sabato 9 gennaio 2010
COMMENTA E CONDIVIDI
Mai vista una cosa simile, una società di calcio professionistica italiana, e sottolineiamo italiana, che "vive" e si allena in un grande cascinale immerso tra quelle risaie raccontate da Dante Graziosi (nel bel romanzo Una Topolino amaranto), modello famiglia del Mulino Bianco. Si chiama Novarello ed è il meraviglioso mondo del Novara, un secolo di vita compiuto (nel 2008) e vissuto da grande del calcio nazionale nel decennio post bellico: perno del “quadrilatero piemontese” (Casale, Alessandria e Pro Vercelli), specie nel settennale 1947-’54 all’insegna del leggendario cecchino azzurro Silvio Piola (86 reti in maglia biancoblu). Dopo di lui, il diluvio: retrocessione in B nel plumbeo ’77, con scivolone permanente in Serie C. Annate nebbiose sulla piana novarese, fino al risveglio popolare tre anni fa sotto l’ambiziosa gestione della famiglia De Salvo, - il patron Michelangelo e il figlio 32enne Massimo, amministratore delegato - imprenditori nella sanità privata, con cliniche sparse tra il Piemonte e la Lombardia. Con i De Salvo il Novara è tornato ad essere uno squadrone: capolista e imbattuto (anche la sua squadra Berretti) nel campionato di Prima divisione con 5 lunghezze di vantaggio su un’altra nobile decaduta, la Cremonese. Una corazzata quella allenata da Attilio Tesser che all’interno di una rosa già invidiabile persino dai cadetti, si è concessa il lusso di due rinforzi da serie A, il bomber Nicola Ventola e il centrocampista Giuseppe Gemiti. Ma il vero fiore all’occhiello è questa cittadella dello sport di Novarello che ospita i ritiri della squadra, ma che è aperta anche ai tifosi e a tutti coloro che vogliono respirare aria di calcio sano e a dimensione d’uomo, paragonabile solo alle migliori espressioni britanniche. Un complesso fortemente voluto dai De Salvo che hanno messo mano alla ristrutturazione certosina del vecchio mulino seicentesco e delle cascine che fino a due anni fa erano avvolte da una fitta selva e che oggi invece sono tornate alla luce del sole mostrando un confortevole ristorante e un hotel a 4 stelle. Presto verrà affiancato da un altro da 80 camere, con intorno campo da golf , palazzetto per sport indoor e ben 6 campi di calcio ai quali si potrà guardare da una “tribuna stile autogrill” munita di servizio bar e ristorante. Riso per niente amaro, lì tra i campi in cui cresce un settore giovanile di 170 ragazzi, 13 convittuali a Novarello (tra questi il figlio d’arte Artur Alenichov, nazionale Under 17 della Bielorussia), sottoposti alle migliori regole del Campus con un tutor che tre volte alla settimana li tiene impegnati in attività culturali, parallele alle proficue lezioni di etica e sport del progetto «Sestante azzurro» in cui è coinvolto anche don Franco Finocchio.«Questo complesso è stato realizzato per creare un forte spirito di appartenenza al club», spiega il direttore sportivo Pasquale Sensibile, grande animatore della rinascita del Novara. Per lui Novarello rappresenta una chiave di svolta, anche personale, dopo l’amara delusione per la fuga forzata da Vinovo e dalla Juventus dove lavorava come capo degli osservatori. «Alessio Secco che mi aveva voluto quando ero ds della Pro Sesto, all’improvviso nel marzo del 2008 dopo uno Juventus-Napoli 1-0, mi ha esonerato. Motivazione con firma in calce: “Inesperto e poco partecipe alle attività della Juventus Fc”. Faccio notare che 4 mesi prima lo stesso Secco mi aveva proposto il prolungamento del contratto per altri due anni…». Contraddizioni e voltafaccia repentini nell’altra metà del cielo, quella dorata delle “tre grandi sorelle” del pallone nazionale: Juve, Inter e Milan. E proprio quest’ultima, la formazione rossonera mercoledì prossimo alle ore 16 ospiterà al Meazza quella che per tutta Novara oramai è