sabato 8 febbraio 2014
​Le voci delle suore ne «Il silenzio» dal libro inchiesta di Beltotto, regia di Traversa.
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Donne normali, che hanno fatto consa­pevolmente una scelta speciale. Don­ne che si racconta­no, parlando di tut­to, politica, intimità, attualità, emozioni. Sono le mo­nache del monastero cistercense di Valserena (Pisa) che racconta­no la loro vita in clausura ne Il si­lenzio che debutta oggi al Teatro le Laudi di Firenze. Tratto dal libro­-indagine  Silenzio Amico  del gior­nalista Giampiero Beltotto (ed. Marsilio), con la regia di Alfredo Traversa, lo spettacolo porta in sce­na tre attrici della Compagnia Tea­tro della Fede (Antonella Fanigliu­lo, Tiziana Risolo, Tano Chiari) nei panni delle monache benedettine che hanno aperto la loro anima a Beltotto dando modo ora anche allo spettatore di addentrarsi in un mondo che non conosce.Il silenzio ha avuto due anteprime nel carcere di Venezia e in quello di Taranto. Una sfida, quella di por­tare le ragioni della clausura vo­lontaria, all’interno dei luoghi in cui la reclusione è forzata, spiega­ta con delicatezza e partecipazio­ne dalla Badessa di Valserena in u­na lettera rivolta ad ogni singolo carcerato: «Non voglio offendere il tuo dolore, né poco considerare il tuo cammino, ma una parola di speranza e di amore vi potrà veni­re forse da persone che hanno scelto liberamente, per amore, al­cune limitazioni che vivete per legge – scrive la Badessa –. Voglio dirti solo che anche lo spazio chiuso del tuo carcere può diven- tare uno spazio di cielo, se lasci che lì abiti il Signore, voglio dirti che il suo amore e Misericordia sono lì che attendono te». «Non ho incontrato donne sepol­te vive o fuori dal mondo, ma un’e­sperienza consapevole sia dal pun­to di vista ecclesiale che da quello culturale, un gruppo di donne che, in nome e in forza di una fede in­carnata nel tempo, nella storia e nelle vicende umane, autogesti­scono materialmente e spiritual­mente la propria esistenza». Cosi Beltotto descrive le monache di clausura di Valserena. Lui, che già nel 1979 era riuscito a varcare la soglia dei monasteri toscani, ave­va allora pubblicato  Ho intervista­to il silenzio, con prefazione di Gio­vanni Testori. Un vero caso lette­rario, come pure un successo edi­toriale è il nuovo libro. Fil rouge tra l’uno e l’altro è madre Monica, che Beltotto intervistò nel ’79: «Allora era una giovane monaca, oggi è diventata la Badessa di Valserena – racconta il giornalista –. Non ci siamo mai persi di vista, così è na­ta l’idea di raccontare la clausura 34 anni dopo. Cosa è cambiato? Con quelle suore ho fatto l’iden­tica esperienza di silenzio intelli­gente e cordiale di allora. Sono cambiate, semmai, le domande di quelli che bussano alla loro por­ta, anche se la costante è un profondo bisogno». Insomma, per paradosso, questi luoghi a torto considerati 'fuori dal mondo' sono «necessari» agli uo­mini d’oggi aggiunge il regista Al­fredo Traversa che nello spettaco­lo lascia fluire emozioni, dubbi e certezze, mettendole anche a con­fronto con la cronaca esterna, dal rapimento Moro alla caduta delle Torri Gemelle, affinché lo spetta­tore «possa compenetrare il pen­siero e l’interiorità di donne reali». Le attrici sono donne che piango­no, sorridono, cantano, si dispera­no, navigano pure su internet, sen­za mai rinunciare alla propria fem­minilità. «In questo momento sto­rico dove la figura della donna su­bisce continue pressioni e distor­sioni grazie ad un materialismo imperante – spiega il regista – Il Si­lenzio  è un’opportunità per riflet­tere e conoscere una realtà piena di luoghi comuni e stereotipi che nello spettacolo vengono azzerati svelando d’incanto la meraviglia e lo stupore del vivere una vita tra le mura di un monastero». Lo spet­tatore partecipa ai dialoghio, ma anche ai molti silenzi in scena: «È in quel silenzio – conlude il regista – che lo spettatore si rende conto della propria esistenza».
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