mercoledì 4 maggio 2022
Il cineasta napoletano premiato per il Miglior film e per la Migliore regia con “E' stata la mano di Dio” che totalizza cinque statuette, ma è battuto da “Freaks Out” di Mainetti che ne conquista sei
Il regista Paolo Sorrentino premiato con il David di Donatello

Il regista Paolo Sorrentino premiato con il David di Donatello - Ansa

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Non c’erano molti dubbi che Paolo Sorrentino vincesse il David per il miglior film e quello per la regia con E’ stata la mano di Dio, Gran Premio della Giuria a Venezia, molti riconoscimenti internazionali e un Oscar appena sfiorato. Ed è stato bello vedere finalmente sul palco dei David, tornati quest’anno per la loro 67esima edizione a Cinecittà, presentati da Carlo Conti e Drusilla Foer e quasi liberi dai lacci della pandemia, anche Teresa Saponangelo, migliore attrice non protagonista, che nella storia intima e universale, sincera e generosa raccontata dal regista napoletano, interpreta la madre di Fabietto, prematuramente scomparsa insieme al marito a causa di una perdita di gas.

Nel corso della serata arrivano anche i premi per la fotografia di Daria D’Antonio e il David Giovani. Felice, commosso, Sorrentino ringrazia la moglie Daniela, i figli, la troupe, il cast e dedica il premio alla giovane Ludovica Bargellini, che aveva lavorato con lui e che è recentemente scomparsa in seguito a un incidente stradale. Ma se E’ stata la mano di Dio colleziona cinque statuette, Freaks Out di Gabriele Mainetti arriva a sei e si piazza dunque al primo posto per il numero di David vinti: quelli per la produzione (Andrea Occhipinti, Gabriele Mainetti, Stefano Massenzi, Mattia Guerra), la fotografia di Michele D’Attanasio, le scenografie di Massimiliano Sturiale e Ilaria Fallacara, il trucco, le acconciature, gli effetti visivi.

Ennio di Giuseppe Tornatore, straordinario e personalissimo ritratto di Morricone, vince non solo come miglior documentario, ma anche i David per il montaggio di Massimo Quaglia e Annalisa Schillaci e per il suono. «Non ho ancora trovato le ragioni del successo di questo lavoro – dice Peppuccio - ma forse è da ricercare nel modo in cui Ennio si è raccontato rivolgendosi al pubblico come a un amico di cui ci si può fidare. Dedico premio a mia madre a Maria Morricone». Qui rido io di Mario Martone invece sale sul podio con l’attore non protagonista, Eduardo Scarpetta, che alla sua prima candidatura e visibilmente commosso dedica il premio al padre Mario, scomparso quando lui aveva solo 11 anni, e con la costumista Ursula Patzak.

Due David anche per Ariaferma di Leonardo Di Costanzo, un piccolo grande film che all’ultimo Festival di Venezia è stato tra i titoli più amati sia dalla critica che dal pubblico: a convincere i membri dell’Accademia sono state la sceneggiatura originale dello stesso Di Costanzo, Bruno Oliviero e Valia Santella e l’interpretazione di Silvio Orlando, miglior attore protagonista. «Vi assicuro che non me lo aspettavo», dice l’attore napoletano, e i suoi ringraziamenti vanno alla moglie Maria Laura, «la persona migliore che abbia mai incontrato». «Io non volevo farlo questo film – dice ancora Orlando – perché non pensavo di essere all’altezza di un personaggio così lontano dalle mie corde. Di Costanzo mi ha quasi obbligato e ora sono qui».

Classici e giovanissimi: così il presidente e direttore dei David di Donatello Piera Detassis definisce i premi di questa 67esima edizione. E infatti a sorpresa quello per la migliore attrice protagonista va alla diciassettenne non professionista Swami Ruotolo, rivelazione di A Chiara di Jonas Carpignano: la ragazzina, sommersa dai baci e gli abbracci della famiglia in lacrime, ha sbaragliato quattro affermatissime colleghe, tra cui la favorita Miriam Leone, bionda Eva Kant in Diabolik, film che ha vinto solo per la canzone originale di Manuel Agnelli, mentre la migliore colonna sonora è quella firmata da Nicola Piovani per I fratelli De Filippo di Sergio Rubini.

Nella categoria migliore sceneggiatura non originale vincono Monica Zappelli e Donatella Di Pietrantonio per L’arminuta di Giuseppe Bonito: «Il nostro lavoro è bello se anche quello degli altri lo è – dicono – e a volte i personaggi sfuggono a chi scrive e prendono strade inaspettate arrivando al cinema. Difficile essere felici in questi mesi, ma dobbiamo continuare a esercitare il nostro impegno». Migliore regista esordiente infine Laura Samani per Piccolo corpo che portandoci su un'isoletta del nordest all’inizio del Novecento ci fa incontrare Agata. La donna ha appena partorito una bambina morta che non può essere battezzata. Non accettando che sua figlia resti «un'anima perduta nel limbo» la giovane decide di portare la piccola in Val Dolais, fra le montagne innevate dell'estremo nord, dove c'è una chiesa in cui risvegliano i bambini nati morti.

Come già annunciato, il David degli spettatori va a Me contro te, fenomeno cinematografico che ha riportato in sala tanti bambini e i loro genitori. Il miglior film internazionale è Belfast di Kenneth Branagh (ritirato dall’undicenne Jude Hill che sogna un futuro di attore nei film Marvel), mentre il David alla carriera è per Giovanna Ralli e quelli Speciali sono per Sabrina Ferilli e Antonio Capuano, premiato da Sorrentino che l’ha fatto diventare un personaggio del suo ultimo film. «Capuano è stato un maestro di libertà e vitalità, che contano più della bellezza di un film», ha detto il regista. E Capuano dedica il premio alla sua ragazza «che non c’è più».

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