domenica 25 luglio 2021
Divenuta sottosegretario all’Industria il 26 luglio di 70 anni fa, fu la prima donna a entrare in un governo. Fu deputata e sindaca di Palestrina
Donne e politica, la pioniera Guidi Cingolani
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Il 26 luglio 1951, in uno di quegli esecutivi che sovente – nella cosiddetta Prima Repubblica – prendevano corpo a ridosso delle ferie estive, per la prima volta una donna fece il suo ingresso al governo. Angela Maria Guidi Cingolani divenne sottosegretario all’Industria e al commercio, ma non sarà un governo “balneare”, il De Gasperi VII, durerà quasi due anni. Lo statista trentino per rompere un tabù aveva attinto al meglio che il suo partito potesse offrire. Quel primato per Angela Guidi Cingolani arrivava a coronamento dei tanti che aveva inanellato nel tempo. Un’iniziativa de “Il domani d’Italia”, diretto da Lucio D’Ubaldo, tenta di toglierla da un ingiusto oblio. Fu impegnata, fin dalla Prima guerra mondiale, con don Luigi Sturzo, nell’Opera per l’assistenza degli orfani di guerra, e poi nel movimento che chiedeva di aprire al voto alle donne: era stata la prima tesserata donna del Partito popolare. Ispettrice del lavoro (unica donna a partecipare al concorso), nel 1921 aveva fondato il Comitato centrale per la cooperazione e il lavoro femminile legato all’Azione Cattolica, di cui rimase segretaria generale fino allo scioglimento. Direttrice del settimanale “Il Lavoro femminile”, da giornalista collaborò per varie testate, fra cui “L’Avvenire d’Italia” e “Il Popolo”.

Durante il fascismo era stata poi costretta a trasferirsi a Ginevra, dove aveva conosciuto il futuro marito ed ex parlamentare del Ppi Mario Cingolani, vedovo e padre di tre figli, autorevole esponente dell’Azione Cattolica, che sarà anche membro della Costituente. Finita la Seconda guerra mondiale, nella Democrazia Cristiana Angela Guidi Cingolani era stata l’unica donna eletta al primo Consiglio nazionale, oltre che delegata nazionale del Movimento femminile. Sarà poi fra le 21 costituenti donne, nove del Partito comunista, nove della Dc, due del Partito socialista e una del Partito dell’Uomo Qualunque. E viene ricordata anche per un ennesimo primato conseguito, come apripista per l’universo femminile. Il 1° ottobre 1945 era stata, infatti, la prima donna a intervenire nell’aula di Montecitorio, alla Consulta nazionale. Memorabili le sue parole, sul filo dell’emozione: «Colleghi Consultori, nel vostro applauso ravviso un saluto per la donna che per la prima volta parla in quest’aula. Non un applauso dunque per la mia persona ma per me quale rappresentante delle donne italiane che ora, per la prima volta, partecipano alla vita politica del Paese. Ardisco pensare, pur parlando col cuore di democratica cristiana, di poter esprimere il sentimento, i propositi e le speranze di tanta parte di donne italiane; credo proprio di interpretare il pensiero di tutte noi Consultrici invitandovi a considerarci non come rappresentanti del solito sesso debole e gentile, oggetto di formali galanterie e di cavalleria di altri tempi, ma pregandovi di valutarci come espressione rappresentativa di quella metà del popolo italiano che ha pur qualcosa da dire, che ha lavorato con voi, con voi ha sofferto, ha resistito, ha combattuto, con voi ha vinto con armi talvolta diverse ma talvolta simili alle vostre e che ora con voi lotta per una democrazia che sia libertà politica, giustizia sociale, elevazione morale».

Fu una vera e propria antesignana del femminismo cattolico. Con tutte le peculiarità che questo comporta («femminista con l’uso della ragione», si autodefiniva), nella visione armonica della società, e nella centralità della famiglia, facendone una grande protagonista anche di quel movimento trasversale di donne che si battevano per l’abolizione delle case di tolleranza. Sarà un lungo cammino, con grandi resistenze, che si concluderà solo nel 1958, con l’approvazione della legge Merlin. Nel frattempo la pluriprimatista Angela Guidi Cingolani non era più parlamentare. Dopo i due anni da sottosegretaria non era stata rieletta e la sua capacità di dedizione al bene comune l’ha messa al servizio della sua cittadina, divenendo sindaca (oggi si dice così) di Palestrina per circa un decennio. Perché per le donne non è stato mai, e non è ancora, facile. Per avere una donna ministro si dovrà attendere il 1976, con la nomina di Tina Anselmi a ministro del Lavoro. Sono arrivate sino a guidare le assemblee parlamentari, e più di recente anche la Corte Costituzionale, con Marta Cartabia. Ma non sono state mai presidenti del Consiglio o Capi dello Stato. Segno di una parità piena ancora lontana. ©

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