martedì 14 maggio 2024
È il Codice Crosby-Schøyen, scritto in copto in Egitto tra il 250 e il 350. Contiene quelle che sembrano essere le versioni integrali più antiche del libro di Giona e della Prima lettera di Pietro
Un foglio del codice Crosby–Schøyen MS 193

Un foglio del codice Crosby–Schøyen MS 193 - WikiCommons

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Forse non è esattamente “il” più antico, ma è certamente uno dei più antichi libri della cristianità (e uno dei libri più antichi al mondo) quello andrà all’asta da Christie’s il prossimo 11 giugno (con un prezzo stimato tra i 2,6 e i 3,8 milioni di dollari). Si tratta del Codice Crosby-Schøyen MS 193. Scritto in copto su papiro in un monastero dell’Alto Egitto, secondo la casa d’aste intorno al 250-350 d.C. (ma la datazione, come vedremo è controversa), è un libro liturgico compilato in un monastero e contiene una raccolta di testi diversi con funzione liturgica: il trattato di Melito di Sardi sulla Pasqua, i capitoli 5,27-7,41 del secondo libro dei Maccabei, i testi integrali della Prima lettera di Pietro e del libro di Giona, un’esortazione liturgica.
Secondo Eugenio Donadoni, specialista del dipartimento di libri e manoscritti di Christie's, «il testo è di i"importanza monumentale come testimonianza della prima diffusione del cristianesimo nel Mediterraneo». Il Codice Crosby-Schøyen fa parte dei Papiri Bodmer, una raccolta di diversi testi scoperti negli anni '50 del Novecento nella tomba di un monaco copto del VII secolo, e così chiamati per via del primo acquirente, il collezionista svizzero Martin Bodmer. Si tratta di scritti cristiani, estratti della Bibbia e letteratura pagana. Nello specifico il Codice Crosby-Schøyen consta di 104 pagine, o 52 fogli, ma le analisi più affidabili suggeriscono che il libro, quando era intero, avesse 68 fogli e 136 pagine. La gran parte dei fogli mancanti sono perduti, ma ci sono resti frammentari in altre collezioni (come la collezione Chester Beatty a Dublino e la Fondation Martin Bodmer a Cologny). Si ritiene che sia l’opera di un solo copista.
Anche sulla data c’è dibattito: il periodo 250-350 d.C., desunto per via paleografica, è considerato un intervallo ragionevole, ma presenta qualche difficoltà. Il secondo termine è assicurato dall’analisi radiocarbonica. Ma se è stato effettivamente redatto in Alto Egitto, e nello specifico in un monastero pacomiano, questo restringerebbe in modo forte la finestra temporale, perché questi cenobi si formarono solo nel secondo quarto del IV secolo. Ciò significherebbe che la data del codice sarebbe in realtà più vicina al 325-350. In sintesi, l'analisi radiocarbonica ci fornisce un termine ante quem (ultima possibile data di produzione), e la teoria sulla produzione monastica ci dà un termine post quem (prima possibile data di produzione). In questo senso, per quanto riguarda la lettera di Pietro potrebbe essere preceduto in antichità dal Papiro 72 (Bodmer 7 e 8, perché diviso tra Biblioteca Vaticana e Fondation Bodmer), che contiene le versioni integrali di entrambe le espistole petrino.


È invece certo che si tratti di un esemplare precoce e ben conservato del formato codice, ossia di un libro come lo conosciamo noi, mentre in antico i volumi (da cui il nome) erano dei rotoli. Quando alla metà degli anni 50 il codice è arrivato all’Università Mississippi (che l’ha rivenduto nel 1981) era ancora in uno stato relativamente intatto, un codice a un solo fascicolo, con i fogli di papiro piegata e fissata attraverso la piega centrale: nelle foto poteva essere sfogliato e maneggiato come un libro moderno. In questo senso il codice Corsby-Schøyen è un manufatto molto interessante dal punto di vista della storia del libro, perché offre preziose informazioni sulla costruzione dei libri antichi e sulla codicologia. Il codice in seguito è stato smontato e le singole foglie sono state inserite tra lastre di vetro, ed è così che appare ora in vendita da Christie's.

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