sabato 27 febbraio 2021
La pattuglia acrobatica dell’Areonautica militare italiana, allora formata da sei velivoli, si radunò per la prima volta il 1° marzo 1961: una storica tradizione nata già alla fine degli anni Venti
Le Frecce Tricolori in volo nel cielo di Napoli

Le Frecce Tricolori in volo nel cielo di Napoli

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Una scia tricolore lunga sessant’anni che ha tenuto con il naso all’insù grandi e piccini, appassionati e curiosi rapiti dal rombo e dai disegni tratteggiati dai piloti e dagli aeroplani italiani nei cieli di tutto il mondo. Una storia, quella delle Frecce Tricolori, che nasce il 1° marzo 1961 quando a Rivolto arrivarono sei aerei di fabbricazione americana F86E Sabre, inconfondibili con la fusoliera “a tubo” e con lo stemma sulla coda del “Cavallino Rampante”, l’emblema scelto da Francesco Baracca, asso degli assi dell’aviazione italiana, durante la Grande Guerra. Da qui il nominativo radio “Pony” usato dalla PAN, la Pattuglia acrobatica nazionale.

«Il 28 febbraio del 1961 siamo giunti a Udine e il 1° marzo arrivammo sulla base di Rivolto. Eravamo due gli specialisti presenti provenienti dalla 2ª Aerobrigata del 14° Gruppo dislocato sulla base di Rimini – racconta Roberto De Simone, già specialista delle Frecce Tricolori –. Qualche mese prima avevo ricevuto la telefonata del maggiore Mario Squarcina. Mi disse vieni con me a Rivolto. Allora, la base era composta da una pista e da una contropista, una torre di controllo e poco più. Da parte nostra c’era un grande entusiasmo per essere stati convocati a far nascere la Pattuglia acrobatica nazionale italiana, ma nello stesso tempo eravamo perplessi perché gli aeroplani in effetti sarebbero arrivati da Grosseto e sei velivoli e due persone soltanto ci sembrava una cosa poco praticabile. Poi, invece, andò tutto liscio e si svolse tutto con molto ordine: parcheggiamo i velivoli e salutammo i piloti. Così l’avventura ebbe inizio».

L’aerobase in cui venne costituito questo nuovo reparto chiamato in un primo momento “Unità Speciale” si trovava a pochissimi chilometri da Campoformido, Un luogo che al comando del tenente colonnello Rino Corso Fougier aveva visto nascere le prime pattuglie acrobatiche alla fine degli ani ’20. Ad aspettare aerei e piloti a bordo pista quel 1° marzo c’era il primo comandante delle Frecce Tricolori, proprio il maggiore Mario Squarcina. L’unità si sviluppò attorno alla pattuglia della 4ª Aerobrigata, già designata come formazione 'titolare' per il 1961, ma quella data rappresentò il rendez vous tra il passato, il presente e il futuro dell’acrobazia aerea. Dal dopoguerra e per circa un decennio, a rotazione, si erano susseguite diverse pattuglie acrobatiche: “Cavallino Rampante” (1952-1953), “Guizzo” (1953), poi ribattezzata due anni dopo “Getti Tonanti”, “Tigri Bianche” (1955-1956) e “Lanceri Neri” ma erano solo dei capitoli rispetto al libro della storia della PAN.

Il 1° maggio l’esordio sull’aeroporto di Trento, poi il 1° luglio il reparto diventa ufficialmente 313° Gruppo Addestramento Acrobatico. Per la stagione 1961 gli F-86E volano con una formazione di sei velivoli e sono dotati di impianto fumogeno. Sulla fusoliera blu scuro riportano un grande rombo azzurro contenente una freccia nera, una livrea che per la stagione 1962 cambia con le inconfondibili tre frecce bianco rosso verde che si stagliano sulla carlinga. Alla fine del 1963, a Rivolto, arrivano i primi Fiat G91. È l’anno in cui i piloti si addestreranno a volare con un aereo di fabbricazione tutta italiana. Un motivo in più per esportare all’estero l’Italia del boom economico e industriale. Sono gli anni in cui si studiano nuovi programmi e nuove formule come quella del “duo solista”.

L’idea è quella di un programma acrobatico, sia alto che basso, con la presenza di nove velivoli in formazione più due solisti per un totale di undici aerei. Tuttavia, dopo l’entusiasmo iniziale si decide di ritornare ad avere un solo solista. Il 7 febbraio del 1970 le Frec- ce sorvolano i cieli della Val Gardena in occasione dell’apertura del Campionato del Mondo di sci: disegnano nel cielo di Ortisei tre cerchi, simbolo della competizione. Un volo che si ripeterà 35 anni dopo, stavolta con cinque cerchi, quelli olimpici, di Torino 2005. Nel 1982 arriva un nuovo look. Un “passaggio di consegne” rimasto storico: quello tra gli ormai anziani e fidati G91 e gli attuali Aermacchi MB339-A versione PAN.

Anche i piloti cambiano tuta di volo che sarà di colore azzurro. Nel 1984 avviene una modifica non di poco conto con l’implementazione della così detta tanica “mista”, un serbatoio sub-alare suddiviso in due scompartimenti per alloggiare sia il carburante che il liquido fumogeno. Una storia, quella della PAN, in cui non sono mancati episodi dolorosi e tragici come la drammatica collisione aerea di Ramstein, in Germania, nel 1988 in cui persero la vita tre piloti e 67 spettatori. Nell’incidente morirono il capitano Giorgio Alessio, il tenente colonnello Mario Naldini e il tenente colonnello Ivo Nutarelli. Un lutto troppo grande, per tutti, dal quale piano piano la PAN si risolleva.

Nel 1991 l’esibizione sul mare si aggiunge a quella tradizionale sulla pista, anche a beneficio della sicurezza del volo. Forte dell’esperienza del primo tour americano del 1986 le Frecce volano oltreoceano, nel 1992, in occasione dei 500 anni della scoperta dell’America. Un tour con sedici esibizioni in nove località diverse durante quasi due mesi. Intanto si studiano nuove forme e nuovi disegni nel cielo. È il 2006 quando il programma acrobatico si arricchisce di una nuova manovra: “il Cuore”, nato per celebrare la nazionale di calcio campione del mondo. Una delle figure più belle e amate dal pubblico resta la “Scintilla tricolore” ufficializzata in occasione del 55° anniversario della PAN. Ma a restare nella mente e nel cuore degli italiani ci sarà il tour ribattezzato “L’abbraccio tricolore” compiuto nel 2020 durante l’emergenza sanitaria a causa della pandemia che ha colpito l’Italia e il mondo. Cinque giorni e 100 ore di volo che ha visto le Frecce Tricolori raggiungere tutte le regioni italiane.

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