giovedì 18 dicembre 2008
«Sono cresciuto all'oratorio e faccio molto volontariato e anche se non sono un cattolico modello credo sia giusto battersi per cause così importanti».
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«Cantare la vita oggi è una sfida di democrazia». Così gli organizzatori presentano l'edizione numero sedici di Cantiamo la vita, sabato sera al Teatro Fraschini di Pavia, con al centro della riflessione «la libertà di non abortire, un bambino è un valore». Il premio Pavia città della vita sarà assegnato infatti alla memoria di Don Zeno Saltini, fondatore della comunità di Nomadelfia. E i suoi ragazzi saranno protagonisti della serata: con i Modà, lo stesso Rondoni, Carlo Pastori, Luisa Moscato ed otto giovani cantautori in gara per il Festival vero e proprio. Ospite d'onore, Fabio Concato: artista serio che forse proprio per questo fa parlare poco di sé. La sua più recente apparizione davanti al grande pubblico fu al Sanremo 2007, quando cantò il disagio di sentirsi emarginato da una discografia più attenta all'economia che all'arte. Ma in questi anni Concato ha continuato a lavorare. Ad impegnarsi per una musica che non sia puro sottofondo, a mettersi in gioco dentro (ed oltre) le sette note. Concato, di questi tempi non è una scelta comoda schierarsi contro l'aborto. Cosa la motiva? Sarò banale: l'amore per la vita. Però auspico anche una riflessione più seria, sulla vita. Vorrei che si andasse oltre le adesioni dogmatiche. In certe situazioni vie di mezzo non ci possono essere, però in altre occorre più attenzione al particolare nella sua drammaticità. Più realismo e dialogo. Che senso ha per lei l'abusato termine «impegno»? Ai musicisti non costa fatica fare beneficenza o dare voce a cause giuste. E la musica "deve" servire anche a far incontrare, impensierire, commuovere. Ma controllando perché i soldi raccolti giungano all'obiettivo. Queste cose le penso dai tempi del mio impegno per Telefono Azzurro, nato venti anni fa e che prosegue oggi, temo, più necessario di allora. Cosa canterà a Pavia? Brani impegnati, brani sereni? Farò canzoni che definisco lievi: oggi è dura sentire musica leggera che non sia stupida. Ed anche qualcosa di meno rassicurante, sì. Ma c'è molto bisogno di serenità e vorrei donarne un poco. «Cantiamo la vita» mette in gioco anche la fede. Lei nel '90 cantò di un pregare rassicurante trovato quasi per caso entrando in una chiesa. Quel brano, «Senza far rumore», la rappresenta ancora?Sì. E più divento grande più sento strane chiamate. Non messianiche, beninteso (ride, nda). Spinte a fare per gli altri. Faccio molto volontariato ultimamente. Non sono un buon fedele, ma ho un modo mio di pregare che quella canzone esprime bene. Comodo? Forse. Ma non dimentichi che stavo entrando in seminario e che sono cresciuto in oratorio. Gli oratori hanno salvato la mia generazione dalle strade. Dopo Sanremo 2007, silenzio. Scrive ancora? Certo: e continuo a cantare, con big band, orchestre" Ora, sette anni dopo l'ultimo inedito, Ballando con Chet Baker, ho pure voglia di incidere. Anche se la situazione è pessima: metterò musica su una chiavetta Usb, su Internet. Non so. Ma voglio rimettere la testa fuori, ridarmi alla gente. Anche perché immaginiamo che molti sentano la mancanza, della sua musica "lieve" e perbene...Sa cosa c'è? Che anch'io ne sento la mancanza.
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