giovedì 2 novembre 2017
Leggenda della pallacanestro italiana, oggi è diventata istruttrice di camminata nordica. Una disciplina al centro di un suo progetto speciale in favore delle pazienti oncologiche
Dal basket al nordic walking la scommessa di Mara Fullin
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È la signora del basket italiano. I suoi numeri parlano chiaro: 15 scudetti, 7 coppe dei campioni, 4 coppe Italia, un mondiale per club, 199 presenze in Nazionale con quasi 2300 punti realizzati, due Olimpiadi. Nel 2015 è stata eletta dalla Federazione italiana pallacanestro membro della Italia basket hall of fame. Lei è Mara Fullin, classe 1965, veneziana di nascita, cesenate d’adozione. Nella città romagnola, la Fullin si occupa ancora di sport. Allena le giovani della Nuova Virtus.

«Mi interrogo di continuo - dice -. Mi chiedo se riesco a trasmettere a queste ragazze la stessa passione e determinazione che avevo io alla loro età. I tempi sono cambiati. Una volta si aveva paura dell’allenatore. Ora le ragazzine vanno aiutate. Si aspettano una mano e un sostegno. Sono figlie di questa generazione di genitori, di mamme e papà che portano lo zaino di scuola dei loro figli. Non si può pensare di togliere tutti gli ostacoli alle nuove leve. Rischiano di essere impreparate davanti alle prime difficoltà». Dal 25 giugno scorso, Mara Fullin è maestro federale di nordic walking, una nuova disciplina incontrata quasi per caso. «Nel 2005 ero a Cavalese (Trento) con la Nazionale femminile di basket. Ebbi modo di provare la camminata con i bastoncini. Mi piacque subito: si sta all’aria aperta, l’attività può essere anche intensa, con tanti benefici sul corpo e sulla mente. Questo sport può apparire semplice, invece i bastoncini vanno usati per spingersi e non per appoggiarsi».

Da anni a Cesena, Mara è istruttrice di nordic. Quest’anno ha dato vita a un progetto particolare con pazienti oncologiche. “Mi rimetto in cammino” è il nome di questa attività svolta dalla Fullin con 12 signore che hanno deciso di dedicarsi al nordic per combattere la malattia. «Il nordic walking - sottolinea - porta ad aprirsi, a guardare avanti, a essere più sicuri di sé, ad aumentare l’autostima. E poi si sta bene insieme, in compagnia di tanti amici nuovi». Può apparire difficile conciliare tutti questi impegni sportivi con il ruolo di moglie e di mamma. «Non faccio nulla di straordinario - ammette -. Mi comporto come tutte le donne che lavorano. Lo sport fa parte da sempre della mia vita e mi dà la carica giusta per il resto.

La mia famiglia mi sostiene in questo. Certo, se non fossi rigorosa come sono sempre stata, non potrei fare tutto quello che metto insieme ogni giorno». Forse qualcuno pensa che i numerosi successi del passato, e anche i tantissimi sacrifici affrontati, pesino ancora nella vita di uno sportivo. «I sacrifici ci sono stati, ma mi sento una privilegiata: ho girato il mondo mentre facevo quello che mi piaceva. Tutto ha contribuito a formarmi. Sono molto grata al basket. Certo la passione è determinante». Lo scorso anno, al primo esame sostenuto per diventare maestro federale di nordic, la Fullin subì uno stop inaspettato.

«Mi sono rimessa in gioco. Mi sono preparata molto meglio e ho superato l’esame. Devo anche ammettere che sono stata felice per questo nuovo traguardo e quel giorno mi sono commossa». Per compiere certi passi, dopo tanti successi nella vita di un sportivo di professione, ci vuole un’infinita dose di umiltà.

«L’umiltà è tutto - sostiene Mara Fullin -. Una volta si può anche vincere, ma per riconfermarsi occorrono tantissima applicazione e duro allenamento». Infine un messaggio per i giovani. «Non pensate di essere già famosi. Con lo sport, prima di tutto divertitevi. Il resto verrà da sè».

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