venerdì 28 febbraio 2020
Il comico in diretta sui social il 29 febbraio con lo spettacolo teatrale "Sapessi com’è strano restare chiusi in casa a Milano". "Voglio portare positività"
Enrico Bertolino: «Il mio show su Fb contro la paura del Coronavirus»
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Cosa può fare un milanese, sempre abituato a saltare da un impegno all'altro, quando saltano tutti gli impegni? Lo racconteranno EnricoBertolino e la sua compagnia, costretti a sospendere le repliche dello spettacolo di Instant Theatre® portato in tournèe nelle principali città italiane, hanno pensato di dare vita ad uno show suo social per alleviare il tedio da l’isolamento causato dal Coronavirus. Enrico Betolino, Luca Bottura, Massimo Navone, i polistrumentisti Roberto Di Bitonto e Tiziano Cannas Aghedu, grazie alla cooperazione di Enrico Bettella, Tiziano Vecchiato, hanno voluto dare vita ad un evento live, a suo modo virale intitolato Sapessi com’è strano restare chiusi in casa a Milano. Sabato 29 febbraio a partire dalle ore 19 inizierà una diretta sull’omonima pagina Facebook appositamente creata, nella quale Enrico Bertolino, nella triplice veste di comico, narratore ed esperto di comunicazione, passerà sotto la sua lente ironica le notizie e i fatti che hanno caratterizzato l’emergenza di questi giorno mixando costume, cronaca, comicità, satira politica e musica

Bertolino, anche lei ha dovuto cancellare i suoi spettacoli teatrali a causa dell’emergenza Coronavirus?

Sono state cancellate le date di Erba e l’ultima di Monza di sabato 29 febbraio: doveva essere una festa per chiudere in bellezza la tournée, invece è saltata, al pari di tutti gli eventi di formazione e consulenza che curo, che sono stati rimandati o cancellati. Tutto il nostro personale, tecnici e musicisti sono ora senza lavoro. Un sassofonista mi ha detto: “perché non facciamo un happening in diretta Facebook?”. Proporre tutto lo spettacolo sarebbe stato troppo lungo, così ho preparato un sunto. Vogliamo fare lo stesso una festa, coinvolgere la gente a casa e portare un po’ di sollievo. In un momento in cui si parla di positività dei tamponi, noi vogliamo proporre solo positività emotiva, con tutto il rispetto per chi vive una situazione difficile. La comunicazione drammatica aumenta la drammaticità.

Cosa proporrete in questo social?

Vogliamo fare una cosa simpatica, ironizzando sulle esagerazioni dei media e sui milanesi che adesso diventeranno i nuovi “paria” in una sorta di contrappasso. Così ci sarà un milanese che canta le canzoni in napoletano, cercando di camuffarsi, ma poi verrà beccato perché tutte le sue canzoni finiscono con “oh mia bela Madunina”.

Certo che anche per gli artisti questo è un momento difficile.

Per fortuna io ho tenuto il mio lavoro, opero in qualità di formatore e consulente di comunicazione manageriale per aziende e multinazionali, e poi mi diverto a fare il teatro, ma per tanti è davvero un dramma, senza contare il rimbalzo economico del settore che già sta perdendo 10 milioni di euro. Anche la mia amica Lella Costa, un’altra milanese doc, si è vista saltare tutta la tournée. Ora sperimento questo compromesso tra narrazione teatrale e i nuovi media. Persino il Patriarca di Venezia ha celebrato il rito delle ceneri in diretta web: significa che anche una istituzione millenaria come la Chiesa si sta evolvendo in tal senso.

Il suo milanese chiuso in casa può scoprire anche qualcosa?

Mi rivolgo a tutti, perché il virus ha aspetti “positivi”. Quello di stare a casa un po’ fermo: il milanese si divide tra ufficio, palestra, apericena, cinema, l’amico, la moglie, l’amante, i figli ti vedono passare come una scheggia e andare via: è inquietante. A casa ci sei tu con la moglie e i figli: dopo 20 anni magari riscopri che hai qualcosa da dirle. I figli non li hai mai ascoltati perché non avevi tempo, ora fai meno palestra e più palestra verbale. Il milanese se si ferma pensa e capisce quanto “pirla” è. Facciamo di tutto per non pensare, in metro ci isoliamo nei cellulari e nessuno legge più un libro. Ora in casa, dopo che hai visto la duecentesima serie di Netflix, magari ti metti a leggere. La cultura dovrebbe essere contagiosa.

Lei da esperto di comunicazione, cosa pensa del clamore mediatico sul Coronavirus?

Io parlerei di circonvenzione di impaurito. La gente ha paura ed è palpabile, i tuoi inquilini hanno paura che tu respiri. Mia figlia, che ha 11 anni, l’ho mandata a scuola al centro culturale cinese in zona Sarpi finché non hanno chiuso. I cinesi si sono autoisolati, perché sono persone consapevoli e responsabili. I giornali e gli altri media hanno inzuppato il biscotto, l’unica a non farlo è la radio che non può far vedere le immagini. I primi servizi tv da Codogno lo descrivevano come un Bronx sanitario, senza parlare dei talk show. La tv è un contenitore e va riempito, come la spremuta d’arancia: il 50 per cento è succo e l’altro 50 fesserie dette da gente non titolata, opinionologi che fino a poco fa parlavano della Royal Family. Anderebbero banditi dalla tv.

E come esperto a contatto con le aziende?

La botta economica sarà quella successiva. Peresempio il Salone del mobile porta il 20% di fatturato a Milano, dicono lo si sposti a giugno, avrà ,lo stesso appeal? Comunque ogni generazione che ha vissuto una grossa crisi si è reinventata, abbiamo una bella sfida per i Millenials.

Lei da anni si occupa di solidarietà in Brasile. Forse noi italiani non pensiamo alle eventuali conseguenze di una pandemia per chi sta peggio di noi…

Guardi, in questi giorni sono in contatto con il personale sanitario per un problema di famiglia. A loro andrebbe dedicato un altare emotivo. Sono esposti non solo alle emergenze sanitarie ma anche alle tensioni della gente. Invece abbiamo un sistema sanitario fantastico. Se succede una cosa come il coronavirus in Brasile o hai l’assicurazione o sei l’ultimo degli ultimi.

Alla fine, cosa augura Enrico Bertolino?

Auguro che finisca come altre volte. Noi milanesi siamo strani. Io sono “isolato” nel quartiere Isola, dove sono nato e da cui non mi sono mai spostato mai. Da Milano sono passati tutti, romani, visigioti, francesi, austriaci: noi da quelli che ci hanno dominato abbiamo portato a casa qualcosa. Anche da questa situazione porteremo a casa qualcosa di utile e importante, il senso della collettività. Milano ultimamente ha fatto tanti progressi, ci manca ancora una cosa. Dobbiamo essere tutti milanesi non solo con Expo ma anche con il virus. “Milan l’è semper on gran Milan, no se sta mai co man in man”.

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