sabato 17 dicembre 2022
La scrittrice Lucia Tancredi ricostruisce, tra storia e poesia, l’amicizia tra la nobildonna Jacopa Frangipane de’ Settesoli e san Francesco. La donna fu antesignana dei laici del Terz’Ordine
Jacopa Frangipane de' Settesoli, nota anche come “frate Jacopa” (Roma, 1190 circa Assisi, 1239 circa) in un dipinto di Simone Martini. La donna è riconoscibile dai sette soli che ne contornano il capo

Jacopa Frangipane de' Settesoli, nota anche come “frate Jacopa” (Roma, 1190 circa Assisi, 1239 circa) in un dipinto di Simone Martini. La donna è riconoscibile dai sette soli che ne contornano il capo - WikiCommons

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Nella basilica inferiore di San Francesco, ad Assisi, è sepolta accanto ai primi seguaci del Poverello e a pochi metri da lui. La facoltosa Jacopa Frangipane de’ Settesoli lo conosce nel 1210 a Roma quando lei è appena ventenne, già sposata da cinque anni e madre di due figli, e resta affascinata dalla sua predicazione evangelica. Lo aiuta a trovare alloggio presso i benedettini di Ripa Grande e a ottenere udienza dal papa Innocenzo III. «Ama e continua a camminare »: la scrittrice Lucia Tancredi immagina che il santo gliel’abbia detto nel volume Jacopa dei Settesoli. La ricca amica di Francesco (pagina 344, euro 17,90), in libreria per Città Nuova che aveva già pubblicato nel 2006 Io Monica. Le confessioni della madre di Agostino e tre anni dopo la biografia della mistica Ildegarda. La potenza e la grazia. In queste pagine l’autrice ricostruisce, assumendo la prima persona e lo sguardo di madonna Jacopa, la sua amicizia con il patrono d’Italia. E lo fa oscillando fra il registro storico, quello letterario e poetico, facendo immergere i lettori in atmosfere medievali ma tenendo sempre gli occhi puntati su quella relazione speciale che unisce due mondi apparentemente lontani – una giovane nobildonna e un religioso mendicante – in nome della fede e dell’amore per Dio. E non è solo il futuro santo a ispirare lei, ma viceversa lui nel 1221 fonda l’ordine dei “Fratelli e Sorelle della Penitenza” per quei laici che come Jacopa vorranno seguire il suo stile di vita rimanendo nel mondo: è l’attuale terz’ordine francescano. Il carisma dell’assisiate è inclusivo e spazia dagli uomini alle donne (si pensi al secondo ordine francescano, di cui santa Chiara scrisse la Regola, la prima donna al mondo a farlo), fino ai credenti ricchi o poveri che siano. Basta che l’orientamento, la bussola, resti il Vangelo. «Da quando ho conosciuto Francesco, comincio a guardare le cose dal punto d’occhio delle capanne», riflette Jacopa, che lui ribattezzerà affettuosamente “frate Jacopa”. Lei sarà chiamata con una lettera al suo capezzale e definita «serva dell’Altissimo», «carissima»: Francesco avverte che la sua morte è vicina e la vuole insieme ai frati alla Porziuncola. È un passaggio tenero e umanissimo, in cui oltre al panno per avvolgere il suo corpo e ai ceri domanda i dolci «che eri solita darmi quando mi trovavo ammalato a Roma». La scrittrice aggiunge: «Li preparavi ancora prima che chiedessi, perché questo è il nostro amore, fatto di parole zitte». E in questa comunione silenziosa, che renderà Madonna Jacopa testimone del passaggio di Francesco alla vita eterna nella notte fra il 3 e il 4 ottobre 1226, vengono inclusi tutti quei laici che nei secoli accompagnano con amicizia sincera e preghiera ininterrotta il cammino dei frati, in una fraternità allargata che il loro fondatore aveva sognato e desiderato, in un abbraccio con tutte le creature. Jacopa è un’antesignana importante che questo volume consente di immaginare: ai pochi dettagli storici che restano di lei, alle opere di carità compiute nella sua esistenza (morirà ad Assisi nel 1239, a 49 anni), Lucia Tancredi aggiunge quei tasselli letterari che restituiscono una figura a tutto tondo di una donna che, rimasta vedova e dopo la morte del santo, lasciò il potere al figlio Giovanni. Francesco fu canonizzato in tempi record, a neppure due anni dalla morte, il 16 luglio 1228, e lei nel 1231 ottenne a Roma dai benedettini la cessione dell’ospedale di San Biagio, trasfor-mandolo nel convento di San Francesco a Ripa grazie all’aiuto di Papa Gregorio IX.

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