venerdì 28 dicembre 2012
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Milano apatica allo sport, fredda ed antisportiva, indifferente ed insensibile se non al solito calcio ed ai riflettori dello stadio Meazza. Ma questa volta è diverso, un solitario lampo nel buio forse, però almeno in questa occasione Milano si sta riscattando. Le istituzioni milanesi a settembre hanno dato il benestare ad allenarsi nella storica Arena alla neonata società sportiva Parco Sempione Rugby. Un caso raro perché solo pochi mesi fa la Notturna di Milano veniva cancellata incassando l’indifferenza dello stesso Comune verso l’atletica ed uno dei meeting più importanti d’Italia. E invece questa volta l’Assessorato ha detto sì e centinaia di bambini da settembre giocano a rugby nell’impianto napoleonico: «Il rugby a Milano è sempre stato in zona Lambrate, al Giuriati. L’anno scorso mentre eravamo a seguire da tifosi la nazionale azzurra in Nuova Zelanda che giocava i Mondiali, ecco l’idea: perché non può esserci una squadra nel cuore della città?». A parlare è il vicepresidente della società, Davide Fedeli, oggi 36enne, con un passato da “pilone” nell’Amatori Milano. «Abbiamo presentato al Comune - spiega - il nostro progetto incentrato in esclusiva sui bambini dai cinque ai dieci anni, piccoli rugbisti alle prime armi. Il Comune ci ha concesso l’Arena e da lì la favola è iniziata...». Già perché il successo è stato immediato, qualche volantino fuori dalle scuole del centro, un sito internet, ed ecco che all’Open Day del 15 settembre scorsosono arrivati inaspettatamente 300 bambini. «Da non crederci, ce ne aspettavamo meno della metà, siamo rimasti piacevolmente sorpresi. E adesso ogni venerdì ed ogni sabato pomeriggio da tre mesi l’incantesimo si ripete - continua Fedeli - e stiamo sempre più crescendo con i numeri. Questo grazie anche alle altre società milanesi che ci sono vicine e stanno mettendo a disposizione le loro conoscenze, oltre che il materiale come i palloni o i sacchi per simulare i placcaggi. È proprio vero che i rugbisti fanno sempre gioco di squadra. Milano è da sempre la mia città, ora ho scoperto che può anche essere molto unita, almeno rugbisticamente parlando». Centinaia di bambini con l’ovale in mano a pochi minuti a piedi dal Duomo ad imparare i principi del gioco come lealtà e rispetto dell’avversario ancor prima delle regole: «Per questo facciamo allenamenti condivisi con le altre squadre, perché i bambini comunque possano fare amicizia e conoscersi. Sono esaltati, gli sembra di essere in un vero stadio. Adesso abbiamo squadre fino ai dieci anni, però stiamo già pensando di creare nuove squadre fino ai dodici o quattordici anni per la prossima stagione. Lo vogliamo noi ma lo vogliono anche i genitori, spesso ci ringraziano perché finalmente c’è uno sport che non sia il calcio da poter far fare ai loro figli qui in città. Forse siamo l’unica realtà sportiva in centro». A dire il vero l’Arena è da sempre la casa dell’atletica leggera ed i rugbisti già stanno cercando una collaborazione, perché anche se l’apparenza inganna le buone maniere fanno parte del bagaglio di un giocatore di mischia: «Nelle prossime settimane voglio parlare con loro, capire se stiamo causando fastidi, ci sentiamo ospiti e vogliamo tenere i buoni rapporti. Anzi vorrei quasi già si potesse collaborare, con i loro preparatori atletici che insegnino le basi motorie ai nostri ragazzini. Esercizi propedeutici di atletica-rugby per imparare a correre meglio, se riusciremo a fare il tutto con la palla ovale in mano otterremo un grande risultato...». Piccoli campioni che crescono, oggi in Lombardia ci sono oltre 15mila tesserati alla Federazione rugby, in Italia si sfiorano le centomila presenze, merito della nazionale azzurra che, caso unico più che raro in Italia, pur vincendo davvero poco, pur non essendo mai neanche negli ottavi di finale di un campionato mondiale, è sempre più amata e sempre più seguita. Ma se gli azzurri non vincono, è perchè paghiamo la poca quantità di giocatori di alto livello, frutto dei pochissimi giocatori in età giovanile di qualche decennio fa. Un domani sarà diverso, a Milano oggi grazie anche alla Parco Sempione Rugby i bambini dai 5 ai 10 anni che volano in meta sono forse dieci volte tanto rispetto agli anni Novanta. Numeri normali dove il rugby domina come in Inghilterra o in Nuova Zelanda, ma non nella Milano senza piscine, senza veri stadi di atletica, senza Olimpiadi da sempre e forse per sempre. Qualcosa si sta muovendo: ci volevano i bambini a spingere in mischia per spazzare l’indifferenza.
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