venerdì 22 gennaio 2010
Un altro modo per arrivare al confronto di domenica sera: la vigilia rossonera e la mostra da 30mila visitatori per i 110 anni del club, quella nerazzurra con la ressa alla cassa del negozio dedicato per comprare una maglietta di Milito.
COMMENTA E CONDIVIDI
Sale la febbre da derby sotto le guglie del Duomo. E come non accadeva da tempo, l’adrenalina manda in ebollizione le due tifoserie che si ritroveranno in un Meazza prevalentemente nerazzurro (è Inter-Milan) e completamente esaurito. Ognuno vede questa sfida da un’angolazione diversa e per ora l’unico punto di contatto tra i due club (oltre il sogno tricolore) è lo stesso stadio, San Siro e i due spogliatoi, ovali. Ma la differenza tra Inter e Milan, fanno notare i più attenti - forse architetti di interni - , si legge già nell’arredamento dello spogliatoio: spartano e con le vecchie panche che richiamano ai fasti di Helenio Herrera per i nerazzurri; hi-tech con sedili in pelle e schermo al plasma sopra alla testa di ogni singolo giocatore, quello rossonero. Simbologia del club più avanzato per organizzazione, scientificamente preparato dal suo “Milan Lab”, in azione 24 ore su 24. E poi prima che ce lo ricordi il suo vicepresidente Adriano Galliani, ribadiamo: «il Milan è il club più titolato del mondo», con i suoi 18 titoli internazionali ai quali si devono aggiungere i 27 nazionali.Trofei messi in bella vista per gli occhi luccicanti dei tifosi rossoneri che dal 17 dicembre a oggi hanno affollato la mostra “Milan: 110 e lode” che è stata allestita nelle cornice affascinante e nobiliare di Palazzo Bagatti Valsecchi. Quasi 30mila i visitatori di questo spazio museale (gratuito) di via Gesù, dedicato alla gloriosa storia del Milan in cui il club della vicina via Turati ha messo in mostra tutti i suoi cimeli, dalle maglie storiche, alle Coppe, ai pregiatissimi Palloni d’Oro. In una saletta dai soffitti intarsiati gli schermi rimandano le gesta degli 8 milanistri vincitori del Pallone d’Oro: Kakà, Van Basten (3 edizioni), Weah, Shevchenko e Gullit. Manca quello di Gianni Rivera, il che lascia spazio alle fantasie dei tifosi... I quali però dimenticano in fretta il vuoto sul piedistallo lasciato dal trofeo del “Golden-boy”, per dispiegare fazzoletti e commuoversi dinanzi al filmato del “coast to coast” di Weah e ai passi di danza con gol da cineteca del cigno di Utrecht, Marco Van Basten.Persino gli interisti di passaggio a Palazzo Bagatti Valsecchi rimangono incantati e sul libro dei visitatori (si sprecano le firme in cinese e giapponese) lasciano la loro dedica ossequiosa: «I campioni d’Italia hanno visitato la mostra dei cugini. Che sofferenza! Firmato: W Inter e abbasso Milan». Sfottò al quale il milanista risponde in fondo alla pagina con messaggi di invito a Mourinho a venire a vedere chi ha “i tituli” o con frasi tipo: «Se un’idea del genere l’avesse avuta l’Inter, sarebbe bastata una sola stanza...». Siamo già in clima striscioni da Curva, ma ancora dentro la zona mista di sportività e folklore. L’Inter invece nello stesso periodo in cui il Milan si è messo in mostra, a poche centinaia di metri - tra Corso Venezia e Piazza San Babila - ha aperto il “W-Inter Store” per la gioia di bambini e adulti ammaliati dalle maglie originali dei loro idoli nerazzurri e dai tanti gadgets assiepati sugli scaffali, per i quali sotto Natale, si è arrivati alla ressa d’acquisto. Uno scambio di ruoli sorprendente: il Milan da sempre società a vocazione commerciale si è dato alla “storia che un tempo era a pannaggio” dell’Inter. La Beneamata invece, pur con gli spogliatoi più spartani, cavalca l’onda mercantile. Del resto siamo realisti, il calcio sia per Berlusconi che per Moratti oltre che una passione è prima di tutto un grande business. La fabbrica dei sogni regala ancora emozioni al bambino che si porta a casa (a quasi 100 euro) la maglia di Milito o l’anziana signora che incontrando alla mostra la bandiera rossonera Franco Baresi si rammarica con se stessa e con il marito: «Se sapevo che c’era il “Capitano” avrei indossato un abito più elegante...».Per domenica sera a San Siro è richiesto l’abito scuro, perché sarà una vera serata di gala. Sua “eleganza” Marco Tronchetti Provera invita da padrone di casa gli studenti della Bocconi a seguire «questo derby molto interessante per chi ama il calcio». Un derby molto trendy che si gioca tutto all’insegna della griffe.Così il Milan firmato Dolce&Gabbana torna a sentirsi vicino all’Inter sulla passerella, con Balotelli, Muntari, e il secondo portiere Toldo attesi alla sfilata di Versace. Tutto fa business e la storia anche per il Milan “magister football” chiuderà i battenti con il termine della mostra che è stata prolungata per gentile concessione fino al 16 febbraio (quattro giorni prima della chiusura del “W-Inter Store”). Ma un Museo, un luogo di cultura sportiva sul modello inglese, nella Milano dell’Expo 2015 non ce l’hanno ancora nè il club più titolato del mondo, nè quello più forte d’Italia. Senza andare lontano, il Museo permanente del Barcellona invece è il 2° più visitato della Catalogna e accoglie ogni anno oltre un milione di visitatori.Messaggio per Inter e Milan: sul campo, al di là del business, forse vince ancora chi ha la memoria più lunga. Buon derby a tutti.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: