mercoledì 26 luglio 2023
Francesca Romana Stasolla, capo della missione che sta scavando nel luogo più sacro della cristianità, spiega gli ultimi ritrovamenti: monete, pavimenti, una balaustra e resti di strade e mura
Il banco di roccia sotto la pavimentazione nella cappella dell’Angelo

Il banco di roccia sotto la pavimentazione nella cappella dell’Angelo - Università di Roma La Sapienza

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Il «ponte di comando», se così lo possiamo definire, è un piccolo locale che si apre sull’Anastasis, la Rotonda del Santo Sepolcro, nella parte posteriore dell’Edicola che contiene la tomba venerata. Al suo interno vengono custoditi i materiali per gli scavi, le apparecchiature tecnologiche, ma soprattutto vengono effettuati i primi rilievi e le elaborazioni dei dati, in seguito inviati a Roma. Francesca Romana Stasolla, professore ordinario di Archeologia cristiana e medievale presso l’Università di Roma Sapienza, è a capo della missione archeologica che sta eseguendo i lavori di scavo nel luogo più santo della cristianità. Un pool di archeologi, restauratori e ricercatori, che dal marzo 2022 sta lavorando senza sosta all’interno della basilica. Notte e giorno – poiché i lavori procedono a ritmo continuo - dal «ponte di comando» la professoressa Stasolla organizza la campagna di scavo e monitora le varie fasi dei lavori. «Siamo in un contesto particolare – dice –. Quello che stiamo realizzando è possibile anche grazie al clima di grande armonia e rispetto che si è instaurato fra tutte le anime del progetto».

Dopo i restauri dell’Edicola, curati nel 2016 e 2017 dall’Università di Atene sotto la direzione della professoressa Antonia Moropoulou, questa nuova fase di lavori (ritardata di due anni a causa del Covid-19) prevede il ripristino delle lastre pavimentali dell’Anastasis, a cura degli specialisti del Centro di Conservazione e restauro “La Venaria Reale” di Torino. Ma soprattutto ha offerto la possibilità di effettuare una campagna di scavo che ha permesso di studiare e capire meglio le varie fasi della monumentalizzazione della basilica, a partire dalla sua matrice costantiniana.

Giusto il 27 giugno si sono conclusi i lavori nelle adiacenze dell’Edicola del Santo Sepolcro e in un comunicato diramato il 7 luglio dalla Custodia di Terra Santa la professoressa Stasolla ha dato conto delle conferme e delle principali novità emerse. «I lavori – spiega – hanno consentito di rivenire l’articolazione paleocristiana della sistemazione dell’Edicola. In sostanza abbiamo un’idea più precisa della situazione precedente a Costantino e della seguente monumentalizzazione del Sepolcro. Questo è un dato importante, perché finora c’erano delle ipotesi fondate soprattutto sulle fonti scritte; ora cominciamo ad avere dati archeologici importanti. Al complesso della Rotonda, così come è stato descritto dalla pellegrina Egeria, si arriva in fasi successive, e certamente alla fine del IV secolo».

Archeologi al lavoro sui nuovi reperti ritrovati

Archeologi al lavoro sui nuovi reperti ritrovati - Università di Roma La Sapienza

Un dato confermato anche da un ritrovamento singolare, un «tesoretto» di monete posizionato sotto il livello del pavimento. «Il ripostiglio monetale – prosegue la professoressa Stasolla - ci dà una datazione certa della conclusione dei lavori di questa fase. Come era infatti usanza, al termine degli interventi di cantiere si depositavano come gesto benaugurante delle monete nei muri o sotto il pavimento. La più recente porta la data del 378 d.C. Ecco perché possiamo dire che Egeria, quando arriva a Gerusalemme, descrive il Sepolcro a pochi anni dalla conclusione dei lavori della Rotonda».

Dato che questa fase degli scavi ha interessato soprattutto l’area attorno all’Edicola, viene da chiedere quali sono i principali ritrovamenti e le novità. «Sono emersi resti della base della balaustra della recinzione liturgica cinquecentesca, rimasta in uso fino ai rifacimenti ottocenteschi. E tra i manufatti, è significativo un frammento di muro ricco di graffiti databili al XVIII secolo in varie lingue, fra le quali spiccano il greco, il latino, l’armeno». La professoressa Stasolla, come suo costume, è però abituata a pesare le parole e a non spingersi più in là di quanto non dica l’evidenza dei fatti. «La grande mole di ritrovamenti necessita certamente di altri studi e approfondimenti. Tuttavia, appare evidente la sistemazione paleocristiana dell’Edicola, alla quale si accedeva salendo due gradini in marmo bianco. Davanti ad essa, abbiamo ritrovato una pavimentazione in lastre di pietra, di cui siamo in grado di ricostruire le misure e l’andamento. Tale pavimentazione proseguiva per circa 6 metri verso est, fino a congiungersi con un piano di grandi blocchi bianchi, ben lisciati, disposti con andamento nord-sud. Il rinvenimento di tratti di muratura anteriori la fine del IV secolo conferma una forma di organizzazione della Rotonda ancora da ricostruire nella sua interezza. In sostanza, la sistemazione dell’area attorno alla tomba ha comportato un lavoro lungo e laborioso, tra sbancamenti vari e opere architettoniche. E nel frattempo nell’area di svolgevano le liturgie e i pellegrini si affollavano attorno alla tomba venerata».

La tradizione ci dice che, prima dell’avvento della madre di Costantino a Gerusalemme e l’edificazione della basilica, sull’area della tomba di Cristo, per cancellarne la memoria, l’imperatore Adriano avesse fatto erigere un tempio dedicato a Giove e Venere. «Devo però dire – prosegue la Stasolla – che le vestigia romane ritrovate sono al momento molto esigue. Abbiamo trovato tracce di una strada, abbiamo trovato resti di elementi architettonici... È ancora molto presto e serviranno studi approfonditi. Ma al momento stiamo facendo i conti con l’esistenza o meno di un tempio romano in quest’area».

Quel che è certo, però, è che nella zona dove poi è stata edificata la basilica del Santo Sepolcro, esisteva una cava dismessa e si trovavano alcuni lotti di terreno divisi tra loro da muretti a secco (ritrovati negli scavi), dove si svolgeva un’attività di tipo agricolo. Forse per questa ragione le donne, andando al Sepolcro la mattina del sabato, scambiano Gesù risorto per «il giardiniere», cioè l’addetto alla coltivazione dell’orto. «I paleobotanici della nostra università sono al lavoro nello studio di pollini e materiali di origine vegetale rinvenuti negli scavi. I primi risultati ci dicono che davvero in quell’area, che era già utilizzata come area di sepoltura, vi erano anche zone coltivate e piantumate ad olivo».

A proposito di sepolture, una delle evidenze più importanti di questa fase di scavo (dettaglio per nulla marginale per la fede cristiana) è proprio legata alle indagini svolte all’interno della tomba. Il restauro del pavimento dell’Edicola ha consentito infatti di effettuare una pulizia archeologica anche al di sotto delle lastre. Cosa è emerso? «È visibile una pavimentazione marmorea di età medievale, quindi la lavorazione della roccia stessa, con tracce di frequentazione intensa che l’hanno resa estremamente liscia. È stata ritrovata e documentata una camera funeraria, sistemata per favorire la frequentazione da parte dei pellegrini fin dal periodo paleocristiano». Insomma, una prova in più che una tomba, una sola, dove per chi crede è avvenuto il fatto più sconvolgente della Storia, è stata isolata, monumentalizzata e resa fruibile per il culto dei pellegrini. Un dato della Tradizione, confermato ora anche dall’archeologia.


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