diventata la “sfida del secolo”. Una città di 100mila abitanti letteralmente nel pallone, dopo che capitan Rubino e compagni hanno ottenuto una sorprendente qualificazione agli ottavi di Coppa Italia eliminando le blasonate Parma e Siena, per presentarsi così alla Scala del calcio. A Milano si calcolano tra i 5 e i 10mila supporters novaresi (lo stadio Piola ha una capienza massima di 7.483 spettatori) presenti nell’anello degli ospiti, mentre il sistema di vendita biglietti di Banca Intesa è andato per qualche ora in tilt. Pronta a muoversi in direzione San Siro una carovana di auto private e almeno 70 pullman, 4 quelli organizzati dagli studenti del Liceo Scientifico. «Abbiamo pronto lo smoking e per l’occasione mi taglierò i capelli», dice ridendo il “calvo” Sensibile che poi frena sui facili entusiasmi. Ma si capisce che anche lui non sta più nella pelle, anche perché la “sfida impossibile” al Meazza è un’esperienza che ha già vissuto da calciatore. «Quando giocavo nel Castel di Sangro, nel ’98 avevamo eliminato Perugia e Salernitana e ci presentammo a San Siro contro l’Inter con 7.500 tifosi al seguito. Da notare che il paese di Castel di Sangro conta 6mila abitanti. Perdemmo 1-0 e al ritorno stavamo per sfiorare l’apoteosi. Passammo in vantaggio 1-0 e quando l’Inter sembrava alle corde, proprio Nicola Ventola simulò alla grande in area di rigore e l’arbitro Tombolini abboccò. Dal dischetto Djorkaeff fece svanire il nostro sogno realizzando il gol dell’1-1». Ma il sogno di Sensibile e quello di tutta Novara adesso riprende corpo, anche se l’invito è quello di mantenere i piedi ben saldi sull’erba sempre più verde di Novarello. «La città e i tifosi non parlano affatto di Sorrento e Como, che sono le due squadre che dovremo affrontare in campionato prima e dopo la gara con il Milan. Noi invece ne parliamo eccome. Infatti per l’evento di mercoledì, niente maglie personalizzate con nome stampato sulle spalle, né numerazione da serie A. La forza di questa squadra sta proprio nel saper tenere la giusta distanza tra l’evasione di un pomeriggio speciale a San Siro e la realtà di un campionato che ha la precedenza su tutto. Conforta infatti che dopo aver eliminato il Parma siamo andati subito a vincere a Figline e superato il Siena, nessuna sbornia da successo, testa in campo e lo 0-2 in trasferta conquistato nello scontro diretto con la Cremonese». Impossibile però rimanere insensibili al brivido della storia. «Io per entrare a San Siro da ragazzino scavalcavo», ricorda il centrocampista Francesco Evola, al quale fa eco il 34enne difensore Mavillo Gheller che ammette con il cuore gonfio d’orgoglio: «Dopo questa partita posso anche smettere…». A Ludi (classe 82) e Lisuzzo (’81), «una coppia centrale che non sfigurerebbe neppure in serie A» , fa notare Sensibile, a questo punto l’arduo compito di fermare Ronaldinho e Borriello, sotto gli occhi e probabilmente i lucciconi commmosi del popolo novarese coinvolto come non mai in questo esodo di un insolito mercoledì da leoni. Nell’attesa incalzante, a Novarello c’è la solita atmosfera di provincia, quieta e rilassata. Ma siccome sognare non costa niente il pensiero va Oltremanica e a quel Leeds, squadra della «Serie C» inglese che in FA Cup ha appena fatto fuori il grande Manchester United di Sir Alex Ferguson. «A guardar bene – dice sornione Sensibile – ci sono tre elementi in comune tra noi e il Leeds: stessa categoria, stessi colori della maglia, biancoblu, e poi il fatto di incontrare la seconda in classifica della massima serie. L’unica differenza, e questo dispiace, loro all’Old Trafford hanno giocato davanti a 65mila spettatori, a San Siro invece, forse saranno più i nostri tifosi che quelli del Milan. Ma si sa, questo è il calcio italiano…».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: