venerdì 22 gennaio 2021
Una salita sui ponteggi insieme ai restauratori al lavoro, a pochi metri dal grandioso Giudizio Universale. Molte le scoperte e le sorprese emerse dall'intervento
La cupola ottagonale del battistero di San Giovanni, a Firenze, dopo i restauri

La cupola ottagonale del battistero di San Giovanni, a Firenze, dopo i restauri - Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore / Claudio Giovannini

COMMENTA E CONDIVIDI

Toccare il cielo con un dito non è solo un modo di dire se hai l’opportunità di un incontro ravvicinato con gli splendidi mosaici della cupola del Battistero di Firenze, il «Bel San Giovanni» cantato da Dante Alighieri, che qui fu battezzato nel 1266 come gran parte dei fiorentini fino a una cinquantina d’anni fa.

Salire all’ottavo livello dei ponteggi installati per il restauro di metà dei lati interni del monumento più antico di Firenze permette di avvicinarsi come non mai al Cristo risorto del Giudizio universale che domina la cupola e chiama dalle loro tombe le anime dei giusti. Ma una volta lassù, con una mano non si tocca soltanto il Paradiso. Alla sinistra del Giudice glorioso ci si imbatte nell’Inferno e ci si trova faccia a faccia con un dannato messo praticamente allo spiedo con tanto di diavolo che lo unge con gocciole di olio. Particolari che da terra è impossibile notare e sui quali, all’interno del tradizionale ottagono, stanno lavorando le restauratrici e i restauratori di Claudia Tedeschi e dell’Impresa Cellini. Sotto le loro cure stanno tornando all’antico splendore i mosaici parietali trecenteschi raffiguranti profeti, vescovi e cherubini. Da lunedì inizierà lo smontaggio del cantiere sui quattro lati restaurati e contemporaneamente saranno rimontati sugli altri quattro da restaurare.

I restauri dei mosaici del battistero di San Giovanni, a Firenze

I restauri dei mosaici del battistero di San Giovanni, a Firenze - Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore / Claudio Giovannini

L’Opera di Santa Maria del Fiore, che gestisce il complesso monumentale comprendente oltre al Battistero, il Duomo, la Cupola del Brunelleschi, il Campanile di Giotto e il Museo, ha così deciso di proseguire nel restauro iniziato nel 2017 investendo oltre un milione e mezzo di euro nonostante il crollo del turismo a causa dell’emergenza sanitaria e quindi alla quasi totale mancanza di introiti nell’ultimo anno. Per di più, il restauro delle pareti interne di marmo bianco, verde di Prato e mosaici, iniziato dopo aver terminato quello delle facciate esterne e del marmo di copertura, si è rilevato molto complesso e ha interessato l’architettura, la struttura e la decorazione a mosaico

Tra le scoperte emerse durante il restauro, una su tutte ha sorpreso gli studiosi e i responsabili del lavoro. Fra il primo e il secondo decennio del Trecento, terminata la colossale impresa dei mosaici della cupola del Battistero, si volle estenderli anche alle zone parietali dove in origine non erano previsti. Si trattava dunque di trovare una soluzione che permettesse di sovrapporre i mosaici al rivestimento marmoreo e ovviare ai problemi di staticità del monumento costruito di fatto su una falda acquifera. Furono per questo impiegate delle tavelle in terracotta su misura, scalfite e fissate al marmo delle pareti con perni centrali di ferro ribattuti e saldati a piombo.

«Sulle tavelle fu poi realizzata una sommaria sinopia e in seguito il mosaico col metodo diretto e a giornate, individuabili e leggibili ancora oggi - spiega Beatrice Agostini, progettista e direttrice dei lavori di restauro dell’Opera di Santa Maria del Fiore -. Anche l’impasto utilizzato per applicare le tessere del mosaico è un’assoluta particolarità. Non fu impiegata una normale malta, bensì un mastice il cui degrado ha creato i principali problemi al restauro».

I restauri dei mosaici del battistero di San Giovanni, a Firenze

I restauri dei mosaici del battistero di San Giovanni, a Firenze - Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore / Claudio Giovannini

In occasione del lavoro alle pareti è stato effettuato anche un intervento di pulitura sul monumento funebre dell’antipapa Giovanni XXIII, opera di Donatello e Michelozzo, addossato a uno dei lati del Battistero, liberato dalle polveri superficiali che ne coprivano la doratura.«Qua - come si legge entrando attraverso la Porta del Paradiso, nello zodiaco di marmi intarsiati sul pavimento - vengono tutti coloro che vogliono vedere cose mirabili». Ed è proprio così. «Il Battistero di San Giovanni, il tempio dedicato al Battista, è il capolavoro dell’architettura fiorentina che più di ogni altro domina nella storia della civiltà e illustra al meglio la grandezza storico-artistica di Firenze - spiega l’architetto Samuele Caciagli, responsabile dell’Area tecnica dell’Opera di Santa Maria del Fiore -. La struttura ottagona policroma, caratterizzata dall’alternanza di marmi bianchi e serpentinite, suscita ancora oggi grande interesse per la straordinaria ricchezza di particolari decorativi e per le sue eleganti geometrie classiche».

Intanto lunedì prossimo, in base all’ultimo Dpcm e al fatto che la Toscana resta in zona gialla, riapriranno al pubblico, escluso il fine settimana, la Cattedrale e la Cupola. Si tratta per Firenze di un bel segnale di ripresa dopo la riapertura avvenuta in questi giorni della Galleria degli Uffizi, di Palazzo Pitti e del Giardino di Boboli oltre ad altri musei come quello del Novecento comprendente l’esposizione temporanea dedicata allo scultore Henry Moore in ricordo anche della memorabile mostra delle sue gigantesche opere al Forte di Belvedere nel 1972, ormai mezzo secolo fa.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: