mercoledì 29 agosto 2012
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Alvise De Vidi - rimasto paraplegico per colpa di un tuffo - a Londra gareggerà nei 100 metri. Un maratoneta, suo l’oro alle Paralimpiadi di Atene nel 2004, che si mette a fare lo sprinter.Per di più a 46 anni compiuti. Non c’è da meravigliarsi: nello sport capita anche questo. Anzi, Alvise è stato costretto. Per non rimanere basito la seconda volta. Come nel 2008, quando il comitato organizzatore cinese escluse la sua categoria di disabilità, la T51. «Ai Giochi di Pechino serviva più spettacolo e hanno accorpato le categorie eliminando le gare delle disabilità più gravi, fra cui le corse in carrozzina praticate anche da persone tetraplegiche», spiega Alvise De Vidi. A Londra ci saranno i corridori in carrozzina, anche tetraplegici, e il 3 settembre ci sarà la gara dei 100metri, che per Alvise rappresenta un ritorno alle origini. Undici delle sue medaglie paralimpiche sono state conquistate nelle distanze corte e nel mezzofondo. E poi l’oro della maratona di Atene. «Decisi che mi sarei preparato per quella gara il giorno in cui Atene fu designata come sede dei Giochi Paralimpici del 2004», racconta De Vidi. Rannicchiato per diventare un tutt’uno con la sua carrozzina, Alvise si allena sulle strade di casa sua: Olmi di san Biagio di Callalta, un nome che pare tratto dai racconti di Italo Calvino. La sua carrozzina, oggi leggerissima, è curata nel più minuscolo dettaglio. E poi i guanti. La corsa per De Vidi è azione di braccia e di mani che spingono le ruote. Nessun materiale in vendita riesce a essere efficace quanto le protezioni alle mani che De Vidi si fa da sè. Migliorate di gara in gara, di disciplina in disciplina, perché De Vidi dopo la delusione di Pechino ha iniziato a praticare il tennis tavolo, ottenendo buoni risultati, e soprattutto il rugby che, come capitano della nazionale italiana, promuove anche in collaborazione del CSI. «È una disciplina adatta anche ai tetraplegici. In Italia al momento ci sono solo tre squadre, ma la nazionale si è già affacciata a livello internazionale. Cresceremo».E saranno pronti forse già per i Giochi Rio nel 2016. Un altro obiettivo dello spirito competitivo di Di Vidi, nominato dal Coni atleta del secolo insieme ad altri 11 colleghi, fra cui Dino Zoff, Agostino Abbagnale, Sara Simeoni, Nino Benvenuti, Domenico Fioravanti. Che tiene le medaglie in un cassetto, niente bacheche, niente diplomi appesi alle pareti. De Vidi la pensa così: «Un campione che ha la casa piena di trofei ma non trasmette nulla, vale poco».

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