mercoledì 22 settembre 2010
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Se avesse saputo che adesso la chiamano «la mamma della tv italiana», Sandra Mondaini si sarebbe messa i panni del pagliaccio Sbirulino e avrebbe risposto con una linguaccia. La parola «mamma», per Sandra, è sempre stata troppo importante. Dentro c’era tutto il suo dolore e la sua speranza; la sua gioia e la sua disperazione. Nessuno come lei amava i bambini. E quando, passati i quarant’anni, capì che la natura non le avrebbe regalato la gioia di avere un figlio tutto suo, diede vita al personaggio di Sbirulino. Ad un pagliaccio – ricalcato dal famoso Scaramacai – capace di portare il sorriso ai bambini italiani. Il debutto avvenne nella trasmissione Rai Io e la Befana. E per il pubblico fu amore a prima vista. Con i suoi sorrisi e le sue gag, Sbirulino risuciva a fare tanto con quasi niente. Ogni volta che Sandra ne vestiva i panni era come se entrasse in un’enorme scuola o in una lunga corsia di ospedale: il suo compito era far stare meglio i bambini. I suoi tantissimi figli tv.Ad ogni apparizione, Sbirulino aumentava la sua popolarità. Al punto che nel 1982 fu il protagonista della sigla del programma Fantastico Bis e persino di un film omonimo. Sandra intanto faceva altro, in coppia con Raimondo. Ma ogni volta che c’era da pensare ai bambini, chiamavano Sbirulino. Persino Mediaset lo usò più volte. Soprattutto nei primi anni novanta nelle edizioni di Buona domenica condotte da Marco Columbro e Lorella Cuccarini.Sbirulino ogni tanto appariva davvero anche in qualche ospedale. Ma sempre con enorme discrezione, lontano dalle telecamere. Mamma Sandra sapeva che i bambini hanno bisogno di coccole non di pubblicità. E non è un caso che ancora oggi nessuno sa bene come siano andate le cose con la famiglia di Filippini "adottata" da lei e Raimondo. Ieri, una nipote di Vianello ha fatto sapere «che quella famiglia non è mai stata ufficialmente adottata». Vero o non vero che sia, è una cosa che riguarda le coscienze e – temiamo, ora che c’è in ballo una grossa eredità – gli avvocati.Resta il fatto che Sandra e Raimondo davvero si sono sentiti «padre» e «madre» di quella famiglia. Soprattutto dei ragazzi. Soprattutto dell’ultimo, Raymond, che era praticamente nato in casa loro. La Mondaini li ha accolti come una madre accoglie nelle sue braccia un neonato. E li ha voluti accanto fino all’ultimo. Erano loro, in queste ultime settimane, a dire cortesi ma fermi no ad amici e parenti che volevano parlare con la signora. E per questo ora sono sotto tiro. Accusati addirittura di avere deliberatamente isolato zia Sandra dal resto della famiglia.Non sappiamo dove questa querelle porterà e quali "segreti" farà emergere. Ma sappiamo qual era il "testamento" di Sandra. Meglio: il suo sogno. Il suo desiderio più grande. Il suo ultimo gesto di mamma di tutti. «Mi piacerebbe creare una fondazione – aveva confessato pochi mesi fa –. Vorrei poter aiutare i bambini gravemente malati e le loro mamme che non possono permettersi di curarli perché non hanno soldi. E, se posso, vorrei avere un po’ meno dolore, perché certi giorni è insopportabile».Come una brava mamma, come tutte le mamme, anche Sandra aveva messo il suo dolore, la sua fatica, dopo il desiderio di aiutare i «suoi» figli: «i bambini gravemente malati e le loro mamme che non possono permettersi di curarli perché non hanno soldi». Ancora una volta, dopo una tragedia che l’aveva colpita, il suo sguardo si era posato lì: sui figli.Grazie, mamma Sandra. Dovresti vedere quanti sono i «figli» che ti piangono oggi.Gigio Rancilio
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