mercoledì 16 marzo 2016
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L’intervista al papa emerito Joseph Ratzinger-Benedetto XVI di cui pubblichiamo ampi stralci (LEGGI) curata e realizzata dal gesuita belga e discepolo di Hans Urs Von Balthasar il teologo Jacques Servais è stata presentata nel contesto del Convegno dal titolo: “Per mezzo della fede. Dottrina della giustificazione ed esperienza di Dio nella predicazione degli Esercizi Spirituali” promosso dalla Rettoria del Gesù a Roma tra l’8 e il 10 ottobre 2015.

L’intervista scritta e rilasciata nella lingua madre del Pontefice, il tedesco, fu letta, nell’ambito del convegno romano, dal prefetto della Casa Pontificia e segretario particolare di Benedetto XVI, l’arcivescovo Georg Gänswein. Il testo è stato tradotto dallo stesso Jacques Servais e rivisto dall’intervistato. In questo intervento papa Ratzinger torna con la mente agli studi universitari e alla sua ricerca teologica, ma soprattutto agli anni trascorsi come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Benedetto XVI rievoca l’importanza della Dichiarazione congiunta della Chiesa Cattolica e della Federazione luterana mondiale sulla dottrina della giustificazione del 31 ottobre 1999, (quando proprio Ratzinger era allora cardinale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede).

Nell’intervista a Benedetto XVI sono tanti anche gli accenni al periodo del suo magistero come Pontefice: vengono citati, tra gli altri documenti, l’enciclica Spe Salvi e i tre volumi su Gesù di Nazaret. Di grande interesse sono anche i richiami ad Anselmo da Aosta e Lutero come pure ai teologi contemporanei Henri de Lubac e Karl Rahner e alla sua tesi sul «cristianesimo anonimo» e a questioni tipicamente teologiche nello stile del “Ratzinger professore”: se la salvezza eterna possa raggiungere ed estendersi anche a coloro che non sono stati battezzati. Di grande interesse, alla luce anche di questo Anno santo, è poi la lettura sul tema della misericordia che papa Benedetto affronta, mettendo in luce i grandi punti di convergenza tra il magistero di Giovanni Paolo II, il suo e quello di Francesco.

Altro aspetto di stringente attualità della riflessione, nel solco del magistero di papa Bergoglio, è l’importanza che Benedetto indica per la vita di ogni cristiano quella di praticare il Sacramento della Penitenza (la Confessione) per farci «plasmare e trasformare da Cristo». Il testo che qui viene presentato ha un grande valore simbolico alla luce delle imminenti celebrazioni per i cinquecento anni (1517-2017) delle tesi sulla giustificazione della fede di Martin Lutero.

Il testo fa parte ora di un libro, curato dal rettore della Chiesa del Gesù, il gesuita ferrarese Daniele Libanori, appena uscito per la San Paolo (pagine 200, euro 20), che contiene gli atti del convegno e ne riprende il titolo: Per mezzo della fede. Dottrina della giustificazione ed esperienza di Dio nella predicazione della Chiesa e negli Esercizi Spirituali; vi sono riportati i contributi dei relatori: il lazzarista Nicola Albanesi, docente all’Università cattolica ('Il cur Deus homo di Sant’Anselmo.

La dottrina della giustificazione'), il gesuita Roberto Del Riccio, docente alla Facoltà teologica dell’Italia meridionale, sezione San Luigi a Napoli ('Giustificazione del peccatore e immagine di Dio'), il biblista padre Salvatore Maurizio Sessa, docente al Claretianum di Roma ('La giustificazione nell’antico testamento per un primo orientamento a partire dal libro di Geremia'), monsignor Romano Penna già docente di Nuovo Testamento alla Pontificia Università Lateranense ('La giustificazione del peccatore secondo Paolo'), il gesuita Giovanni Cucci, docente alla Gregoriana e scrittore de La Civiltà Cattolica ('Aspetti antropologici dell’esperienza di Dio: tra paura e fiducia') e Anton Witwer, anch’egli gesuita e preside dell’Istituto di Spiritualità alla Pontificia Università Gregoriana ('L’immagine di Dio salvatore negli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola').

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