mercoledì 18 novembre 2015
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Ragazzine che si prostituiscono online, bulli che filmano le loro violenze per vantarsi sul web, adulti che portano alla rovina le proprie famiglie a causa dell’azzardo online. Il lato oscuro di internet, quello che troppo spesso finisce nelle cronache quotidiane, è al centro di Infernet, il nuovo film prodotto da Michele Calì e dalla moglie Federica Andreoli, che con la loro A.C. Production si sono specializzati nella realizzazioni di opere dalle tematiche sociali forti. «Dopo avere affrontato la donazione degli organi, l’alcolismo, la droga, la salute mentale ora è il turno di internet – spiega Calì ad Avvenire – . Un mezzo di per sé neutro, che offre anche grandi opportunità, ma noi non siamo preparati a utilizzarlo senza correre rischi». La pellicola, interamente girata a Verona, gode del sostegno della Regione Veneto e del contributo delle Ulss, capofila la Ulss 20 di Verona e l’azienda ospedaliera. Uscirà nelle sale italiane a febbraio, mentre è stata proposta a Rai e Sky, e ne sarà realizzato un dvd da promuovere, tramite Agiscuole, negli istituti italiani per animare dibattiti sul tema. Infernet, con la regia e la sceneggiatura di Giuseppe Ferlito, racconta le storie intrecciate di alcuni studenti e studentesse dalla doppia vita, dei loro genitori spesso assenti o essi stessi irretiti dal web. Spicca su tutti la figura di un prete dal grande cuore, ingiustamente diffamato come pedofilo perché dà fastidio ai bulli, interpretato da un umanissimo Remo Girone che capitana un cast in cui figurano Katia Ricciarelli, Daniela Poggi, Ricky Tognazzi, Andrea Montovoli, Massimo Olcese, Luca Seta, Roberto Farnesi. Le musiche sono di Umberto Smaila e Silvio Amato, con la partecipazione della Nazionale Cantanti. Un film che funziona, dal taglio popolare che si sviluppa come un thriller, a tratti duro ed esplicito in alcune scene di violenza, come quella del pestaggio di due giovani gay. «Ci siamo posti il problema, ma la realtà che si vede in rete è ancora peggio e occorre essere chiari per denunciare il lato oscuro del web», ha spiegato Calì durante il dibattito, che ha preceduto sabato l’anteprima assoluta al Palazzo della Gran Guardia, presenti, fra gli altri, il sindaco di Verona Flavio Tosi, don Sergio Mercanzin e il vescovo Giuseppe Zenti, che ha sottolineato le responsabilità degli adulti «che hanno gli strumenti, e spesso agiscono sul mondo giovanile, plagiandolo».  E gli adulti, nel film, non ci fanno una gran bella figura, a partire da Giorgio (Ricky Tognazzi), giocatore d’azzardo patologico che entra nel circolo vizioso del poker online. «Ho pronta una sceneggiatura per un film contro l’azzardo – spiega il produttore Calì –. Ma mi sono arreso perché mi sento impotente: come faccio a fare una battaglia solitaria contro questa piaga, quando è lo Stato a guadagnarci per primo? Ho però fortemente voluto che un filone di Infernet fosse dedicato a questo tema». Giorgio, indebitato, compromette tutto, la sua salute, i rapporti con la moglie (Daniela Poggi), specialmente col figlio Gianluca che si aggrega a un gruppo di violenti bulli. Il cyberbullismo è il filone principale del film, che segue le bravate sempre più devastanti di un gruppo di liceali (tutti attori esordienti) capitanati dal “cattivo” della situazione, Ludovico, interpretato con efficacia dal ventiduenne Viorel Mutu: «Fino ai 15 anni ho vissuto in Moldavia, mentre mia mamma è venuta a lavorare in Italia – ci racconta –. Là non avevo molta tecnologia, una volta qui, sono diventato anch’io uno schiavo di internet. Ora studio recitazione e ho capito che grazie ai libri e alla cultura c’è un’alternativa». Sul grande schermo, lui e i suoi amici, cercano emozioni forti, dalle videochat hard, alle aggressioni fisiche e informatiche a persone indifese. Ed è così che la vicenda del branco si lega a quella di don Luciano (Remo Girone), parroco di quartiere che verrà preso di mira dalla banda per il suo impegno con gli extracomunitari.  «Di preti bravi che aiutano la gente come don Luciano ne conosco molti» racconta ad Avvenire Girone che spiega di essersi sposato in chiesa, 12 anni dopo il matrimonio in comune, una volta superato il tumore, proprio grazie all’incontro con padre Andrea, «un prete del mio quartiere a Roma che è stato picchiato fuori dalla chiesa e ha perso la vista perché faceva le prediche contro lo spaccio di droga e l’usura».  Giada (Laura Adriani), la fidanzata di Lodovico, fa da trait d’union con il terzo filone del film, quello che riguarda sia la prostituzione (tre adolescenti filmano i clienti per ricattarli) sia l’adescamento dei minori online per scopi sessuali. Qui Roberto Farnesi, che è l’autore del soggetto del film insieme a Marcello Iappelli, presta il suo volto a un ruolo ambiguo e cinico. «È importante informare soprattutto i genitori che forse non si rendono conto di ciò che succede» spiega. In un quadro a tinte fosche, c’è spazio anche per la speranza rappresentata dal giovane “pirata” informatico Sandro (Leonardo Borgognoni), coinvolto in un gioco più grande di lui, che però dimostrerà di avere in sé gli “anticorpi del bene”. Quelli che, ne siamo sicuri, hanno la maggior parte dei ragazzi che navigano. A patto, che siano consapevoli.
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