venerdì 24 febbraio 2023
Nel progetto "Déplacé e s" l’artista riunisce alcune immagini scattate in zone di crisi, dall’Ucraina sconvolta dalla guerra ai campi profughi di Mugombwa, in Ruanda
Un'immagine delle performance collettiva di Torino

Un'immagine delle performance collettiva di Torino - @JR

COMMENTA E CONDIVIDI

Si può unire fotografia, arte pubblica e impegno sociale? La risposta è sì e ha un nome: JR (Parigi, 22 febbraio 1983), artista francese famoso in tutto il mondo per i suoi progetti che utilizzano la tecnica del “collage” fotografico nell’ambito della produzione di monumentali installazioni site specific in grado di interagire con grandi numeri di persone e attivare intere comunità. Per la prima volta, ora, JR porta il suo tocco personale a Torino, nel museo di Intesa Sanpaolo, dove sarà esposta la sua prima personale in Italia per raccontare la realtà e stimolare riflessioni sulla fragilità sociale e dove qualche giorno fa ha riunito in maniera quasi del tutto spontanea oltre 1.200 persone in una performance collettiva in Piazza San Carlo, dove sono stati tirati su i cinque teli raffiguranti le immagini dei bambini incontrati durante le sue visite nei campi profughi, dal Ruanda alla Grecia, che visti dall’alto insieme sembra quasi giochino. I problemi dei migranti e dei rifugiati, sempre più di attualità, fanno da tempo parte dell’indagine di JR e in questo progetto "Déplacé e s" (fino al 16 luglio), cominciato nel 2022, l’artista riunisce per la prima volta alcune immagini scattate in zone di crisi, dall’Ucraina sconvolta dalla guerra, fino ai campi profughi di Mugombwa, in Ruanda, e di Mbera, in Mauritania, Cùcuta in Colombia e a Lesbo, in Grecia, per riflettere sulle difficili condizioni in cui oggi versano migliaia di persone a causa di conflitti, carestie, cambiamenti climatici, coinvolgendo così pubblici tendenzialmente esclusi dal circuito artistico. Il percorso, curato da Arturo Galansino, nonostante incontri la difficoltà di mettere in mostra un’esperienza collettiva come questa, riesce a trasmettere l’energia dei luoghi e delle persone coinvolte, il senso di condivisione e collettività, sfruttando gli spazi dell’allestimento integrati all’apporto della tecnologia, all’insegna di valori come libertà, immaginazione e partecipazione. Il messaggio che passa è quello dell’importanza dell’arte intesa come momento di condivisione a dispetto dell’attenzione che spesso i social, ma non solo, assorbono nella nostra contemporaneità, ma anche quello dell’innocenza dei bambini. L’esposizione si svolge attraverso video, fotografie, sculture e allestimenti scenici dei grandi teli raffiguranti le immagini dei bambini, in un’esperienza dei viaggi che hanno portato l’artista a confrontarsi con uno dei grandi temi dei nostri tempi: le migrazioni forzate. Valeriia, Thierry, Andiara, Angel, Jamal, Ajara, Moise, Mozhda sono i nomi e i volti dei bambini che incarnano queste migrazioni. Ingrandendo il loro ritratto su teloni di oltre 40 metri, JR restituisce un’identità a chi ne è privato e mostra agli aerei chi e cosa stanno attaccando. Il progetto riprende un’idea che l’artista aveva avviato nel 2020 in un fuori concorso alla Biennale di Venezia insieme ad Alice Rohrwacher, dove si metteva in atto un’azione cinematografica per scongiurare la scomparsa di una cultura millenaria come quella contadina. Oggi quell’esperienza si è trasformata ulteriormente e racconta l’impatto sulla società e sul mondo in cui viviamo, per provare a cambiare il mondo a partire dall’arte.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: