venerdì 8 aprile 2011
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La chiesetta di Santa Maria Valverde, nel comune di Marano, splende abbarbicata sul Monte Castelon: recenti scavi archeologici hanno rilevato qui la presenza di un antico tempio romano dedicato alla dea Minerva. Villa Amistà, situata nei dintorni di San Pietro in Cariano, rappresenta una delle tante dimore storiche venete (risale al XVI secolo) che punteggiano le tre vallate che scandiscono la Valpolicella, "patria" dell’omonimo vino tra Verona e il lago di Garda. Ebbene, al suo interno è stato creato un "albergo-museo" – il Byblos Art Hotel – con esposte opere permanenti di Mimmo Rotella e altri artisti di fama internazionale.Tradizione e (post)modernità intessono il profilo di una valle in cui si producono alcuni dei migliori vini rossi d’Italia (e non solo): quel Valpolicella già cantato da Ernst Hemingway («cordiale come un fratello con cui si va d’accordo», scrisse l’autore di Per chi suona la campana), l’inebriante Recioto e l’augusto Amarone, marchi di garanzia che testimoniano la natura paradossale di un territorio, al contempo identitario e di passaggio, situato lungo la via del Brennero e porta di ingresso nella pianura padana per chi viene dal Nord. Un’area popolata (e coltivata, nei 240 chilometri quadrati che lo compongono) perfino da millenni, se è vero che nella grotta di Fumane – situata nel Parco delle cascate di Molina, grazioso borgo a quota 800 metri, tra cascate naturali e boschi in fiore – son state rinvenute testimonianze dell’uomo di Neanderthal risalenti a 90 mila anni fa. Dal capoluogo Verona, dunque, la strada conduce verso il Monte Baldo che incombe sul Garda: i dolci declivi intessuti di vigne hanno a loro tempo avvinto Dante Alighieri, che qui soggiornò durante l’esilio a Verona, ospite dei Della Scala. Un suo discendente, Alvise, abita ancora in villa Sarego Alighieri a Gargagnago ed è paladino della difesa di questa terra, minacciata dall’ampliamento di un cementificio nei dintorni di Fumane. L’eco di questa terra non è assente dalla Divina Commedia: alcuni studiosi hanno riconosciuto nelle Malebolge, l’8° cerchio dell’Inferno, una somiglianza con il ponte di Veja, una bizzarra configurazione geologica, appunto a forma di ponte, che si ammira nel vicino parco della Lessinia. Negrar, oggi sede di un ospedale voluto dal "santo della carità" in terra veronese, don Giovanni Calabria, è coronata da varie frazioni adagiate sui colli circostanti: in una di esse, Arbizzano, abita Tim Parks, scrittore d’Inghilterra "immigrato" nella terra del recioto. In questo angolo di Veneto nacque, 100 anni orsono, Emilio Salgari, il cantore dell’Estremo Oriente che mai si mosse dalla rive dell’Adige ma fece percorre alla sua e altrui fantasia mari e oceani in cerca dell’esotico. Si muovono, invece, e molto, quelli che dalla Valpolicella ormai portano il loro vino in ogni angolo del mondo: Sandro Boscaini, patron della Masi Agricola (e sponsor dell’omonima Fondazione, che assegna ogni anno l’autorevole premio Civiltà Veneta), lo racconta nel suo Mister Amarone. Un uomo e un vino dal Veneto al mondo, edito questa settimana da Marsilio (pagine 192, euro 19,50). Già il fatto che il racconto-intervista del "re dell’Amarone" sia opera di una giornalista inglese dell’ "International Herald Tribune", Kate Singleton, la dice lunga sulla capacità "glocal" di una terra e di una gente capace di vivere il "qui" e l’ "altrove". Un territorio-calamita per la sua bellezza, la Valpolicella, se è vero che i vip di Hollywood Angiolina Jolie e Brad Pitt hanno acquistato una villa da queste parti, conquistati dalla gradevolezza del clima e consci della notorietà "vinicola" della valle.Poco oltre Negrar, San Pietro in Cariano e Sant’Ambrogio in Valpolicella accostano alla coltura della vite il lavoro del marmo, il pregiato "rosso di Verona", esportato da abili commercianti in giro per il globo: le pievi . Vino e marmo, doni della terra che rendono queste zone ricche di un benessere diffuso ma ancora ancorato a valori "antichi", di gente "appartata" (Sandro Boscaini), di lavoro, di umanità e di tradizione cristiana. A San Pietro in Cariano nacque, per l’appunto, don Francesco Oliboni (1825-1858), partecipante alla prima spedizione africana dei sacerdoti di don Mazza di cui faceva parte il futuro santo Daniele Comboni. Il viaggio prosegue e si arriva al limitare meridionale della Valpolicella, Pescantina, dove l’Adige scorre placido e la vite lascia il posto - lo dice il nome stesso - alla coltivazione intensiva delle pesche. Luogo di incrocio, anche visivo, tra Sud e Nord, a Pol di Pescantina, frazioncina quasi invisibile, "nacque" il don Camillo di Guareschi. Il Giovannino parmense venne rinchiuso in questo campo di prigionia sulla via della Germania, dove venne internato dai nazisti. E scrisse di aver conosciuto qui un prete, padre Paolino Beltrame Quattrocchi (figlio dei coniugi Beltrame Quattrocchi, beatificati nel 2001 da papa Wojtyla) che fu per lo scrittore nientemeno che l’ispiratore di don Camillo Il quale, insomma, profuma anche un po’ di Valpolicella.
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