mercoledì 25 luglio 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
​Qualche giorno fa, nell’ambito della Milanesiana, mi è capitato di vedere uno spettacolo basato su un’opera dell’autore teatrale italiano più noto del secolo passato. Che sorpresa, appena la serata è iniziata! Non pareva nemmeno un testo di Pirandello (che ne era l’autore), quello che si stava recitando, ma forse uno dell’austriaco Schnitzler, o dell’inglese Harold Pinter, o dello sceneggiatore di Eyes wide shut di Kubrick (statunitense di origine romena e polacca) o di Calderon de la Barca (spagnolo). Oppure proprio  di Pier Paolo Pasolini. E’ una storia di tradimenti commessi, ma per essere precisi non commessi, bensì sognati, contemporaneamente da lei e da  lui. Sognati. Improvvisamente scopriamo che Pirandello, l’idolo tutt’oggi di tutta la borghesia italiana, non era poi così lontano dallo spirito viennese d’inizio Novecento, da Freud, e da Schnitzler il quale ha scritto il suo Doppio sogno due anni prima di Sogno (ma forse no) del premio Nobel siciliano. Altri due racconti (inglobati nello spettacolo visto a Milano) della penna di Pirandello (La realtà di un sogno e Effetti di un sogno interrotto) parlano del medesimo argomento: l’incertezza tra realtà e sogno, o inconscio, o come lo si vuole chiamare. Anche ne Il principe di Homburg di Heinrich von Kleist (1777-1811) c’è un tema simile. Ma a dire il vero non sembra affatto una scoperta così sorprendente che nelle opere d’arte il sogno e la realtà possano essere contigue.Allora questa ricorrenza di idee tra una cultura e l’altra, o meglio "e le altre" del nostro Continente probabilmente ci dice qualcosa di importante. Qualcosa di fondamentale nel momento storico attuale. Dice per esempio che l’insieme dei popoli che abitano l’Europa rappresenta un enorme laboratorio di idee a beneficio di tutta l’umanità. Gli studi di Freud sul sogno (Traumdeutung, 1892) per esempio hanno portato una vera rivoluzione nei riguardi dei rapporti sociali e della loro qualità. E questi studi, anche nei momenti come quello che stiamo vivendo, ci indicano dove si annidi il mondo dei desideri, della voracità, dell’inesauribile sete di possesso. Sogno e realtà si fondono nella nostra interiorità e la Ragione, ancora oggi, oggi più che mai, ha la peggio di fronte a questi impulsi. Per esempio c’è la storia di una collana di perle nel racconto inserito all’interno della commedia di Pirandello. Un uomo e la sua amante, nel sogno, si contendono l’acquisto di quella collana, e non riescono a venire a capo di chi dei due abbia fatto quell’acquisto. Schnitzler invece proietta i due protagonisti di Doppio sogno nel soddisfacimento di desideri morbosi, al di fuori di quelli che la società consente. E il principe di Homburg, durante il consiglio di guerra, non riesce ad annotare il suo compito nella battaglia imminente, contro gli svedesi, perché tutto il tempo medita se una certa fanciulla gli sia apparsa solo nel sogno, oppure nella realtà. Nel corso della battaglia commette un errore che potrebbe compromettere le sorti di un intero esercito.Nel Calderon di Pasolini, il tema del sogno, del desiderio, della rivoluzione si intreccia, sul modello di La vida es sueno di Calderon de la Barca, con il tema della rivoluzione. In Pasolini è proprio il desiderio di una rivoluzione per un mondo più equo che viene imprigionato nel mondo dei sogni: secondo il poeta la classe operaia non sarà mai in grado di realizzare in modo permanente il suo sogno. Oggi si parla tutto il giorno soltanto di questioni pratiche, economiche, di questioni della speculazione internazionale. In realtà si tratta di tutta una strategia di mosse e contromosse, di finte e controfinte per le quali esistono precise formule matematiche. Pare che le sorti dell’intera civiltà europea si decidano lì.E la cultura che l’Europa ha prodotto nei secoli con questa incredibile circolazione di idee, in cui le egoistiche questioni nazionali non esistevano? In cui filosofi, scienziati, matematici, musicisti, pittori e letterati si scambiavano idee e prodotti del loro mestiere? Era anche quella questione di spread? Quando Pirandello andava a studiare a Bonn e Thomas Mann venticinquenne affittò una stanza a Palestrina, per scrivere il suo romanzo I Buddenbrook era un fatto di economia? Il russo Gogol visse e scrisse a lungo a Roma e l’italiano Modigliani lavorò a Parigi. Ma insomma, è quasi ridicolo fare questi elenchi arcinoti. Il fatto è che la Milanesiana diretta da Elisabetta Sgarbi, producendo la rappresentazione di questo anomalo testo di Pirandello, ha dato un esempio della considerazione in cui tenere l’unità e la molteplicità culturale e politica dell’Europa, di quell’Europa che oggi pare essere considerata come una vecchia nullatenente che non riesce a guadagnarsi nemmeno i soldi necessari per l’acquisto di un computer come si deve.Che il viennese Arthur Schnitzler e il siciliano Luigi Pirandello intendessero scandagliare la psiche dell’uomo medio europeo del loro tempo con mezzi simili, pare irrilevante, come tutto ciò che riguarda qualcosa al di fuori del denaro, pare essere di poco conto. Invece questa magnifica circolazione di idee ha permesso all’umanità di compiere passi avanti in appena centocinquanta anni. Per questo, scoperte di questo tipo contribuiscono alla consapevolezza che noi non abitiamo nello "spread"  e nel "default", ma in quell’enorme patrimonio scientifico e artistico che abbiamo accumulato nei secoli, spesso nella povertà.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: