ANSA
Tredici anni dopo Mourinho, l’Inter torna in finale di Champions League, un traguardo imprevisto e imprevedibile anche solo due mesi fa: dopo il 2-0 dell’andata, i nerazzurri hanno infatti vinto anche la gara di ritorno, un 1-0 marchiato dalla rete di Lautaro Martinez al minuto 73, guadagnandosi il diritto di affrontare a Istanbul, il prossimo 10 giugno, la vincente della sfida che, questa sera in Inghilterra, metterà di fronte il Manchester City di Pep Guardiola e il Real Madrid di Carlo Ancelotti.
Qualificazione apertissima, considerando l’l-1 dell’andata, in una gara che vedrà Inzaghi e i suoi spettatori interessati a capire chi sarà la squadra da battere per regalarsi il sogno. Meglio una o l’altra? A questo punto, in fondo, non può esserci nessuna preferenza, perché il percorso dei nerazzurri è stato talmente singolare da rendere insensato, a oggi, qualsiasi pronostico. Ieri sera, al cospetto di un San Siro esaurito (presenti anche i vertici Uefa, tra cui Ceferin, sistematosi accanto ai dirigenti dell’Inter), la potenziale rimonta del Milan non si è verificata, appunto così come non si era verificata l’operazione remuntada del Barcellona tredici anni fa: forte del risultato di mercoledì scorso, l’Inter se l’è giocata con la consapevolezza, banalmente, di essere più forte, oltre che in vantaggio.
Con Inzaghi – in finale di Champions e di Coppa Italia, non male per un tecnico che era considerato un dead man working: e adesso? – a schierare la medesima formazione dell’andata e Pioli ad affidare tutte le speranze a Leao, scegliendo dal 1’ Thiaw al posto di Kjaer e Messias per sostituire l’infortunato Bennacer, il Milan era chiamato a una e una sola proposta: giocare sul ritmo e cercare la rete immediata e in effetti, dopo una dozzina di minuti, la chance per l’inerzia e riaprire la qualificazione l’ha avuta Brahim Diaz, servito a centro area da un eccellente spunto di Tonali da sinistra, ma la sua conclusione debole è terminata addosso a Onana. Partita spezzettata, tanti i falli a bloccare il gioco: il Milan ha tentato di costruire trovando spazio soprattutto sulla mancina mentre l’Inter, di rimessa, ha collezionato angoli e non ha mai perso la testa. Leao si è acceso solo in un’occasione, quanto bastava per rendersi pericoloso con un diagonale, ma se non fosse stato per Maignan, formidabile su un colpo di testa di Dzeko sul finire del primo tempo, l’Inter avrebbe chiuso la pratica qualificazione già dopo 45 minuti.
Lo ha fatto invece quando mancavano 17 minuti dal termine, chiudendo la storia del doppio euroderby. Generoso, il Milan, ma null’altro, e soprattutto davvero poco efficace: poco Giroud, appunto un Leao incisivo al micambiare nimo sindacale, Tonali e Messias calati in una ripresa nella quale i cambi giusti li ha fatti Inzaghi (nel gol di Martinez ci sono tracce di Lukaku e Gosens) e l’Inter è riuscita a mantenere la porta inviolata anche nel secondo tempo, senza peraltro mai subire, e ciò significa che i nerazzurri ieri sera non hanno preso gol per l’ottava volta nelle dodici partite giocate in questa edizione della Champions, la quinta nelle ultime sei, contando anche le due inutili reti incassate nel ritorno contro il Benfica.
Per l’Inter quella di Istanbul sarà la sesta finale nella massima competizione europea, la seconda da quando la Coppa dei Campioni è stata ribattezzata Champions League e, comunque vada, nell’ultimo atto i nerazzurri – che nella fase a eliminazione diretta di questa edizione non hanno mai affrontato una delle migliori dieci squadre del ranking Uefa – si troveranno di fronte un avversario che partirà teoricamente come favorito. Dovesse essere il Real Madrid di Ancelotti, si riproporrebbe la finale del 1964, mentre se passasse il City di Guardiola (e Haaland) la gara che deciderà l’assegnazione della Coppa sarà un incrocio inedito per salire sul tetto d’Europa.