sabato 14 agosto 2021
A Rimini una serata sarà dedicata al film di Terrence Malick “La vita nascosta” sul contadino austriaco, obiettore ucciso dal Reich, e al nuovo libro di Francesco Comina sulla sua ricezione negli Usa
August Diehl in una scena del film di Terrence Malick “La vita nascosta” sulla vita di Franz Jägerstätter

August Diehl in una scena del film di Terrence Malick “La vita nascosta” sulla vita di Franz Jägerstätter - archivio

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Pubblichiamo qui uno stralcio del nuovo libro di Francesco Comina Solo contro Hitler. Franz Jägerstätter, il primato della coscienza (Editrice missionaria italiana, pagine 176, euro 16), in libreria dal 2 settembre. Nel testo che qui presentiamo Comina racconta come la notorietà dell’obiettore di coscienza anti-nazista, decapitato il 9 agosto 1943 nel carcere di Tegel (lo stesso dove fu rinchiuso Dietrich Bonhoeffer), abbia attecchito negli Stati Uniti grazie all’interessamento del monaco e scrittore Thomas Merton e dell’attivista pacifista Dorothy Day. Durante il prossimo Meeting di Rimini Francesco Comina introdurrà la visione del film di Terrence Malick La vita nascosta dedicato alla figura di Franz Jägerstätter, beatificato a Linz nell’ottobre 2007: appuntamento alla Corte degli Agostiniani domenica 22 agosto ore 20.30.

