giovedì 17 agosto 2017
«Le colonne sonore sono il fanalino di coda del cinema italiano. Per ridargli dignità abbiamo fondato l’Associazione dei compositori, cui aderiscono anche Morricone e Piovani»
Pivio (Roberto Piscutti) e Aldo De Scalzi

Pivio (Roberto Piscutti) e Aldo De Scalzi

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«Le colonne sonore sono il fanalino di coda dell’industria cinematografica italiana. Significativo che a Venezia non ci sia un premio dedicato: ma proprio dalla Mostra partiremo con una serie di iniziative per ridare dignità a questo settore». I genovesi Pivio (alias Roberto Piscutti) e Aldo De Scalzi (fratello e collaboratore di Vittorio, fondatore dei New Trolls) lanceranno l’allarme dalla 74ma Mostra del Cinema di Venezia (dal 30 agosto al 9 settembre) dove saranno protagonisti: il musical Ammore e malavita dei Manetti Bros, di cui loro hanno composto le musiche originali su testi del cantautore napoletano Nelson, è uno dei quattro film italiani selezionati in concorso per il Leone d’oro e sarà nelle sale il 5 ottobre. Pivio & De Scalzi sono fra i più prolifici autori di musiche per il cinema e la tv del nostro Paese, da quando 20 anni fa inaugurarono il loro fortunato sodalizio con il film Hamam – Il bagno turco di Ferzan Ozpetek, e in tv con la serie Distretto di polizia. Un centinaio sinora i lavori con registi come Alessandro D’Alatri, Enzo Monteleone, Giulio Manfredonia, Alessandro Gassmann. E, soprattutto, gli irriverenti Manetti Bros con cui hanno collaborato a tutte le serie dell’Ispettore Coliandro (compresa la sesta in onda in autunno sulla Rai) e per il film Song’e Napule grazie al quale i due compositori hanno vinto nel 2014 il David di Donatello, il Nastro d’argento e il Globo d’Oro. Ma tutto ciò non basta. Ora i due hanno fondato l’Acmf, Associazione compositori musica da film, per salvaguardare la categoria, cui hanno già aderito una sessantina di compositori fra cui Ennio Morricone, Nicola Piovani, Pino Donaggio, Andrea Guerra, Stefano Mainetti. E anticipano ad Avvenire sia gli intenti della nuova associazione sia i contenuti di Ammore e malavita, che ha le coreografie di Luca Tommasini. Giampaolo Morelli è Ciro, un killer che insieme a Rosario (Raiz degli Almamegretta) è al servizio del boss don Vincenzo (Claudio Buccirosso) e della astuta donna Maria (Claudia Gerini). A Ciro verrà dato l’incarico di sbarazzarsi di una testimone scomoda, Fatima (Serena Rossi), una giovane infermiera sognatrice: ma, una volta faccia a faccia, i due riscopriranno l’amore mai dimenticato della loro adolescenza. Da lì una serie di avventure fra i vicoli di Napoli, fra musica e azione, amore e pallottole.

Pivio e De Scalzi, un musical all’italiana che ironizza sulla camorra: una risata la seppellirà?

Pivio: «I primi quattro minuti del film con Claudio Buccirosso sono esilaranti e inquadrano subito il taglio del film. Che è un action thriller, una storia drammatica di malavita, a tratti anche forte, con delle spruzzate di ironia, a cominciare dalla partitura che riecheggia la musica neomelodica. Questo film ci è costato due anni di lavoro ed è interpretato da alcuni dei migliori esponenti della musica partenopea, da Raiz a Pino Mauro, volto della sceneggiata, da Franco Ricciardi, erede della tradizione, sino ad Antonio Buonomo».

De Scalzi: «È un musical emozionante tutto in napoletano, con parti cantate ed altre recitate in stile Grease, e la regia dei Manetti che sono sempre fuori dalle righe. E noi siamo sulla stessa linea d’onda: sin da Distretto di polizia abbiamo cercato di rinnovare le colonne sonore italiane, specie delle fiction, che erano piuttosto standard. Noi abbiamo mescolato le grandi orchestrazioni classiche a strumenti etnici e rock. Il nostro sodalizio, che risale ai tempi della new wave genovese, funziona perché uniamo la mia anima pop alla grande cultura cinematografica di Pivio. Anche quando lavoriamo per la televisione abbiamo sempre un approccio cinematografico».

Come è la qualità delle colonne sonore italiane?

Pivio: «In Italia per la televisione qualcosa sta cambiando, dopo prodotti dagli standard internazionali come Gomorra. Per quanto riguarda il cinema, i nostri compositori sono molto apprezzati a Hollywood, come Paolo Bonvino, Dario Marianelli o Michael Giacchino, ma devono trasferirsi là. Il cinema italiano si è depauperato, i budget per i film sono sempre più limitati. Quindi si punta su piccole storie e anche le colonne sonore ne risentono. Insomma, non c’è orchestra al mondo che non suoni le nostre grandi colonne sonore del passato, ma non possiamo più vivere di rendita. Rischiamo di non avere più un futuro».

Per questo avete fondato l’Associazione compositori musica da film?

De Scalzi: «Sì, per ridare dignità alla categoria, recuperando maestria liberandosi da meccanismi produttivi estemporanei e nocivi per l’arte della composizione, incentivando regole eque e trasparenti dalla creazione alla gestione del diritto d’autore. Negli Stati Uniti la produzione provvede a tutti gli aspetti del film, dagli attori, alla fotografia alla musica. In Italia, a differenza di tutto il resto del mondo, a pagare per la colonna sonora è l’editore musicale. Gli editori spesso entrano a prodotto finito, senza avere visto il film, interpellati da produttori che dimostrano una scarsissima considerazione per la musica e il nostro lavoro».

Pivio: «Vent’anni fa i film italiani rendevano di più e c’era la lotta fra gli editori ad accapparrarseli. I ritorni economici erano assicurati dai passaggi televisivi, dal botteghino e dalla vendita di videocassette e dvd. Oggi il mercato si è ristretto in modo spaventoso: i primi film nella top ten italiana incassano al massimo 150mila euro, quindi la percentuale che arriva all’editore musicale è minima. Rai e Mediaset trasmettono il cinema italiano quasi solo sui canali tematici, dove ci sono tanti passaggi, ma guadagni risibili perché le tabelle sono diverse rispetto ai canali principali. Ovvio che l’editore fa due conti, vede che non ci rientra e, tranne che per qualche premio Oscar, non investe».

Quindi che soluzioni proponete per salvaguardare i compositori e le loro creazioni?

Pivio: «Occorre innazitutto elevare la cultura musicale del Paese, intervenire sulle istituzioni e chiedere che le produzioni paghino anche per le colonne sonore come parte integrante del progetto film. E poi bisognerebbe far conoscere i meccanismi produttivi e i problemi relativi alla categoria di cui nessuno sa nulla. Purtroppo le colonne sonore non sono “glamour”: i compositori non vengono mai invitati al lancio di un film. In una parola, non ci fila nessuno ».

© RIPRODUZIONE RISERVATA «Le colonne sonore sono il fanalino di coda del cinema italiano. Per ridargli dignità abbiamo fondato l’Associazione dei compositori, cui aderiscono anche Morricone e Piovani» COMPOSITORI. Da sinistra Pivio (Roberto Piscutti) e Aldo De Scalzi autori di centinaia di colonne sonore FILM. “Ammore e malavita” FICTION.“ Distretto di polizia”

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