venerdì 12 marzo 2010
Al via dal 15 marzo a Milano il 20° Festival del cinema d’Africa, Asia e America latina con l’anteprima italiana di «Precious». Un focus sul Mondiale sudafricano.
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Era candidato a sei Oscar, ha vinto quello per la miglior attrice non protagonista (Mo’nique) e quello per la sceneggiatura non originale, ma in Italia non si sa ancora quando uscirà anche se la Fandango ne ha acquistato i diritti per la distribuzione nelle sale. Basato sul romanzo di Sapphire e diretto dall’afroamericano Lee Daniels, Precious, applaudito allo scorso Festival di Cannes, aprirà lunedì 15 marzo il 20° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina che si terrà a Milano fino al 21 diretto da Annamaria Gallone e Alessandra Speciale e organizzato dal Coe - Centro orientamento educativo.Ambientata nell’Harlem povera degli anni Ottanta, inferno urbano di degrado sociale e morale dove Bill Clinton non aveva ancora trasferito i propri uffici, il film è la drammatica, durissima, spesso disturbante storia di un’adolescente obesa e semianalfabeta (la debuttante Gabourey Sidibe) che, ripetutamente violentata dal padre, ha già messo al mondo una bambina down. Vessata da una madre fannullona e crudele, cacciata dalla scuola che ha scoperto la sua seconda gravidanza, la ragazza viene accolta in un istituto per giovani con problemi sociali. Con l’aiuto di un’insegnante e un’assistente sociale, Precious imparerà a leggere e a scrivere e comincerà la sua faticosa risalita verso una vita normale e dignitosa, scoprendo il valore dell’istruzione e le responsabilità della maternità, ma lasciando lo spettatore in un’incerta condizione tra speranza e disperazione.Appuntamento ormai storico per gli appassionati del cinema del sud del mondo, il Festival prevede due sezioni competitive (Finestre sul mondo) aperte ai lungometraggi di fiction (in giuria anche Inge Feltrinelli e Isabella Ferrari) e ai documentari di Africa, Asia e America Latina. Tra le pellicole in gara Moloch Tropical di Raoul Peck, lettura creola del Moloch di Sokurov che mette in scena la follia del potere, Une vie toute neuve di Ounie Lecomte sulla vita in un orfanotrofio coreano, Adieu Gary di Nassim Amaouche vincitore del Gran Premio della Critica a Cannes, Third Person Singular Number di Mostofa Sarwar Farooki, Janala dell’indiano Buddhadeb Dasgupta.Due concorsi sono invece riservati elusivamente all’Africa. Tra le novità di quest’anno la presentazione della sezione Forget Africa in collaborazione con il Festival di Rotterdam, mentre i Mondiali di Calcio 2010 nel Sudafrica (in questi giorni sugli schermi con Invictus e il rugby) ha regalato l’occasione per dedicare una finestra a quei film e video che negli ultimi anni hanno trattato gli aspetti più appassionanti e contraddittori del fenomeno calcistico in Africa (sul tema anche la tavola rotonda di giovedì 18: «Primo Mondiale in Africa: racconti di calcio»). Fuori concorso alcuni dei documentari più acclamati nel mondo, tra cui Which Way Home di Rebecca Cammisa sui bambini che cercano di varcare clandestinamente il confine Messico-Usa per raggiungere i genitori emigrati e Mugabe and the White African di Lucy Bailey e Andrew Thompson su una famiglia di agricoltori bianchi dello Zimbabwe, vittime del terrore instaurato dal presidente Mugabe.
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