sabato 1 dicembre 2012
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Da sette anni non si esibisce in pubblico e non va più in televisione. Paolo Limiti le aveva proposto di partecipare, in settembre, a una puntata di Estate con noi su Raiuno, a lei dedicata, ma Rita "la zanzara" ha declinato l’invito. Solo il ritorno in tv dello sceneggiato Il giornalino di Gian Burrasca, che le ha dato grande popolarità a metà degli anni ’60, l’ha spinta a uscir fuori dal suo guscio svizzero. «Ho smesso con lo spettacolo, preferisco starmene a casa, a Lugano – ha spiegato – andare al mare a Majorca, vedere i film di Hitchcock, divertirmi con la famiglia e gli amici. Non è così importante per me tornare sulle scene, a meno che...». Non sono più i tempi in cui, la ragazzina "pel di carota" cantava jee-jee nei locali di Roma accompagnata al pianoforte dal maestro Stelvio Cipriani. Da decenni Rita ha mutato la capigliatura in un biondo-Marilyn, ma è ancora – come allora – "elettrica", briosa e piena di entusiasmo. Gli anni adesso sono 67 ma ne dimostra – come allora – tanti di meno. E il sacro fuoco dell’arte, benché sopito, arde ancora dentro di lei. «Sì, ma solo se facessi un disco come dico io, forse, potrei tornare sulla scena» dice.

Tant’è che ieri, in una saletta della Rai di corso Sempione a Milano, la Pavone ha dato prova, in un gradito fuori programma, delle sue immutate virtù canore improvvisando, di fronte ai giornalisti, un paio dei suoi successi: l’intonazione è ancora perfetta, la voce potente e incisiva. Segno che il talento non ha età. E così l’estemporaneo attacco di Viva la pappa col pomodoro ha fatto sobbalzare dalle poltroncine i presenti, soprattutto quelli coi capelli grigi che si ricordavano la canzoncina come sigla e refrain delle otto puntate di questo classico sceneggiato, riproposte ora dalla benemerita Rai 5, a partire da sabato 15 dicembre in prima serata (con replica la domenica alle 14). Con tenerezza Rita Pavone, affiancata dal marito e pigmalione Teddy Reno (che intanto, a 86 anni, medita di andare a Sanremo con un’inedita canzone di Totò), ricorda quel ruolo di "maschietto" che le fu affidato dalla regista Wertmüller, una parte che gli consentì di dimostrare a 13 milioni di italiani (i telespettatori che la seguivano, nel 1964, sul Canale Nazionale) la sua bravura anche come attrice e ballerina: «Lina mi fece leggere il romanzo illustrato di Vamba (pseudonimo di Luigi Bertelli, ndr), scritto nel 1907, da cui è tratta la sceneggiatura, e poi mi disse se me la sentivo di interpretare Giannino Stoppani detto Gian Burrasca: mi innamorai subito del libro, mi piacevano i personaggi e i valori che la storia esprime, soprattutto l’amore del protagonista per la verità, che per me è la cosa più importante della vita». E, a ben guardare, certi temi del romanzo e il suo contesto sociale sono ancora attuali: i bambini trattati male, l’ipocrisia e la falsa bonarietà, per esempio. E Rita era credibilissima nei panni del ragazzino ribelle: «Imparai a comportarmi da maschiaccio studiando gesti e modi di fare dei miei tre fratelli» racconta.

Il giornalino di Gian Burrasca rappresenta un vero, ancora godibilissimo, gioiello della tv italiana: narra le avventure del monellaccio Giannino, i suoi scherzi innocenti, le fughe dal collegio, i difficili rapporti con i genitori in una famiglia toscana dei primi del ’900, la voglia di libertà e di ribellione nei confronti del mondo degli adulti. Si sorride e ci si commuove senza banalità. Televisione d’altri tempi?... Merito della Rai che mise insieme una corazzata: del cast facevano parte, oltre alla Pavone, Ivo Garrani, Valeria Valeri, Milena Vukotic, Arnoldo Foà, Paolo Ferrari, Bice Valori e Sergio Tofano (il padre del Signor Bonaventura); la regia di Lina Wertmüller si distinse per la leggerezza e i ritmi narrativi sempre appropriati; le musiche di Nino Rota, arrangiate da Luis Bacalov (due premi Oscar) sono entrate nell’immaginario colletivo (tanto che oggi La pappa col pomodoro è stata riproposta anche dall’insolito due Bollani-Grandi in versione jazz...). Operazione nostalgia? «No, abbiamo fatto questa scelta – ha spiegato Massimo Ferrario, direttore di Rai5 – per far riscoprire ai giovani il valore del programma». E sarà, crediamo, davvero una scoperta inattesa.

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