martedì 23 giugno 2015
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Pierre Teilhard de Chardin (citato da papa Francesco nell’enciclica sul creato) e Raimon Panikkar: due personaggi molto diversi, vissuti in tempi diversi. Il primo, sacerdote gesuita, di origine francese, paleontologo e paleoantropologo, morto sessant’anni fa; l’altro, di cultura indiana, sacerdote, filosofo e teologo, vissuto in Spagna, morto cinque anni fa. Non si sono mai incontrati; la loro formazione e le specializzazioni sono state  assai diverse, eppure vi sono diversi punti di contatto nel loro pensiero. Non a caso l’editrice Jaca Book, che ha curato la divulgazione in Italia delle opere di Teilhard, si è assunta l’impresa di pubblicare l’Opera omnia di Raimon Panikkar. Il loro pensiero, in relazione all’Albero della vita e all’ecosofia, è stato oggetto di un recente incontro internazionale promosso dal Coordinamento Europeo Teilhard, dalla Fondacio Vivarium e dalla rivista Uni-versum nell’ambito dell’Expo.Certamente Panikkar ha conosciuto il pensiero di Teilhard e spesso lo cita negli ultimi anni, ma il suo pensiero è indipendente. Quali sono allora i punti di contatto? Fondamentalmente sono  le caratteristiche  della realtà in cui siamo immersi e  la relazione dell’uomo con la Terra.Teilhard è uno scienziato, ma la sua visione  della natura e della  evoluzione si costruisce come esperienza mistica unitaria in una triplice dimensione: cosmica, umana, divina. Un mondo in divenire, in cui si individua una caratteristica della  materia che, a partire dal Big Bang, si fa via via più complessa, fino a raggiungere la soglia della vita, per poi svilupparsi nelle forme viventi che conosciamo. Questo processo culmina nell’uomo che è in grado di leggere il suo passato e il mondo, di trasformare l’ambiente e di prolungare l’evoluzione mediante la cultura. In questo processo, che tende alla coscienza e all’unità, è all’opera una energia divina, c’è una presenza del divino che emana da Cristo, il Dio con noi, che muove l’universo verso le sue mete ultime, il punto finale (omega), una unità nuova di tutta la creazione, realizzata dal Cristo ricapitolatore della storia della umanità. Cosmico, umano, divino: tre dimensioni della realtà, fortemente intrecciate, riconducibili una all’altra o deducibili l’una dall’altra, come notava Cuénot. Questa percezione unitaria della natura è presente in Teilhard fin nei primi saggi  del 1916 e 1918 ed è stupendamente delineata nella sua opera L’ambiente divino del 1926. «L’ambiente divino sono esattamente io», dirà a un amico nel 1936.Qualcosa di simile si ritrova nella visione di Panikkar, secondo il quale la realtà è Vita (con la maiuscola, non soltanto nei suoi aspetti fisiologici) e la realtà umana è esperienza della Vita. Essa presenta un carattere cosmicoteandrico, in cui  si intrecciano l’aspetto cosmico, l’aspetto umano e quello divino. La sua visione non si fonda sulla evoluzione, ma sul rapporto dell’uomo con la terra e sulla "trasparenza" di Cristo nella sua umanità e divinità, nella esperienza del reale. Egli parla di cristofania come pienezza dell’uomo, che va oltre le divisioni di fedi e di culture.
C’è dunque una interrelazione tra cosmico, umano e divino e, come ha notato Ursula King, il cosmoteandrismo di Panikkar può essere confrontato con la sintesi spirituale di Teilhard de Chardin, nata dal dialogo tra fede cristiana ed evoluzione, mentre la visione di Panikkar è molto più radicata nella Teologia della Saggezza. E in questo non si può non cogliere un influsso della cultura dei Veda.L’intreccio fra cosmico, umano e divino nel tempo porta Teilhard a riconoscere nella dimensione evolutiva delle cose, una crescita di complessità che egli attribuisce a una duplice energia: tangenziale, quella comune ai fenomeni fisici, e radiale, che spinge verso uno stato sempre più complesso e centrato, in avanti. Per quest’ultima si tratta di una energia psichica, che assume un carattere spirituale nell’essere umano. Ma in questo caso (per l’energia radiale), ci si può chiedere con Gerard Donadieu, se si tratta di energia nel senso della termodinamica o se si tratta di altro. Su questo concetto si può trovare qualche consonanza con il pensiero di Panikkar che, al di là degli aspetti evolutivi, riconosce la presenza di una energia psichica nella realtà costituita dall’uomo nella sua esperienza di Vita. Un altro punto di contatto molto evidente è rappresentato dalla relazione dell’uomo con la Terra. In Teilhard era quasi la conseguenza della evoluzione, delle radici nell’uomo nel mondo dei viventi. Siamo fatti della stessa stoffa dell’universo, era solito dire. La Terra, la materia come matrice dell’uomo, destinata attraverso l’uomo e con lui attraverso Cristo, a divinizzarsi. Un concetto che ritroviamo fin nei primi scritti. Quasi una intuizione. Nel primo saggio scritto durante la guerra (1916) scrive: «Vi è la comunione con Dio e la comunione con la Terra, e una comunione con Dio attraverso la Terra». Teilhard esprime in termini molto forti questo rapporto: parla di materia adorabile, di materia come matrice dello spirito. In termini analoghi si esprimerà quando nel 1923 in una spedizione sul Fiume Giallo in Cina, nella impossibilità di celebrare la Messa offrirà simbolicamente l’intero cosmo a Dio. I successivi studi del paleontologo non faranno che confermare la sua intuizione.
In Raimon Panikkar l’esperienza della Vita nell’incontro con la realtà lo porterà a una visione e a un impegno ispirati alla saggezza della terra, impegno che egli definisce "ecosofia". È la saggezza di chi sa ascoltare la Terra. Non gli basta l’ecologia, neppure l’ecologia profonda. «Non è la Terra ad aver bisogno di cure, siamo noi i malati. Occorre la Ecosofia, come autentica sapienza, un cambiamento radicale nella nostra percezione sia della Terra, sia dell’Uomo - e del Divino, aggiungo». Di questa fedeltà alla terra, del senso religioso e mistico che lo legava alla natura si può cogliere una testimonianza nell’arduo pellegrinaggio che ormai anziano e acciaccato compì nel 1994 adempiendo a una promessa fatta da ragazzo al padre indù, un pellegrinaggio durato 25 giorni al Monte Kalaisa, montagna sacra in Tibet, di cui ha ha lasciato memoria nella rivista Concilium.Le consonanze notate nelle due personalità non tolgono la diversità degli approcci nella visione della realtà: quello di Teilhard parte da una fenomenologia alla quale egli rivendica una carattere scientifico e che interpreta in chiave cristiana; la visione di Raimon Panikkar, pure cristiana, appare radicata a un misticismo orientale ispirato dai Veda.
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