italiani hanno avuto bisogno di capire cosa stava succedendo con il possibile nuovo governo e si parlava di impeachment del presidente della Repubblica abbiamo battuto Rai 1. Ma, quel che più mi interessa al di là dei numeri, su La7 abbiamo fatto servizio pubblico. E il pubblico ci ha premiato».

I numeri, però, interessano a La7 che, grazie alla prima edizione di Non è l’Arena, ha visto aumentare la media d’ascolto di quella fascia oraria del 327%. Più che comprensible che il presidente Cairo non avesse intenzione di privarsi di lei.

«Urbano Cairo ed io siamo uomini per i quali la parola vale più di ciò che è scritto. Il 30 giugno 2017 ci siamo promessi di rivederci l’anno dopo per dire se l’esperienza di lavoro insieme era stata soddisfacente per entrambi».

In autunno lei tornerà nella prima serata della domenica de La7 con Non è l’Arena. Vuol dire che siete stati entrambi soddisfatti?

«Ho un grande rispetto per Cairo, per quello che mi ha dato umanamente in questo anno per me molto difficile. Lasciare la Rai non è stato indolore. Sarei rimasto comunque proprio per questo rispetto ma ho anche avuto la fortuna di lavorare in totale libertà e di trovare un direttore come Andrea Salerno».

Il pubblico dell’ora di pranzo di Raiuno, dove andava in onda L’Arena, non è quello della prima serata de La7: chi guarda Non è l’Arena?

«Credo che nei quattro milioni che mi seguivano su Rai 1 ci fosse anche qualcuno che mi ha seguito su La7. Penso anche che la mia vicenda lavorativa abbia fatto capire cosa significa avere la schiena dritta e che qualcuno si sia chiesto perché Giletti desse fastidio su Raiuno. Questo qualcuno mi ha guardato per curiosità e poi è rimasto».

Recentemente lei ha raccontato di un suo incontro con Alberto Sordi. Lui le disse che lei aveva successo perché piace a mamme, zie e nonne.

«Mi ha detto anche un’altra cosa: “A Massime’, nun te sposà mai, è l’unico modo per non avere grane dopo i cinquanta!”. A parte gli scherzi, credo che oltre alle mamme, alle zie e alle nonne ci sia anche qualcun altro. Le racconto una cosa: qualche tempo fa allo stadio Olimpico ho visto Sergio Marchionne che camminava con una coda di persone dietro. Ho sorriso tra me e me perché mi era venuta in mente l’immagine di Guido Tersilli, il medico della mututa interpretato da Sordi, che camminava in ospedale con i colleghi al seguito. A sorpresa Marchionne si è staccato da tutti, è venuto da me con la sua compagna e le ha detto: “Ti presento Massimo Giletti, quando posso lo seguo perché è un uomo coraggioso”. In quei quattro milioni c’era anche lui, non solo le casalinghe che qualcuno voleva far credere. E comunque, al di là di tutto, il mio obiettivo rimane quello di fare un buon prodotto televisivo. Sono e rimango un artigiano della tv».

Ma non ha mai un po’ di nostalgia della Rai?

«Ci penso sempre e quando passo a viale Mazzini non posso fare a meno di alzare lo sguardo verso quelle finestre. Provo un sentimento strano, un misto di amarezza e di amore. Amarezza perché ho provato sulla mia pelle che basta una persona per decidere cosa deve succedere a un conduttore con ventisette anni di azienda alle spalle senza che nessuno muova un dito. Amore per le tante persone con cui ho lavorato, quel mondo lo porto dentro di me».

I direttori cambiano e i conduttori vanno e vengono.

«Vuole sapere se penso di tornare in Rai? Le rispondo con le parole di Urbano Cairo che ha detto: “Per Giletti è pronto un contratto di cinque anni ma non credo che lo firmerà”. Sono ancora un uomo di sentimenti e sono contento di provare emozioni. La Rai è la mia casa, ho sempre rifiutato tutte le altre proposte che mi sono arrivate quindi… boh!»

Lei e la Rai nei mesi scorsi avete perso un grande amico come Fabrizio Frizzi.

«Un ragazzo pulito, trasparente, era così come lo si vedeva. Il ricordo più bello che ho di Fabrizio è quello di noi due seduti su una panchina in viale Mazzini, di fronte alla Rai. Per lui era un momento complesso, aveva avuto problemi con l’azienda e andava in onda su Raitre. Gli dissi: “Non ti preoccupare, andremo avanti lo stesso. Faremo tante cose belle e tra dieci anni ci ritroveremo su questa panchina”. Fabrizio ed io siamo cresciuti insieme, conoscevo le sue amarezze, anche quelle dell’ultimo periodo, e non mi è piaciuto vedere alcune persone strapparsi le vesti ai suoi funerali. Non tutti erano suoi grandi amici come si sono mostrati. Purtroppo è la natura dell’uomo, non possiamo far altro che perdonare».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: