mercoledì 23 agosto 2023
Marco Ascione ricostruisce la complessa transizione vissuta dal movimento durante e dopo la guida di Carrón e il travagliato legame con la politica e il potere
Esercizi spirituali di Comunione e Liberazione con Carrón

Esercizi spirituali di Comunione e Liberazione con Carrón

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Nella lunga storia di Comunione e Liberazione c’è un evento premonitore del 31 marzo 1973. È il primo pubblico raduno al Palalido di Milano, ma don Luigi Giussani preferisce recarsi al monastero della Cascinazza a dire il Rosario. Solo all’ora di pranzo il fondatore di Cl raggiunge i suoi ragazzi e incrocia Antonio Airò, cronista del “Giorno”, a lungo poi inviato di “Avvenire”, che gli dice: «Siete riusciti a creare il nuovo movimento universitario». Credeva di dargli una buona notizia, e invece per il sacerdote di Desio, che ha sempre detto di non aver mai voluto fondare nulla, non lo era. Un convegno riuscito, certo, con 6 mila persone in platea, fra cui a sorpresa anche Aldo Moro, eppure Giussani giudicherà un errore l’aver posto la propria speranza «sulle idee politiche proprie o altrui».

La profezia di Cl di Marco Ascione, in uscita per Solferino (pagine 240, euro 16,50) è proprio questa, scaturente da una frase di san Pietro ai primi cristiani che Giussani ripeteva spesso: «Sappiate rendere ragione a chiunque della speranza che è in voi». L’irrinunciabilità, cioè, per un cristiano, di agire anche nel più divisivo e scivoloso degli ambiti, quello politico. Se Cl è il movimento cattolico che più di altri ha caratterizzato la sua vitalità con una presenza visibile e incisiva di suoi militanti nell’agone politico, il libro del caporedattore del servizio politico del “Corriere della Sera” è una ricostruzione scrupolosa del problema che si crea quando, nell’affrontare le insidie intrinseche in questa sfida, non soccorre più la forza “unitiva” del fondatore.

Il libro di Ascione, della collana Ritagli, diretta da Massimo Franco fin dal sottotitolo (Comunione e liberazione tra fede e potere. Da Formigoni alla rivoluzione Carrón) mette il dito della piaga scaturita dalla condanna per corruzione dell’ex presidente della Lombardia e dalle pubbliche scuse che Carrón, porge in due differenti lettere ai due principali quotidiani italiani. Se Cl «è continuamente identificata con l’attrattiva del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato, qualche pretesto dobbiamo averlo dato», sostiene il sacerdote spagnolo che Giussani aveva indicato a succedergli. La sua “bellezza disarmata” che tiene fuori Cl dalle scelte politiche dei singoli è nel solco di don Giussani, ma molti la vivono come una rinuncia all’irrinunciabile testimonianza pubblica della fede. E per Formigoni, che pure fa ammenda di alcuni comportamenti, che – dice – non ripeterebbe, ritenuti oggetto della corruzione (le vacanze di lusso da ospite) quelle parole segnano «un giorno triste».

Formigoni è membro dei Memores domini, il gruppo dei laici consacrati di Cl, e «quando un membro soffre, tutto il corpo soffre con lui», scrive Carrón. Ma, passato qualche tempo, è lui stesso chiamato a difendersi dalle accuse interne proprio per aver mantenuto la guida spirituale anche dei Memores. La Santa Sede deve intervenire per dirimere la controversia interna, ma per un movimento abituato a una guida carismatica il passaggio si rivela complicato. L’adeguamento dello statuto procede a rilento o non procede affatto, agli occhi del dicastero vaticano per i Laici. Il cardinale Kevin Joseph Farrell che lo guida, già nel 2018 aveva ricordato con nettezza che le due cariche, la presidenza della Fraternità di Cl e la guida, di fatto, anche dei Memores, non si possono sommare. Inoltre si pone anche per Cl il problema che, alla morte del fondatore, la guida di un movimento può essere confermata per un solo mandato, non oltre i 10 anni.

Il 15 novembre 2021, la scelta a sorpresa di Carrón di lasciare. Due mesi prima, l’11 settembre la norma dei due mandati era stata codificata al punto 1 di un decreto del Dicastero vaticano. «Che ciascuno si assuma la propria responsabilità », chiede Carrón a ogni singolo iscritto.

La prima reazione è lo «sbandamento». Ma poi la vita continua. A gestire prima l’interim, poi investito del mandato pieno per 5 anni è Davide Prosperi, 50 anni, padre di quattro figli, docente di Biochimica alla Bicocca, il vice di Carrón. A definire la questione del cambio di statuto dei Memores era stato invece chiamato l’arcivescovo di Taranto, ora emerito, Filippo Santoro, presule formatosi nell’esperienza di Cl. Rinnovamento nella continuità, quindi. Il resto è storia recente, e il segno più evidente della vitalità attuale di Cl, è la cerimonia, il 15 ottobre scorso, per il centenario di don Giussani. Una piazza San Pietro strapiena, con il Papa che tributa parole di grande stima per il movimento e invita ad andare oltre le divisioni. In piazza c’è anche il leader uscente: «Bisogna ringraziare padre Julián Carrón per il suo servizio», dice il Papa e scatta l’applauso liberatorio: è il segno che per 16 anni il movimento non ha deragliato e ora può proseguire con la nuova guida, Prosperi, che con umiltà ha accettato di farsi carico del duplice impegno che il Papa gli ha rinnovato, tenere uniti tutti i “figli” di don Giussani dentro la sua esperienza e permettere a tanti altri di poterne far parte. «Ho imparato che Cl è uno dei movimenti ecclesiali più importanti nella Chiesa di oggi», dice ora il cardinale Farrell. E, conclude Ascione, «il cammino della nuova Cl è appena cominciato».

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