giovedì 22 luglio 2010
Crollano i paganti, colpiti anche i big come Eros Ramazzotti. L'allarme di Fegiz, decano dei critici: «Vanno male anche i tour del vincitore di Sanremo e dei ragazzi dei talent show. C'è troppa offerta e un pessimo rapporto tra qualità degli show e prezzo dei biglietti».
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Sembra un bollettino di guerra. Che non risparmia nessuno: dal vincitore di Sanremo alle star lanciate da Amici e X Factor fino ai numeri uno della musica italiana. Sotto il gran caldo di quest’estate buona parte del pubblico pagante dei concerti pop sembra essersi dissolto. Svanito sotto il sole.L’allarme l’ha lanciato Mario Luzzatto Fegiz, decano dei critici musicali. Secondo il giornalista, a parte Marco Mengoni che «raccoglie tra i 1.800 e i 2.000 spettatori a sera», tutti i concerti degli altri artisti lanciati dai vari talent show televisivi sono uno sfacelo. «Vanno male Noemi, Emma Marrone, Pierdavide Carone». Parliamo di poche centinaia di persone a concerto. E Giusy Ferreri, la brava interprete di Novembre che ha da poco duettato virtualmente col compianto Luigi Tenco in una nuova versione di  Ciao amore ciao? «Giusy Ferreri – scrive Fegiz – è sparita».Anche il dopo Sanremo sembra tutt’altro che roseo. «Il vincitore Valerio Scanu va male e Irene Grandi fa una media di 400 paganti a spettacolo». I big però sembrano non sentire la crisi? «Tutt’altro. Eros Ramazzotti fa una media di 3.500 paganti. Elisa è in netta diminuzione e persino Fiorello ha perso una bella fetta di pubblico». Difficile dire se la colpa sia della crisi economica o della crisi artistica delle proposte di quest’estate. Probabilmente è un mix di diversi fattori. Il pubblico ha sì molti meno soldi da spendere, ma probabilmente si sta anche stufando di sborsare soldi per vedere show con un non esaltante rapporto tra qualità e prezzo.A pagare lo scotto sono stati anche mostri sacri come Stevie Wonder (6.000 paganti all’Arena di Verona, ma l’organizzatore sostiene ce ne fossero oltre 7mila) e Rod Stewart  (5.000 paganti, sempre a Verona). A dimostrazione che la crisi c’è ed è profonda, Fegiz cita anche gli U2, cioè una delle rockband più amate in Italia. «Le prevendite per il loro concerto di Torino non sono esaltanti».Ovviamente lo scenario disegnato dal critico ha scatenato un putiferio nel mondo della musica live. Quasi tutti gli organizzatori si sono arrabbiati e qualcuno gli ha persino chiesto smentite. Ma nessuno è disposto a mettere a disposizione i documenti Siae che attestino il numero reale di paganti agli show dei loro artisti.Paradossalmente la conferma della crisi dei concerti pop arriva dal moltiplicarsi delle varie feste di piazza, sponsorizzate da questo o quel network radiofonico, e dalla battaglia tra i manager per accaparrarsi le serate pagate dai comuni e dagli enti locali. «Eventi» che fanno il pieno di gente (non pagante) e che fanno lievitare i numeri. Ma vedere un artista di primo piano come Angelo Branduardi esibirsi in piazza per Radio Bruno con violino e base musicale, davanti a gente che mangia il gelato e che chiacchiera – al di là di qualunque numero – fa male al cuore. È il segno di una crisi non soltanto economica o di presenza, ma anche del modo di usufruire della musica. In quest’estate così nera, chi regge la crisi? Secondo Fegiz, «Ligabue, Allevi, Bollani e il duo Dalla-De Gregori».
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