giovedì 16 luglio 2015
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Sogna di fare la giornalista, ma mai avrebbe immaginato di finire in prima pagina così presto. Gaby Zane a soli 12 anni ha firmato su una prestigiosa rivista specializzata nella salute dei bambini un articolo serissimo… sui peluche. La ragazza di Denver ha dimostrato per la prima volta che anche bambole e pupazzi potranno accompagnare i bambini in sala operatoria, senza nessun rischio. Stringere il proprio orsetto di pezza mentre i chirurghi armeggiano con il bisturi farebbe sentire meno soli i piccoli pazienti, tranquillizzandoli e, così, facilitando i medici nel difficile lavoro. Ma finora ai peluche era stato proibito di entrare in sala operatoria: troppi i microbi e i batteri nascosti nel pelo. Altro che gioco, insomma, il problema è serissimo tanto che alcuni cervelloni erano già alla ricerca di una soluzione per accontentare (e insieme proteggere!) i bambini. Gaby li ha battuti sul tempo e, sottoponendo ad analisi Sheena – il suo gatto di peluche – ha fatto la scoperta: per rendere i pupazzi innocui e sterili (cioè pulitissimi) basta metterli in lavatrice con l’acqua bollente, passarli nell’asciugatrice e chiuderli in un sacchetto fino al lettino dell’operazione. La trovata migliorerà senz’altro la vita di altri ragazzini e a Gaby ha già regalato un bel 10 in scienze: la sua professoressa aveva chiesto alla classe di fare un esperimento scientifico e da qui era nata la bella intuizione. La mamma di Gaby, che lavora come medico e ha prestato alla figlia alcuni strumenti per le misurazioni, ha trovato i risultati interessanti e li ha mandati a un collega. Che li ha segnalati al giornale internazionale di ortopedia pediatrica – sulle cui pagine di solito scrivono solo medici, esperti e scienziati di grande esperienza – che ha giudicato lo studio di Gaby eccezionale e ha deciso di pubblicarlo: un compito a casa veramente ottimo.
Bambole che curano L’arrivo dei pupazzi in corsia non riguarda solo i bambini ma anche gli anziani. La novità viene dalla Svezia dove la studiosa Britt-Marie Egedius-Jacobsson ha deciso di trasformare la tradizione del suo Paese, ovvero la costruzione delle bambole, in una terapia medica utilissima per i malati di Alzheimer, una malattia che danneggia la memoria. Occuparsi delle joyk – come sono chiamate queste bambole dalla faccia simpatica – aiuterebbe a rendere gli anziani meno aggressivi e più felici, ma anche a ricordar loro di vestirsi e cucinare. In alcuni ospedali esistono già delle vere e proprie stanze delle bambole in cui i pazienti possono curarsi giocando proprio come i loro nipoti.
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