martedì 19 settembre 2023
Il teorico del "pensiero debole" aveva 87 anni. Lo studioso ha passato le ultime ore ricoverato in ospedale a Rivoli, dopo che le sue condizioni di salute si erano aggravate negli ultimi giorni
Gianni Vattimo

Gianni Vattimo - Ansa/Epa

COMMENTA E CONDIVIDI

È morto nella serata a Torino il filosofo Gianni Vattimo. Aveva 87 anni. Lo studioso ha passato le ultime ore ricoverato in ospedale a Rivoli, dopo che le sue condizioni di salute si erano aggravate negli ultimi giorni. Dal 2008 era docente emerito di Filosofia teoretica all'Università di Torino, dove aveva insegnato dal 1964.

Nato a Torino il 4 gennaio 1936, Vattimo fu allievo di Luigi Pareyson e tra le sue principali fonti di ispirazioni vi furono Jacques Maritain, Emmanuel Mounier e Georges Bernanos. La filosofia ermeneutica di Vattimo, antifondazionalista tuttavia non relativistica, fu riassunta nello slogan di successo "pensiero debole" e trovava il nucleo ispirativo più significativo nel cristianesimo, il cui Dio si incarna nell'uomo, si fa debole per offrire un messaggio di verità e carità. Dal cristianesimo, frutto di una fede giovanile via via sempre più ripresa e ravvivata nella matura età, trasse le domande esistenziali della sua ricerca filosofica e, se non le risposte ultime, i significati persuasivi e gli interrogativi che arricchivano il suo pensare. Benché negli anni Ottanta qualsiasi riferimento diretto al cristianesimo resti pressoché assente dai suoi scritti, nel 1996, con il libretto-confessione Credere di credere, Vattimo esplicitamente fece professione di fede cristiana, indicandone nella kénosis, nell'incarnazione di Dio, il messaggio principale.

Risale al 1983 la formulazione di un "pensiero debole", sulla scorta della critica alla metafisica fondazionalistica operata da filosofi come Nietzsche e Heidegger. Per Vattimo il debolismo non comporta un nuovo assolutismo relativista, bensì la ricerca di una ontologia debole, che intende ancora in qualche modo l'essere, non riduce tutto a nulla, un essere interpretato come evento, storicità aperta all'oltre, incarnazione, umanità. Inoltre l'indebolimento non l'abbandono dell'ontologia comporta di pari passo una critica della violenza, che sia quella colonialista o tecnocratica, quindi un'etica non-violenta, incentrata sulla pietas e la carità.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: