Quest’anno sono venti: la Via Francigena venne infatti riconosciuta “Itinerario ufficiale del Consiglio d’Europa” nel 1994. Milleottocento chilometri da Canterbury (Regno Unito) a Roma, cui se ne aggiungeranno altri settecento fino alla Puglia, verso Gerusalemme e la Terra Santa, perché nella capitale della cristianità i pellegrini arrivavano non soltanto da Nord a Sud: questa è probabilmente la prima sfida fra le tante. Per le quali esistono anche dei soldi, come ha previsto il “Decreto destinazione Italia” che, utilizzando fondi europei, finanzierà progetti (fino a un massimo di cinque milioni di euro) presentati da Comuni con abitanti fra i 5mila e i 150mila per «promuovere la valorizzazione di specifiche aree territoriali e migliorarne la capacità di attivazione della dotazione di beni storici, culturali e ambientali». Cioè esattamente tra «le finalità della Francigena», sottolinea Silvia Costa, europarlamentare impegnata per le "Cultural routes" europee, che sono segnate dai «due grandi itinerari Francigena e Santiago de Compostela».Morale? «Sugli itinerari culturali l’Europa si rimette in cammino», ha detto la Costa aprendo (con il commissario all’Industria Antonio Tajani e la vicesegretaria del Consiglio d’Europa Gabriella Battaini) nel Palazzo dell’Europarlamento a Strasburgo la mostra proprio sulle "European Cultural routes", ventinove percorsi che attraversano il vecchio continente – dalla Spagna all’Ucraina, dalla Svezia a Cipro – e ripercorrono antichi pellegrinaggi cristiani ed ebraici, le vie storiche (dalle rotte dei fenici ai percorsi dei vichinghi) e quelle tematiche come i percorsi delle terme, degli ulivi e della ceramica.A percorrere nel 2013 la Via Francigena sono stati diecimila pellegrini, a piedi o in bicicletta: «Chi per un breve tratto nel fine settimana, chi da Canterbury fino a Roma o alla Puglia» (passando in quest’ultimo tratto per Campania, Basilicata, Molise), spiega Massimo Tedeschi, presidente dell’Associazione Comuni della Via Francigena. Da un’analisi a campione (circa 2mila persone) realizzata attraverso le “credenziali” distribuite dall’Associazione europea delle Vie Francigene e da “Camminando sulla Via Francigena”, viene fuori che il maggior numero di camminatori è italiano (circa l’80%), ma anche quanto siano «in forte aumento il numero dei pellegrini stranieri» e in particolare «da Spagna, Francia, Belgio, Svizzera, Inghilterra, Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Norvegia, Repubblica Ceca». L’aumento delle presenze è forte anche fra i giovani che non hanno ancora trent’anni. E quindici pellegrini ogni cento preferiscono camminare da soli. Fermo restando che comunque, rispetto al 2012, sono cresciuti coloro che hanno percorso tutta la Via da Canterbury a Roma o viceversa.La Francigena del resto ha mille volti: «Facilita il dialogo interculturale e interreligioso, ma anche intergenerazionale – continua Tedeschi –, visto che sul cammino s’incontrano talvolta nonni pellegrini con i nipoti al fianco, in viaggio lento ,di scoperta e con lo zaino sulle spalle». Ma resta molto ancora da fare, a partire per esempio dalla creazione di ricettività a basso costo come gli ostelli e le "ospitalità", magari sulla falsariga di quelle presenti lungo il Cammino di Santiago. Tuttavia nel nostro Paese c’è chi si è già mosso e bene, come la Regione Toscana che negli ultimi cinque anni ha completamente realizzato quattrocento chilometri di Francigena, che ha calcolato 100mila pernottamenti in luoghi d’accoglienza in regione nel 2013 grazie al volano della Via e che, in sostanza, ha fatto della Francigena «un potente mezzo d’identità e sviluppo territoriale».Ancora il presidente dell’Associazione Comuni della Via Francigena in Italia: «Constatiamo come stiano nascendo reti di micro e piccole imprese che forniscono beni e servizi a pellegrini, camminatori e turisti della Via Francigena», imprese che creano «occupazione per lo più giovanile». Ma non è l’unica constatazione: «Il turismo lento e sostenibile della Via viene considerato sempre più strumento di rinascita e rilancio di estesi territori rurali e numerosi piccoli centri urbani», di «grandi potenzialità ambientali e culturali».Così, tornando in Europa, grazie al bando della Commissione negli ultimi tre anni si sono sviluppati tre progetti di grande importanza strategica. Perché le oltre cento istituzioni locali e regionali e le associazioni di storici e camminatori europee sono d’accordo: l’interesse per la Francigena cresce in modo esponenziale ed è esteso anche agli altri itinerari di pellegrinaggio e cammino. E chi cammina ha forti motivazioni, religiose o spirituali, culturali o di conoscenza o scoperta. È lo stesso cammino – come testimonia chi lo ha fatto – a invitare i camminatori anche al maggiore altruismo, alla preghiera, alla meditazione, umiltà, dialogo, ascolto, confronto. Sebbene il momento centrale dell’esperienza rimangano gli incontri, che realizzano in qualche modo la differenza e che fanno tornare a casa pellegrini e camminatori arricchiti: con la natura, coi luoghi ma, soprattutto, con le persone. Non dev’essere casuale se «l’esperienza più importante, quella più coinvolgente» al di là dell’impegno europarlamentare – confida Silvia Costa – sia stata proprio «il cammino lungo le passeggiate francigene che ho organizzato in Italia con colleghi di altri Paesi». Soprattutto «grazie alle centinaia di associazioni di pellegrini e camminatori che ogni giorno animano il percorso, rendendolo vivo e animandolo di significati spirituali».