martedì 13 aprile 2010
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«Fa paura anche solo a nominarlo, il cancro. E fa paura ancora di più quando ce l’hai. Io sono una persona fortunata perché adesso sono qui, con voi, e tra pochi giorni in scena». È un Placido Domingo sereno e sorridente quello che racconta del suo ritorno in scena per la prima volta dopo la riuscita operazione al colon a cui si è sottoposto ai primi di marzo. Il cantante madrilegno, classe 1941, vinto il cancro sarà venerdì prossimo sul palcoscenico della Scala con il verdiano Simon Boccanegra, versione 1881, diretto dall’amico Daniel Barenboim per la regia di Federico Tiezzi.Dopo diverse prove come Figaro (e in attesa di un Rigoletto discografico per il momento messo in stand by), Domingo torna, nel ruolo che dà il titolo all’opera, a cantare nella voce di baritono. «Un declassamento? No, certamente. Pretendo di cantare come penso e come so, con le mie possibilità vocali. Poi Simone è un personaggio gigantesco, tra i più amati da Verdi. E nel prologo, dove tutte le voci sono nei toni gravi, Boccanegra ha la funzione, se non tecnicamente la voce, del tenore». Per Domingo l’opera ha un fascino tutto particolare: «Avevo scelto Simon Boccanegra per chiudere la carriera. Invece, grazie a un problema di date con Daniel, è arrivato un po’ prima. Ora anziché chiudere, segna una continuazione tutt’altro che scontata. E per questo cantarlo è per me una gioia doppia».L’allestimento arriva a Milano dopo essere stato presentato in coproduzione a Berlino. «Al teatro di Unter den Linden» ha spiegato Tiezzi «la scena di minori dimensioni suggeriva un dramma da camera. La vastità del palco della Scala ha consentito invece diverse differenze. L’opera sarà più astratta e simile a un grande affresco». Il regista interpreta il dramma di Verdi, ambientato nella Genova del Trecento e caratterizzato da un forte salto cronologico (25 anni) tra prologo e i restanti tre atti, come «un gioco di scatole inserite l’una dentro l’altra. La prima è la vicenda di Simone, doge a furor di popolo ma suo malgrado, ed è trattata come un dramma di Strindberg o un film di Bergman; la seconda è lo scontro politico vero e proprio; la terza è quella del tempo e delle stagioni della vita». E il regista inserisce anche un omaggio all’imminente anniversario dell’unità d’Italia. «Boccanegra è un’opera a forte sfondo patriottico. Quando all’ultimo atto il coro assiste alla morte di Simone, abbandona gli abiti del Trecento per indossarne di ottocenteschi. È un omaggio agli ideali che Verdi ha riversato nel personaggio del Doge genovese».Dopo Simone, ruolo numero 131 della sua carriera, Domingo a settembre tornerà tenore a Los Angeles per la prima mondiale de Il postino, opera del messicano Daniel Catàn tratta dal film con Massimo Troisi, dove sarà il poeta Pablo Neruda. «Ma quello che è sicuro – racconta il cantante – è che d’ora in poi cercherò di promuovere la prevenzione. L’ho imparato sulla mia pelle: ho sempre rinviato i controlli fino a che un malore a Tokyo ha fatto scattare il campanello d’allarme. Per fortuna è stato possibile intervenire in tempo e non ho avuto nemmeno bisogno della chemioterapia. Ma non mi stancherò mai ripeterlo: una semplice colonscopia al momento giusto ti salva la vita».
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