venerdì 14 dicembre 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
Michele Riva ha scritto la sua storia grazie a un sensore speciale che attiva la tastiera col movimento degli occhi. Un comunicatore che lui – affetto da Sla (sclerosi laterale amiotrofica) –, dopo la tracheotomia che gli impedisce di parlare, definisce «la mia finestra sul mondo». Ma Il ramarro verde è anche un libro corale, che ospita altre testimonianze di amici con la stessa malattia degenerativa. Pubblicato da Dissensi edizioni, ricorda in alcuni passaggi Lo scafandro e la farfalla, tradotto nel 2007 per Ponte alle Grazie: pagine «dettate» con l’occhio sinistro, poi diventate un film (premiato al festival di Cannes), dal giornalista francese Jean-Dominique Bauby, colpito da ictus e poi dalla sindrome locked-in. Due autori accomunati dall’ostinazione di gridare senza suoni la loro voglia di vivere imprigionata nei corpi. L’autobiografia di Michele è soltanto uno della cinquantina di volumi presentati o citati nell’inchiesta «Vite di uomini non illustri», pubblicata nel numero doppio di dicembre/gennaio dalla rivista SuperAbile Magazine, mensile pubblicato dall’Inail anche on line (www.superabile.it) e inviato gratis in versione cartacea a cinquemila abbonati. Osservate anche dal punto di vista narrativo: infatti aumentano i libri scritti da disabili o dai familiari. E, anche se pochi raggiungono il successo editoriale, alcuni vedono la loro vicenda umana trasformarsi in best seller. «Basti pensare al successo di Se ti abbraccio non aver paura, racconto on the road di un viaggio d’eccezione: quello dell’imprenditore Franco Antonello e di suo figlio Andrea, un ragazzo autistico di 18 anni, che attraversano il continente americano alla ricerca di qualcosa che non ha nome – sottolinea nell’inchiesta la giornalista Antonella Patete –. A scommettere sulla forza di questo racconto intenso e scanzonato, consegnato alla penna dello scrittore Fulvio Ervas, è stato l’editore Marcos y Marcos. E i lettori hanno gradito: pubblicato all’inizio del 2012, il volume è schizzato subito in vetta alle classifiche, restando per oltre 7 mesi tra i dieci libri più venduti della narrativa italiana». Tradotto in 8 lingue, vanta già 14 ristampe e oltre 200mila copie vendute: numeri da capogiro. «In un momento difficile come questo, è fondamentale una testimonianza che dimostra come sia sempre possibile reagire, trovare qualcosa di bello anche nella difficoltà, purché si sia disposti a darsi da fare anziché cedere alla rassegnazione», commenta l’editore. Anche Mondadori ha puntato su questa tipologia autobiografica: da Cosa ti manca per essere felice? (2011) di Simona Atzori, ballerina nata senza braccia (volume di taglio «ispirational», motivazionale), a Più forte del destino. Tra camici e paillettes. La mia lotta alla sclerosi multipla (2012) dell’attrice Antonella Ferrari. Il messaggio è chiaro: in un mondo in cui l’immagine della donna appare sempre patinata e perfetta, avere una disabilità rappresenta la più difficile delle sfide. Invece Zigulì di Massimiliano Verga (padre di un bambino con disabilità) «è un libro-verità duro e schietto», commenta Alberto Gelsumini, editor della collana Varia saggistica per Mondadori: «I motivi di questo interesse? Possiamo supporre che il lettore si identifichi con una condizione di dolore e sofferenza. O che in questi libri si trovi un messaggio di speranza, la forza di rialzarsi dopo una difficoltà. Oppure che semplicemente si apprezzi un punto di vista differente sulla vita di tutti i giorni». Ogni volume, infatti, è un caso a sé anche dal punto di vista del confezionamento e della promozione. «I libri che hanno avuto maggiore successo – conclude l’editor – sono stati aiutati da un lancio in tv e sui giornali. Ma forse in questi casi i mass media hanno dato spazio anche a personaggi non famosi, come Verga». Tra le piccole case editrici, Ali&no dal 2010 a oggi ha puntato su 5 titoli nella collana «Maree" dedicata alle vite difficili. Spiega la curatrice Gabriella La Rovere, medico, che alcuni anni fa ha abbandonato la professione per seguire meglio la figlia disabile, oggi ventenne: «Sono diari, opere di narrativa o biografie con un comune denominatore: raccontare la complessità di esistenze trascorse con oppure accanto alla malattia e alla disabilità». Come Ultimo tra gli ultimi, vita di Francesco del Bambin Gesù, un frate autistico contemporaneo di san Giovanni della Croce e proclamato beato «a furor di popolo». Un dato è certo: raccontarsi in un libro fa bene a tutti. Per le persone disabili e i loro familiari diventa un volano tutt’altro che autoreferenziale, capace di ridare slancio e ottimismo, un pozzo scavato in se stessi dove ritrovare energie impensabili e voglia di vivere. Con un indiscusso effetto positivo psicologico che si riflette non solo sugli autori, ma anche sui lettori.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: