sabato 7 gennaio 2023
Aveva 94 anni. Spaziò dalle installazioni video alla fotografia, dalla sperimentazione cinematografica a quella musicale
Michael Snow a Montréal nel 2015

Michael Snow a Montréal nel 2015 - WikiCommons

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L'artista canadese Michael Snow, figura di spicco nella nascita e nello sviluppo del cinema sperimentale, delle installazioni video e della fotografia concettuale fin dagli anni '60, è morto a 94 anni a Toronto dove era nato il 10 dicembre 1928. La scomparsa dell'autore di opere formalmente audaci, che mettono alla prova la percezione del tempo e dello spazio da parte degli spettatori, è stata annunciata dalla Jack Shainman Gallery di New York. L'opera di Snow comprende dipinti, fotografie, sculture e musica (nato come musicista jazz ha pubblicato in carriera numerosi album di musica improvvisata e ha realizzato le colonne sonore di alcuni suoi film). È stato un artista poliedrico che riflette sulla meccanica della percezione e sui suoi paradossi. «I miei dipinti sono realizzati da un regista, le mie sculture da un musicista, i miei film da un pittore, e a volte tutti quanti lavorano insieme», aveva detto in un’intervista.

Le sculture 'The Audience' (2007) al Rogers Centre di Toronto

Le sculture "The Audience" (2007) al Rogers Centre di Toronto - WikiCommons

Dopo essersi laureato all’Ontario college of art, Snow ha lavorato nel cinema d’animazione. A New York negli anni Sessanta i suoi esperimenti cinematografici suscitarono molto interesse generando amicizia e collaborazioni con registi come Jonas Mekas e musicisti come Steve Reich. Tornato a Toronto ha proseguito nel lavoro sperimentale. Il suo film Wavelength (1967) gli ha fatto guadagnare i consensi internazionali della critica e i suoi 45 minuti di zoom lento sono rimasti un emblema dell’epoca. Snow ha continuato a esporre nuovi lavori e a fare musica, libri e film ottenendo i massimi riconoscimenti nel settore, nel 2004 gli è stato conferito il dottorato ad honorem dalla Sorbona di Parigi.

'Walking Woman' (1967)

"Walking Woman" (1967) - Flickr

La sua prima video-installazione è stata Little Walk e risale al 1964. La sua Walking woman divenne un’immagine di culto, conosciutissima e autenticamente multimediale. La mostra più recente di suoi nuovi lavori, centrata sul libro My Mother’s Collection of Photographs (2022), invece, è attualmente in corso a Parigi alla galleria Martine Aboucaya. Sue video-installazioni, sculture, dipinti e fotografie sono parte di prestigiose collezioni in Canada e in altre parti del mondo, tra cui la Vancouver Art Gallery, la National Gallery of Canada, l'Art Gallery of Ontario di Toronto, il MoMa di New York, il Centre Georges Pompidou di Parigi e il Museum Ludwig di Colonia. Sue importanti mostre sono state organizzate al The Power Plant di Toronto, al Centre national de la photographie di Parigi, al Mamco di Ginevra, al Philadelphia Museum of Art, al Guggenheim Museum di Bilbao. In Italia, nel 2007 la Fondazione Ludovico Ragghianti di Lucca gli ha dedicato una mostra presentando 13 tra le più importanti proiezioni e video-installazioni della sua produzione. Nel 2020 a Firenze, invece, è stata organizzata una mostra negli ambienti di “Base-progetti per l'arte” che ha ripercorso la sua carriera al confine tra musica, pittura, scultura e cinema.

L'installazione 'Flight Stop' (1979) all'Eaton Centre di Toronto

L'installazione "Flight Stop" (1979) all'Eaton Centre di Toronto - WikiCommons

Ricordandone la figura di straordinario sperimentalista, Alberto Barbera, direttore della Mostra del cinema di Venezia, ha ricordato che «Snow negli anni '60 aveva acquisito una notevole popolarità tra i cinefili più attenti per aver diretto alcuni tra i film sperimentali più sorprendenti e apprezzati di tutti i tempi. In particolare Wavelenght e La Région Centrale sono esempi ancora insuperati di riflessione radicale sui limiti e i meccanismi della visione. Impossibile dimenticare l'effetto ipnotico e destabilizzante dell'interminabile zoomata, lunga 45 minuti, che partendo dal totale di un interno spoglio, delimitato all'estremità opposta da quattro alte finestre, restringe progressivamente il campo visivo sino a inquadrare in primo piano una fotografia in bianco e nero sul muro. O le interminabili evoluzioni (180 minuti) di una macchina da presa che ruota e si muove in tutte le direzioni: orizzontalmente, verticalmente, diagonalmente e in spirale, grazie a un supporto appositamente costruito e collocato da Snow in una zona sperduta del nord-est canadese, senza tracce di presenza umana». Barbera ha anche ricordato di quando nel 1985 ebbe modo di conoscere Michael Snow «in occasione della personale che avevo organizzato in collaborazione con Steve Della Casa per il Torino Film Festival. Era una persona cordiale e gentile, oltre che un artista di grande levatura intellettuale. I suoi film rimarranno per sempre come esempi di un cinema avventuroso e audace, teso a esplorare i confini del linguaggio filmico, rimettendo in discussione i pregiudizi, le capacità percettive e le consuetudini mentali degli spettatori» e, aggiungiamo noi, di tanti esperti del settore.

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