sabato 16 gennaio 2016
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«È una questione di allenamento, motivazione e soprattutto di testa. Quando arrivano i primi risultati non ti vuoi più fermare». Dorotha Wierer, 26 anni il 3 aprile, racconta così il salto di qualità che nel 2015 l’ha trasformata nell’astro nascente del biathlon internazionale e nel nome nuovo dello sport italiano, riportando un’atleta azzurra a rivincere una gara di Coppa del Mondo della specialità dopo 15 anni. Una storia di passione, quello tra “Doro” e lo sport dello «scia-e-spara» iniziata quando era bambina a Rasun-Anterselva, la cittadina della provincia di Bolzano in cui la ragazza è cresciuta e vera “mecca” italiana della disciplina.  «Come tutti i bimbi delle mie parti - racconta Dorothea - ho imparato a sciare e a 10 anni per la prima volta ho provato a sparare al poligono, seguendo i miei fratelli più grandi che lo praticavano. Ovviamente con un fucile ad aria compressa e bersagli più vicini». Da quel momento non ha praticamente più smesso. Dalla Sportoberschule di Malles Venosta, la Scuola Superiore Sport Invernali dove “Doro” si è diplomata e ha migliorato la sua tecnica, fino alla convocazione nelle Nazionali giovanili azzurre, dove ai Mondiali juniores prima del 2008 e poi del 2011 scrive la Storia. In tutto quattro medaglie, di cui tre d’oro (individuale, inseguimento e sprint) nella stessa edizione. Nessuna come lei. E poi la Coppa del Mondo, con l’esordio a 19 anni nel 2009, i piazzamenti e la crescita costante. Un percorso per l’atleta del Gruppo Sportivo della Guardia di Finanza che ha avuto (per ora) il punto più alto nell’anno appena trascorso. «Le radici del mio ottimo 2015 - racconta l’atleta che in Germania ha ap- pena vinto la sua seconda gara individuale di Coppa del Mondo a Ruhpolding - vengono dagli stimoli e dalle sensazioni arrivate nel 2014 [dove nella staffetta mista ha vinto anche una medaglia di bronzo ai Giochi di Soci ndr].  Da lì siamo partiti e grazie a tanto lavoro, impegno e a un ottima programmazione pensata dai tecnici federali sono arrivata a giocarmela spesso con le prime del mondo». La prima volta sul gradino più alto del podio di Coppa del Mondo non si scorda mai: il 3 dicembre 2015, nella 15 km individuale della Coppa del Mondo a Östersund in Svezia le ha messe tutte dietro. «Ho vinto anche perché non mi aspettavo nulla - ricorda Dorothea - ho sciato bene e al poligono ho sparato senza pensare a nulla, solo a fare bene quello che dovevo». E dodici giorni dopo, a Hochfilzen in Austria la ragazza di Rasun-Anterselva ha fatto il bis nella staffetta insieme a Vittozzi, Oberhofer e Sanfilippo. Una vittoria che ha un segreto, oltre a quello tecnico. «Non siamo in molte in squadra, circa una decina - spiega la biatleta - ma siamo un bel gruppo.  Quando siamo in giro per l’Italia e per il mondo non siamo in albergo, ma in piccoli appartamenti. Mangiamo insieme, laviamo i piatti, insomma condividiamo e ci conosciamo molto. E in gara aiuta. Poi - prosegue la 26enne - il fatto di avere un paio di atlete tra le prime a livello individuale stimola le altre a migliorarsi, a lavorare al limite ». Adesso però per Dorothea l’obiettivo è migliorare ancora. Con tanto allenamento. «Il lavoro maggiore l’abbiamo fatto prima dell’inizio della stagione - racconta Dorothea - ora durante la Coppa del Mondo cerchiamo più che altro di riposare tra una tappa e l’altra, svolgendo magari allenamenti un po’ più specifici che cambiano anche in base all’atleta. Per esempio - spiega ancora la biatleta - io generalmente curo più la parte di fondo e sparo di meno, ma c’è chi ha più bisogno di esercitarsi al poligono. Per essere tra le prime in questa Coppa del Mondo però serve sempre una gara perfetta. A differenza di altre discipline femminili, come per esempio lo sci nordico - racconta Wierer - nel biathlon non c’è una dominatrice assoluta, ma tante ragazze che possono vincere e ogni volta che si scende in pista può succedere di tutto. E può non bastare fare il proprio meglio. Di certo rispetto alle ultime gare devono riuscire a sbagliare di meno». Un’atleta determinata ma che fuori non è molto diversa dalle sue coetanee. «Faccio quello che fanno le ragazze della mia età - spiega - mi piace fare shopping, uscire con le amiche. Una volta adoravo lavorare a maglia con l’uncinetto ma mi è venuta un’infiammazione alla mano e ho smesso». Una ragazza normale che si è sposata con l’allenatore Stefano Corradini nel maggio 2015 ed è sulle copertine dei giornali non solo per le prestazioni con sci e fucile. «Mi dicono che sono bella? Non mi dà fastidio, alla fine è anche un complimento. Però l’importante che parlino di me perché faccio i risultati».
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