lunedì 28 dicembre 2009
L’attore: «Le commedie di Natale mantengono l’intero sistema. I film raffinati fanno incassi penosi». Centoautori: «Una follia attaccare le pellicole serie».
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L'avesse detto solo quindici giorni fa, lontano dalle vacanze di Natale, sarebbe successa una rivoluzione. Già, perché sostenere – come ha fatto Christian De Sica ieri sulle pagine del Corriere – che «il famigerato cinepanettone (cioè commedie come Natale a Beverly Hills – ndr) mantiene l’intero cinema italiano», è un autentico calcio in faccia ad un intero settore culturale del Paese. Che, grazie al cielo, non produce solo commedie pur fortunate ai botteghini, ma infarcite di tali volgarità e luoghi comuni da lasciare molti senza fiato. «Questo film è uno specchio della società. È l’Italia di oggi a essere un paese volgare. Io non invento nulla, interpreto personaggi autentici» si difende lui. Come se questo bastasse a giustificare tutto. Come se il «realismo della volgarità» e gli incassi fossero gli unici parametri con i quali giudicare un film. Tanto più che nel caso di Natale a Beverly Hills gli incassi stavolta sono alti, 14 milioni di euro, ma inferiori di 2 milioni rispetto a quelli del cinepanettone dell’anno scorso. A voler seguire l’astruso ragionamento di De Sica, verrebbe voglia di chiedersi se non sia il segno che il Paese stia migliorando.«Dirò meno parolacce» promette lui. Poi rincara la dose contro il cinema che cerca la via della qualità. «A parte un paio di capolavori, sforna film raffinati dagli incassi pietosi».A questo punto ti aspetti un documento durissimo del Sindacato Attori Italiani, quello della Cgil. Niente. Ti viene voglia di cercare il segretario generale. Poi ti viene in mente che è Massimo Ghini, il coprotagonista di Natale a Beverly Hills e ti cadono le braccia. Allora cerchi un regista di qualità e di buoni incassi come Pupi Avati. Che però non parla. Il prossimo film di De Sica non sarà una commedia, ma una storia seria. Si intitolerà Il figlio più piccolo. E la regia sarà di Avati. Bella contraddizione per uno come De Sica che ora sostiene «che da decenni il cinema italiano sono le commedie di Natale con me come protagonista» e poi corre a rifarsi una credibilità artistica con Avati.Per i Centoautori, che annovera registi, sceneggiatori e attori impegnati del cinema italiano, parla l’editoriale del presidente Stefano Rulli presente sul sito dell’associazione. «L’attacco al Fus, la crociata contro gli autori fannulloni, il decreto del governo che abolisce le quote di produzione e trasmissione da parte delle principali tv e l’accesso al tax credit anche dei cinepanettoni, rappresentano parti diverse di un unico disegno che tende a colpire duramente il cinema italiano e, più in particolare, a smantellare proprio quelle opere di qualità e di difficile impatto commerciale che le leggi europee si propongono al contrario di tutelare».Chissà forse dopo il 6 gennaio qualcuno aprirà una discussione seria all’interno del mondo del cinema sulle tesi di De Sica. Al momento non ci resta che registrare una querelle tutta interna alla destra, tra Fondazione FareFuturo, vicina al leader del Pdl Gianfranco Fini, e i quotidiani di «area» Libero e Il Giornale. Tutto ruota attorno al domandone: «È meglio finanziare polpettoni che nessuno andrà a vedere, o film sciocchi che però ti strappano un’ora di sorrisi?».A stretto giro di posta la replica di FareFuturo: «Si può essere di destra e aborrire il fatto che lo Stato dia soldi pubblici a un cinepanettone infarcito fino al midollo di parolacce e volgarità? Secondo noi sì». Secondo FareFuturo, «se andassimo a chiedere a chiunque abbia visto Natale a Bevery Hills se sia giusto dare finanziamenti pubblici a quel film, l’intervistato strabuzzerebbe gli occhi inorridito dall’ipotesi». Già.Rispetto aL 2008 ha perso ben due milioni. Due milioni di euro in meno rispetto allo scorso anno per il «cinepanettone» di Christian de Sica e compagni. Al secondo week end, lo scorso anno il «cinepanettone» con De Sica aveva incassato 15 milioni 796.557 euro, quasi 2 milioni di euro in più di quest’anno, fa sapere il portale Cinemotore. I maggiori incassi della stagione sono infatti: «L’era glaciale 3» 29.6 (non più in programmazione); «New moon» 16.4; Up 15.7; 2012 14.3; «Natale a Beverly Hills» 14. I dati cinetel dello scorso anno registravano: «Natale a Rio» 15.7; «Madagascar 2» 15.2; «Il cosmo sul comò» di Aldo, Giovannie  Giacomo 8.8 milioni; «Come un uragano» 3.1 milioni. Negli incassi settimanali al secondo posto c’è «Io & Marilyn» di Leonardo Pieraccioni (con 7.316.566), e al terzo «Sherlock Holmes» (4 milioni e mezzo di euro).
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