lunedì 9 dicembre 2019
L'Agenzia mondiale antidoping ha sanzionato la Russia per le ripetute pratiche scorrette in materia di controlli antidoping
La Russia bandita da Olimpiadi e Campionati mondo per quattro anni

La sede del Comitato Olimpico Russo a Mosca (Ansa)

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Avrebbero dovuto riunirsi a Parigi, ma lo sciopero del settore pubblico nella Ville Lumière ha dirottato i componenti del Comitato Esecutivo dell’Agenzia mondiale antidoping (il cui acronimo inglese è Wada) su Losanna. Così la sentenza più dura nella storia dell’olimpismo viene pronunciata proprio nella città sede del Comitato olimpico internazionale. Era nell’aria, ma ieri all’ora di pranzo la notizia ha assunto il crisma dell’ufficialità: la Russia sarà esclusa dalle prossime due edizioni dei Giochi Olimpici, gli estivi di Tokyo 2020 e gli invernali di Pechino 2022, nonché da tutti i Campionati mondiali di qualsiasi disciplina per quattro anni. La truppa di Mosca e dintorni viene severamente punita perché recidiva nel falsificare i dati dei controlli antidoping sui propri atleti. Recentemente è emerso infatti come migliaia di dati siano stati cancellati o manipolati per proteggere almeno 145 atleti. Il tutto nonostante dal 2014 il Paese fosse sotto sanzioni e nel mirino della Wada.

Bando totale doveva essere, bando totale è stato. Ciò che fino ad ora era il meccanismo utilizzato solo nell’atletica, ed in parte ai Giochi invernali di Pyeongchang 2018, sarà esteso a tutte le discipline. Riuniti a porte chiuse sulle rive del lago Lemano i dodici membri dell’Esecutivo hanno approvato all’unanimità l’intero elenco di sanzioni proposto dal Comitato indipendente di revisione della conformità. Di conseguenza niente vessillo e inno nazionale russo in qualsiasi contesto olimpico e mondiale per un quadriennio: ne vanno di mezzo, tra l’altro, sia Olimpiadi e Paralimpiadi sia la Coppa del mondo di calcio in Qatar nel 2022. Gli atleti puliti potranno partecipare alle competizioni come neutrali e autorizzati solo se non avranno violato il codice mondiale antidoping. «Devono dimostrare – ha spiegato il portavoce della Wada – di non essere coinvolti nei programmi descritti nel rapporto McLaren o che i loro i campioni non sono stati falsificati».

Tra i divieti imposti c’è anche il bando della parola Russia e della sigla “RUS” accanto a nomi di atleti e squadre. Sul punto si è seguita la linea scelta in passato dall’atletica, quella cioè di comporre il team degli atleti neutrali autorizzati, e non quanto accaduto a Pyeongchang dove si decise di far partecipare il team degli atleti olimpici russi. Insomma nel calderone finiscono tutti, ma chi dimostrerà la completa estraneità potrà sperare nella grazia e nella conseguente autorizzazione a gareggiare da neutrale.
In più, l’agenzia antidoping nazionale (Rusada) viene esclusa nuovamente dalla Wada e i funzionari del governo russo, nonché i membri del Comitato olimpico e paralimpico non potranno essere accreditati ad alcun evento. Sullo sterminato suolo russo, infine, non sarà consentito ospitare competizioni olimpiche o mondiali, oppure candidarsi per esse. Non sono in pericolo le quattro partite dell’Europeo di calcio 2020 a San Pietroburgo, giacché si tratta di competizione continentale. Salva anche la finale della Champions League 2021, in agenda sempre a San Pietroburgo.

La Russia paga perché non ha svolto i compiti assegnati: doveva consegnare alla Wada i dati del laboratorio di controllo di Mosca, invece ha manomesso il materiale. «Il doping russo ha danneggiato lo sport pulito per troppo tempo, alla Russia è stata data ogni opportunità per ripulirlo, ma invece ha deciso di continuare a ingannare e negare», ha spiegato il numero uno della Wada, Craig Reedie, aggiungendo: «Con questa decisione abbiamo preservato i diritti degli atleti russi, i quali per gareggiare devono dimostrare di non aver beneficiato di questi atti fraudolenti».

La Russia avrà tre settimane per presentare ricorso alla Corte internazionale dello sport, il Tas di Losanna, cui spetterà l’ultima parola. Da Mosca le prime reazioni sono state di fuoco: «Sono sicura al 100% che faremo appello per difendere i nostri atleti», ha dichiarato Svetlana Zhurova, primo vicepresidente della Commissione internazionale della Duma, la camera bassa del Parlamento. Il presidente della Rusada, Yury Ganus, ha parlato di «tragedia per gli atleti puliti», evidenziando un certo pessimismo nel ritenere che non ci sia «alcuna possibilità di vincere l’appello dinanzi al Tas». Lo stesso Ganus ha poi svelato che alcuni atleti starebbero pensando di lasciare la Russia per competere ai Giochi. Sulla vicenda è intervenuto pure il premier Dmitry Medvedev, spronando all’appello («Credo che le organizzazioni responsabili di questi temi dovrebbero contestare la decisione»), sottolineando come nella comunità sportiva russa «esistono ancora notevoli problemi con il doping» e definendo «un’isteria anti-russa ormai cronica» il fatto che le decisioni colpiscano «atleti già puniti in passato». Dal canto suo il Cio, già nelle scorse settimane aveva annunciato di «sostenere sanzioni severe contro tutti i responsabili della manipolazione dei dati antidoping». È forse solo l’inizio di un nuovo percorso, volto a smascherare le pratiche illecite.
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