Agli inizi degli anni Sessanta la vicenda di Franz Jägerstätter varca l’oceano e di lì suscita grande interesse fra i leader di quell’imponente movimento contro la guerra del Vietnam, che dalle prime azioni pubbliche di obiezione di coscienza del maggio 1964 a New York, con i falò delle cartoline precetto messe a bruciare per protesta, si svilupperà in tutti gli States. La “nuova frontiera” aperta da John F. Kennedy rilancia la speranza di un processo democratico chiamato a misurarsi con le grandi sfide del tempo: il disarmo nucleare, la lotta alla povertà e alla disoccupazione, la crescita economica, l’utopia della pace, la fine dell’obbrobrio rappresentato dal sistema di segregazione razziale. Il sogno diurno di Martin Luther King Jr., I have a dream, si fonde nell’inno alla pace di Joan Baez We shall overcome, mentre nel caos della transizione politica divampano scontri, atti di terrorismo e attentati alle guide del cambiamento, come nel novembre del 1963, quando Kennedy viene ucciso da un cecchino mentre è in visita a Dallas. E poi nel 1968 con l’assassinio di Martin Luther King e Bob Kennedy. Sono gli anni in cui brilla la stella di Thomas Merton, monaco trappista dell’abbazia di Nostra Signora del Gethsemani a Bardstown nel Kentucky, scrittore prolifico, amante del jazz, famoso in tutto il mondo per i suoi scritti appassionati, che spingono i giovani della contestazione a cercare Dio sui sentieri impolverati della storia. Merton è uno dei riferimenti più importanti del variegato popolo che si batte contro la guerra del Vietnam, per l’affermazione di pari diritti civili per la popolazione nera, per il dialogo ecumenico e interreligioso. […] Nel 1965, il monaco esce con un libro contro la guerra dal titolo Fede e violenza, in cui cerca di dare senso alle istanze del dissenso americano. L’intento è chiaro fin dall’inizio: «Io sto dalla parte delle persone che vengono bruciate, fatte a pezzi, torturate, tenute in ostaggio, asfissiate col gas, mandate in rovina, distrutte… Io sto dalla parte della gente che è stufa della guerra e vuole la pace per ricostruire il paese». E lancia, fin dalle prime pagine, la figura di Franz Jägerstätter come modello di uomo che ha avuto la forza e il coraggio di opporsi al più spietato regime della storia, mettendosi di traverso contro una guerra ingiusta e crudele. Un “nemico dello Stato” ucciso nel modo più feroce. Per il monaco trappista americano, Franz è un’icona del Concilio Vaticano II, il simbolo di un cristianesimo militante, che interpreta in maniera autentica la novità di una Chiesa nonviolenta e pacifista, una Chiesa che alza un argine nei confronti della legittimità di ogni conflitto e che pone la guerra come « aliena a ratione »: fuori dalle logiche razionali. Insomma, la chiesa di papa Giovanni XXIII e della sua enciclica Pacem in terris. Nella visione di Merton, Franz è un profeta di questi tempi tormentati che anelano alla pace. Scrive nel suo libro: «La storia di Franz Jägerstätter ha un’importanza veramente particolare nel momento in cui la Chiesa cattolica affronta, nel Concilio Vaticano II, il problema morale dell’armamento nucleare. Questo contadino austriaco non era soltanto un cattolico e un obiettore di coscienza, ma era un cattolico fervente, tanto fervente che alcuni che lo conobbero pensano che sia stato un santo. Il suo ragionato e fermo rifiuto di combattere per la Germania nella Seconda guerra mondiale era la conseguenza diretta della sua conversione religiosa. Era il modo di realizzare politicamente il suo desiderio di essere un perfetto cristiano. Franz Jägerstätter rinunciò alla propria vita piuttosto che toglierla ad altri, in quella che egli riteneva una “guerra ingiusta”. Aderì a questo credo contro ogni obiezione possibile non solo da parte dell’esercito e dello Stato, ma anche da parte dei suoi compagni cattolici, del clero cattolico e naturalmente della propria famiglia. Doveva praticamente controbattere ogni argomento “cristiano” mosso in favore della guerra. Fu trattato da ribelle, disubbidiente all’autorità legale, da traditore della patria. Fu accusato di essere egoista, ostinato, di non considerare la sua famiglia e di trascurare il proprio dovere verso i figli… Gli fu anche detto che quello che sapeva non era sufficiente per giudicare se la guerra fosse o non fosse giusta. Che era obbligato a sottomettersi al giudizio superiore dello Stato. Il governo e il Führer ne sapevano molto di più… Un prete gli dimostrò che nelle forze armate avrebbe avuto molte possibilità di praticare la virtù cristiana e l’apostolato del buon esempio… Il contadino non si arrese a nessuno di questi argomenti». Merton aveva conosciuto la storia di Franz attraverso i libri del sociologo e giornalista pacifista Gordon Zahn, che era collegato al Catholic Worker Movement, fondato a New York da Dorothy Day e Peter Maurin. Tra il 1956 e il 1957 Zahn è in Germania per analizzare il comportamento della chiesa nei confronti del nazismo e per scoprire se ci fossero stati casi di obiezione di coscienza al regime. In particolar modo è interessato al Friedensbund Deutscher Katholiken, la Lega per la pace dei cattolici tedeschi. Il suo intento è di lavorare a un libro, che sarà edito nel 1962 con il titolo German catholics and Hitler’s wars. A study in social control. Zahn raccoglie le testimonianze di alcuni sacerdoti e qualche vescovo che avevano avuto il coraggio di opporsi a Hitler. Ma è nella lettura di un memoriale dedicato a Franz Reinisch che si imbatte nella storia di Jägerstätter. Ne rimane colpito al punto di pensare a un secondo libro, tutto dedicato al contadino austriaco. Nell’estate del 1961 Zahn parte per Sankt Radegund, il paese di Jägerstätter, si ferma cinque settimane per raccogliere tutte le testimonianze dirette possibili, che gli serviranno per scrivere In solitary witness: The life and death of Franz Jägerstätter, che uscirà nel 1964 (il libro viene tradotto in italiano nel 1968 col titolo Il testimone solitario. Vita e morte di Franz Jägerstätter). […] Il racconto di Zahn su Jägerstätter esce a puntate anche sul “Catholic Worker” (la rivista del movimento, all’epoca molto diffusa) e accende l’interesse di Dorothy Day, che ne parla nei suoi diari il 25 maggio 1965 raccontando di essere immersa nella lettura del libro di Gordon Zahn, e poi il 23 febbraio 1967 citando la testimonianza dell’obiettore di coscienza austriaco come uno di quei segni di un tempo opportuno, il kairós, tempo di seminagione di un movimento cattolico contro la guerra con radici profonde. «Questo – scrive Dorothy Day nei suoi diari – è il momento di connettersi ovunque con le persone che sono potenzialmente interessate e fare qualcosa. Farle parlare e agire concretamente lì dove vivono e spiegare i fondamenti di un movimento cattolico per la pace nei termini più semplici e universali: Pacem in terris, il Concilio e il tema della guerra, l’obiettore di coscienza austriaco Franz Jägerstätter, papa Paolo VI, ecc.».

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