venerdì 28 novembre 2008
Galileo Galilei fu un grandissimo scienziato e contemporaneamente un uomo con profondo senso religioso. A dimostrazione che il rapporto tra scienza e fede è perfettamente componibile senza strappi o lacerazioni.
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Galileo Galilei fu un grandissimo scienziato e contemporaneamente un uomo con profondo senso religioso. A dimostrazione che il rapporto tra scienza e fede è perfettamente componibile senza strappi o lacerazioni.

È quanto ha detto, in sintesi, il segretario di Stato vaticano, cardinal Tarcisio Bertone, che è intervenuto ieri al convegno «La scienza 400 anni dopo Galileo Galilei. Il valore e la complessità etica della ricerca tecno-scientifica contemporanea», promosso dalla Finmeccanica presso il complesso monumentale del Santo Spirito. «In questi ultimi anni " ha detto Bertone " ci sono stati interventi chiarificatori che, se hanno con grande sincerità posto in luce lacune di uomini di Chiesa legati alla mentalità dell'epoca, hanno permesso al tempo stesso di far risaltare la ricca personalità di questo scienziato che con il cannocchiale astronomico scoprì che la Terra non è il centro di tutti i movimenti celesti.Quel che mi pare debba essere sottolineato è che Galileo, uomo di scienza, ha pure coltivato con amore la sua fede e le sue profonde convinzioni religiose. Galileo Galilei è un uomo di fede che vedeva la natura come un libro il cui autore è Dio». E ha citato a questo proposito un famoso scritto di Galileo in cui lo scienziato affermava: «L'intenzione dello Spirito Santo essere d'insegnarci come si vada al cielo, e non come vada il cielo». Distinzione dei piani, dunque, ma non contrasto, anzi necessità di collaborazione. E, in particolare negli ultimi anni, che hanno conosciuto uno sviluppo tecnico e scientifico senza precedenti, «sono apparse problematiche di carattere etico e filosofico a motivo del crescente impatto antropologico e sociale di esso.Ecco perché " ha spiegato ancora il cardinal Bertone " si impone oggi un'attenta e profonda riflessione sulla natura, sulle finalità e sui limiti della ricerca tecnica e scientifica» e, in definitiva, anche «un rinnovamento morale se si vuole che le risorse scientifiche e tecniche siano messe a servizio dell'uomo». Oggi, infatti, per il segretario di Stato «da un lato si avverte l'insorgere di problematiche etiche complesse e inedite, in ragione di un divario che va allargandosi tra i rapidi sviluppi della ricerca scientifica e la disponibilità di strumenti e metodi di valutazione etica adeguati. Dall'altro siamo di fronte allo smarrimento delle leggi morali ereditate dalla tradizione, e questo facilmente degenera in assenza di leggi, come si è visto nella recente bufera finanziaria quando tutti hanno fatto appello a regole precise». Non diverso il pensiero del presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, che ha ricordato che «ciò che guida gli scienziati, tanto nella verifica empirica che nella formulazione teorica, è la ricerca della verità.

E tuttavia " ha aggiunto " tutti gli scienziati di ogni settore, nello sviluppo e nell'applicazione della tecnologia, si prefiggono anche l'obiettivo di raggiungere un progressivo miglioramento delle condizioni di vita dell'uomo». Ma, ha avvertito Guarguaglini, «la scienza non ha né il compito né la possibilità di fornire una risposta alle domande basilari dell'uomo; domande la cui risposta è da cercare altrove, in un'indagine parallela e contigua al cammino della scienza». E, dunque, il preteso contrasto tra scienza e fede «oggi si rivela velleitario e anacronistico».Occorre piuttosto «definire con chiarezza i campi propri di ciascuna di queste discipline, dall'altro riconoscere l'innegabile relazione che c'è tra mondo spirituale, aspirazione alla libertà e conoscenza scientifica della verità». Monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa, si è detto ottimista: dopo secoli di sterili contrapposizioni, «è ora giunto il momento di guardare al futuro dei rapporti tra scienza e fede con ottimismo, perché, come diceva Giovanni Paolo II, la scienza può purificare la fede dalla superstizione e la fede può purificare la scienza dal dogmatismo. Scienziati e teologi devono guardare reciprocamente uno nel terreno dell'altro per cercare dei punti di intersezione. Per conservare la propria identità è necessario abbandonare gli integrismi e l'arroganza che genera radicalismo perché la verità non è appannaggio soltanto di uno dei due campi, la verità si conosce anche attraverso la poesia, l'arte, la musica e la fede».Quanto a Galileo, Ravasi ha detto: «È importante ritornare sulla sua storia e auspico che l'Archivio segreto del Vaticano ripubblichi tutti i materiali inerenti al suo processo, e che magari Finmeccanica ne sostenga la pubblicazione». Un grande fisico, come Ugo Amaldi, ha raccontato invece come lui ha risolto il nodo che sembra da sempre opporre scienziati credenti e scienziati atei: immaginando cioè una linea di confine che includa i problemi scientifici «lasciando al fuori tutte le domande non scientifiche». Chi nega che esista «un progetto divino sulla natura» compie in realtà secondo Amaldi «un passo di trascendenza orizzontale» che non è giustificato «dal solo sapere scientifico ma è influenzato dal vissuto personale e da considerazioni filosofiche e sapienziali, che si trovano al di fuori del confine». Mentre «non è sostanzialmente diverso il comportamento di colui che, guidato dalla sua diversa esperienza esistenziale e dalla sua ragione filosofica e ragionevolezza sapienziale, uscendo dal confine del sapere scientifico compie un passo di trascendenza verticale scegliendo, ad esempio, un'opzione religiosa o filosofica che privilegia la centralità dell'uomo nella natura». E, dunque, la metafora del confine «mostra che, comunque e sempre, l'intelletto compie un passo di trascendenza: alcuni scelgono la trascendenza orizzontale, altri la trascendenza verticale, e le motivazioni stanno tutte al di fuori del confine del sapere scientifico».All'incontro di Finmeccanica che anticipa le celebrazioni galileiane, previste per il 2009 " ovvero a 400 anni dalla prima volta che Galileo puntò il telescopio sul cielo di Padova " hanno preso parte anche padre George V. Coyne, presidente emerito della Specola vaticana, il matematico Edoardo Vesentini e Riccardo Chiaberge, direttore del supplemento culturale domenicale del Sole 24 Ore.

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